Datagate: diplomazia, patriottismo e tuttologi

Datagate: diplomazia, patriottismo e tuttologi

Il nodo diplomatico aperto dallo scandalo delle intercettazioni della NSA si fa sempre più contorto, mentre si moltiplicano gli interventi pro e contro le azioni di Edward Snowden. In Italia, dal governo a Saviano, la questione è "spinosa"
Il nodo diplomatico aperto dallo scandalo delle intercettazioni della NSA si fa sempre più contorto, mentre si moltiplicano gli interventi pro e contro le azioni di Edward Snowden. In Italia, dal governo a Saviano, la questione è "spinosa"

Lo scandalo della sorveglianza globale scatenato dalle rivelazioni di Edward Snowden minaccia di avere conseguenze pesanti sui rapporti tra Stati Uniti e Unione Europea. A schiacciante maggioranza , il Parlamento europeo ha infatti votato una mozione che autorizza indagini sulle azioni dell’intelligence USA e la sospensione dello scambio di dati fra le due sponde dell’Atlantico.

Il Parlamento segnala dunque l’avvio di una “indagine approfondita” sull’attività della NSA e delle altre agenzie segrete statunitensi, un’indagine i cui risultati saranno presentati a fine anno e che si accompagna alla richiesta di una maggiore protezione per i dati personali dei cittadini europei.

Qualora fosse necessario, ha stabilito il Parlamento, la Commissione di Bruxelles potrà interrompere l’interscambio di dati tra UE e USA – dati bancari, voli aerei e quant’altro – nell’attesa di valutare se e quanto la sorveglianza dell’intelligence statunitense abbia violato il diritto alla riservatezza dei cittadini comunitari.

I parlamentari europei non si fidano delle rassicurazioni spicce fornite dalle autorità USA, e in tal senso pure alcuni politici di Washington chiedono ai capi dell’intelligence di fornire prove concrete , precise e circostanziate in merito all’efficacia delle pratiche di sorveglianza nel contrasto al terrorismo.

Nel mentre, le rilevazioni sullo spionaggio non si fermano ed emergono programmi tecnologicamente complessi per intercettare i “criptofax” ricevuti dai funzionari europei a Washignton, mentre persino la posta tradizionale – quella non elettronica – dei cittadini statunitensi sarebbe sotto controllo dal 2001 in poi.

A quanto pare gli USA non si fanno problemi a mettere cimici nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra – dove al momento risiede Julian Assange – e nemmeno a minacciare mezzo mondo costringendo Francia e Portogallo a negare il trasvolo all’aereo del presidente della Bolivia – altro potenziale paese candidato a ospitare l’esule Edward Snowden – “dirottandolo” e sequestrandolo temporaneamente in Austria nell’ipotesi in cui a bordo ci fosse stato l’ex-analista della CIA.

Ma il mondo non è completamente allineato ai voleri e i dettami di Washington, e se il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon parla di “abuso digitale” da parte di Snowden, il padre dell’esule ne loda il comportamento e lo esorta a mettersi in contatto con lui e i suoi legali.

Anche Kim Dotcom prende le parti di Snowden ponendo domande imbarazzanti al Primo Ministro neozelandese, così come ferve l’organizzazione di manifestazioni a difesa del Quarto Emendamento della Costituzione Americana – quello in difesa contro le ispezioni e i sequestri irragionevoli – da parte di molti siti web di primo piano, associazioni a tutela dei diritti digitali e società civile.

Sul fronte degli aiuti “concreti” a Snowden, in Francia si valuta la possibilità di dargli asilo mentre le autorità Italiane si trovano in disaccordo rispetto all’accoglimento della richiesta della talpa del Datagate. C’è grande confusione, sotto il cielo del Belpaese, in merito alla sorveglianza globale della NSA, prova ne sia il criticatissimo intervento dello scrittore Roberto Saviano su un noto quotidiano italiano .

Chi invece non sembra avere dubbi è tale “Jester”, autoproclamatosi hacker patriottico a stelle e strisce che minaccia – su Twitter, nientemeno – di lanciare cyber-attacchi contro quei paesi che oseranno aiutare Snowden nel suo tentativo di uscire dalla zona di transito dell’aeroporto di Mosca senza rischiare di fare una brutta fine o, peggio, finire nelle mani dei servizi segreti statunitensi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
5 lug 2013
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