Lacrime dei discografici sull'Italia hi-tech

Lacrime dei discografici sull'Italia hi-tech

La federazione dell'industria sostiene che la pirateria tradizionale e lo scambio di file musicali sulla Rete sono le due ragioni del calo delle vendite. E punta il dito contro Italia, Francia e Germania
La federazione dell'industria sostiene che la pirateria tradizionale e lo scambio di file musicali sulla Rete sono le due ragioni del calo delle vendite. E punta il dito contro Italia, Francia e Germania


Londra – Se il valore complessivo delle vendite di dischi e musica da parte della grande industria è calato nel corso del 2000 la colpa è di Internet e dei masterizzatori. Lo ha sostenuto la IFPI (International Federation of the Phonographic Industry), la federazione che raccoglie le industrie discografiche.

Secondo gli industriali , la vendita degli album, e in generale della musica, nel mondo è scesa dell’1,3 per cento in termini di valore e dell’1,2 per cento in termini di numeri di dischi venduti. E questo nonostante il fatto che in Europa si sia registrata una crescita.

L’analisi della IFPI è che, soprattutto negli USA, il ricorso massiccio ai sistemi di file-sharing, Napster in testa, abbia fatto “pagare il pedaggio” all’intero settore, in particolare per quanto riguarda la vendita di musica su formati “vecchio stile”, come il vinile, o di singoli e cassette.

Jay Berman, chairman e CEO della IFPI, ha dichiarato: “Abbiamo visto il palesarsi per la prima volta dell’impatto negativo della musica free online così come il danno che viene fatto dalla copiatura illegale dei CD in alcuni dei maggiori mercati”.

Alla pirateria fondata sui masterizzatori e a quella legata allo scambio via Internet, la IFPI attribuisce la discesa del 4,1 per cento delle vendite in Italia. Un dato più elevato di quello francese e tedesco (- 1,2 per cento) e in controtendenza rispetto a quello britannico, dove le vendite sono salite del 6,2 per cento.

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Pubblicato il 20 apr 2001
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