Spara la prima arma stampata in 3D

Spara la prima arma stampata in 3D

Defense Distributed colpisce ancora, e per la prima volta lo fa concretamente. L'arma di plastica può essere fabbricata da chiunque abbia a disposizione una stampante 3D
Defense Distributed colpisce ancora, e per la prima volta lo fa concretamente. L'arma di plastica può essere fabbricata da chiunque abbia a disposizione una stampante 3D

Un omaggio allo storico FP-45 Liberator , arma prodotta negli Stati Uniti e distribuita durante la Seconda Guerra Mondiale alle forze della Resistenza, con lo scopo esplicito di “difendere la libertà civile dell’accesso alle armi, così come garantito dalla Costituzione degli Stati Uniti”. Quasi interamente di plastica, creata con una stampante 3D, alla portata di chiunque abbia gli strumenti per replicarla: l’arma progettata dalla discussa non profit Defense Distributed del 25enne Cody Wilson ha sparato le sue prime cartucce.


Il file CAD del progetto, pronto da dare in pasto a una stampante 3D come la Stratasys Dimension SST, acquistata di seconda mano su eBay per 8mila dollari e impiegata per produrre l’arma testata, è disponibile online sul sito di Defense Distributed. Permette di stampare 15 dei 16 componenti di ABS di cui consta la pistola, ad eccezione del chiodo di metallo usato come percussore. Wilson, in una prova seguita da Forbes , ha sparato agevolmente cartucce da 9×17 mm, mentre munizioni da 5,7×28 mm, sparate sostituendo la canna, hanno causato all’arma dei danni.


Parte dell’arma, ma non necessario al suo funzionamento, è un pezzo di acciaio del peso di circa 170 grammi, necessario a far riconoscere il dispositivo ai metal detector . Il rispetto della legge statunitense, nello specifico l’Undetectable Firearms Act del 1988, resta però a discrezione di coloro che stamperanno l’arma autonomamente. Una libertà che non convince ad esempio il congressman Steve Israel, a cui ha fatto eco il senatore Charles Schumer, entrambi decisi nel voler proibire la creazione domestica di armi non regolamentari, indifferenti alle rilevazioni e capaci di sfuggire ai controlli.

L’opposizione alla controversa idea di Wilson non è mancata, anche in precedenza: Indiegogo, il sito di crowdfunding con cui Defense Distributend intendeva raccogliere denaro, aveva cancellato la campagna, Stratasys, produttore della stampante 3D scelta da Wilson, aveva decretato il ritiro del dispositivo perché la stampante avrebbe potuto essere utilizzata per scopi illegali. Ma Cody Wilson ha raccolto fondi sufficienti a finanziarsi, e nel mese di marzo ha ottenuto l’autorizzazione del Bureau of Alcohol, Tobacco, and Firearms a fare del suo progetto un’attività concreta e legale.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
7 mag 2013
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