Turchia, una legge contro la protesta social

Turchia, una legge contro la protesta social

Il governo di Ankara pensa all'implementazione di nuove regole per combattere il crimine su Internet. Facebook e Twitter nel mirino, per la proliferazione incontrollata dei contenuti del dissenso
Il governo di Ankara pensa all'implementazione di nuove regole per combattere il crimine su Internet. Facebook e Twitter nel mirino, per la proliferazione incontrollata dei contenuti del dissenso

Annunciato dal ministro degli Interni Muammer Güler, uno studio volto alla preparazione di una bozza legislativa contro la proliferazione incontrollata di contenuti sulle principali piattaforme social . Dopo le furenti dichiarazioni del contestato premier Recep Tayyip Erdogan – “Per me, i social media rappresentano la peggiore minaccia alla società” – il governo turco è pronto all’implementazione di nuove regole per combattere le minacce rappresentate da Internet.

In custodia cautelare nel centro di Izmir, alcuni dissidenti locali sono stati accusati di aver pubblicato cinguettii provocatori contrassegnati dagli hashtag #occupygezi e #geziparkieylemi . La celebre piattaforma di microblogging Twitter è dunque finita nel mirino delle autorità turche per aver facilitato l’organizzazione e il coordinamento delle più infuocate manifestazioni di protesta nelle strade di Istanbul .

Lo stesso ministro Güler ha parlato di un rapporto speciale su quegli account social che vorrebbero manipolare l’opinione pubblica con la pubblicazione di false notizie, un pericolo per la stabilità e la sicurezza nazionale . Puntando il dito contro Facebook, Twitter e le altre reti della condivisione social, le autorità turche hanno intenzione di preparare una proposta legislativa contro la proliferazione di contenuti sediziosi sul web.

In seguito allo scoppio della rivolta di piazza, il premier Erdogan aveva ordinato al suo staff di bloccare tutti gli accessi dalla Turchia ai siti di Facebook e Twitter. A colpi di VPN – più di 120mila download per il software Hotspot Shield – e servizi proxy, i netizen turchi riescono a comunicare in barba alle strategie censorie delle autorità nazionali, ora intenzionate a mostrare il pugno più duro alla libera circolazione delle opinioni.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
18 giu 2013
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