Motori di ricerca per salvare l'editoria

Motori di ricerca per salvare l'editoria

Per il sottosegretario all'Editoria Giovanni Legnini, piattaforme digitali come Google dovrebbero contribuire allo sviluppo di una filiera caduta in disgrazia con la crisi economica
Per il sottosegretario all'Editoria Giovanni Legnini, piattaforme digitali come Google dovrebbero contribuire allo sviluppo di una filiera caduta in disgrazia con la crisi economica

Una rigorosa ristrutturazione della filiera editoriale, per fare in modo che i motori di ricerca su Internet vengano sollecitati a fornire un contributo al progetto di innovazione dell’intero sistema. In tempi di crisi economica, la proposta avanzata dal sottosegretario all’Editoria Giovanni Legnini (PD) ha riacceso il dibattito sulle sfide della Rete allo sviluppo del settore più colpito e bisognoso di riforme strutturali.

Al di là delle convinzioni sull’eccessivo assistenzialismo dei governi tricolore al mondo dell’informazione – “sfido chiunque a trovare un capitolo di spesa pubblica che si è ridotto in maniera così drastica”, ha esordito Legnini in una intervista al quotidiano milanese Corriere della Sera – la proliferazione incontrollata di contenuti editoriali sul web porrebbe la sfida più delicata al futuro dell’industria tricolore.
“Certi pericoli sono evidenti, una quantità rilevante di non-notizie circolano in Rete senza verifiche né controlli – ha spiegato il sottosegretario all’Editoria – Occorre una rigorosa ristrutturazione della filiera. Per esempio una qualche forma di certificazione dei giornali online. Gli stessi motori di ricerca andranno sollecitati a fornire un contributo al progetto di innovazione del sistema editoriale”.

Nel “progressivo ma inarrestabile passaggio all’online”, Legnini ha individuato molteplici problemi strutturali, comprese quelle tematiche più delicate legate al diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica. Senza dimenticare che il fondo per l’editoria è calato da 700 a 95 milioni di euro dal 2005 alla fine del 2012 , con quest’ultimo importo a rappresentare lo 0,01125 per cento del bilancio dello Stato.

Eppure, i motori di ricerca come Google avrebbero registrato negli ultimi anni un vistoso aumento della propria redditività, mentre giornali e aziende editoriali “hanno subito in generale un drastico calo della pubblicità e della contribuzione pubblica”. Ecco perché Legnini vorrebbe “spiegare a tempo debito” come questi stessi motori di ricerca su Internet debbano partecipare attivamente con un contributo.

“La questione del comparto dei motori di ricerca (un simpatico eufemismo burocratico per dire Google) è infinitamente più complessa – ha commentato Massimo Mantellini dalle pagine del suo blog – ma a differenza di quanto afferma Legnini sarebbe buona cosa se il governo scegliesse di affrontarla per una volta fuori dalla accezione solita e lobbistica per cui ci sono i pirati da una parte e un comparto in crisi dall’altro”.

Dal sito giovannilegnini.it , una successiva precisazione dello stesso sottosegretario all’Editoria, che ha subito aperto agli esperti del settore per la raccolta di proposte e soluzioni. “Ci tengo a precisare che sono culturalmente lontanissimo da qualunque idea finalizzata al controllo dell’informazione – scrive Legnini – in qualsiasi forma si manifesti, soprattutto quella online”. Riflessioni e proposte potranno essere inviate all’indirizzo di posta elettronica info@giovannilegnini.it .

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
3 giu 2013
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