Pedoporno, il dovere morale di Microsoft

Pedoporno, il dovere morale di Microsoft

Bing accoglie le richieste del Primo Ministro britannico: il motore di ricerca, sensibile a certe parole chiave, avvertirà gli utenti dell'illegalità dei contenuti pedopornografici. Nessuna intimidazione relativa a lavoro e famiglia
Bing accoglie le richieste del Primo Ministro britannico: il motore di ricerca, sensibile a certe parole chiave, avvertirà gli utenti dell'illegalità dei contenuti pedopornografici. Nessuna intimidazione relativa a lavoro e famiglia

Un pop-up avvertirà i cittadini della Rete del Regno Unito che digiteranno certe parole chiave ritenute afferenti alla ricerca di materiale pedopornografico: Bing segnalerà loro che questo tipo di contenuti è illegale, e inviterà i netizen a visitare stopitnow.org , il sito di un’associazione che si occupa di prevenire la violenza sui minori.

La chiamata alle armi del Primo Ministro Cameron, che ha invitato i motori di ricerca a svincolarsi volontariamente dal ruolo di gatekeeper per la pedopornografia, sulla base di un imperativo morale e sotto la minaccia di una legge creata ad hoc , ha incontrato la tempestiva risposta di Microsoft. Chiunque digiterà delle parole chiave contenute nella lista nera stilata dal Child Exploitation and Online Protection Centre ( CEOP ) verrà arrestato dal banner: nessuna minaccia relativa alla possibilità di perdere il lavoro e la famiglia, come auspicava Cameron, ma un semplice promemoria relativo al fatto che la pedopornografia alla quale si sta tentando di accedere è illegale .

Microsoft non si esprime in commenti di sorta sulla natura tecnica della soluzione, ma si definisce un’azienda che “è stata, e rimane, una forte sostenitrice delle azioni proattive nell’ambito della soluzioni ragionevoli e scalabili adottate dall’industria della tecnologia nella lotta contro lo sfruttamento dei minori agevolato dalla tecnologia stessa”. È lo stesso CEOP, però, ad ammettere che la soluzione basata sulle query digitate presso i motori di ricerca, pure aggiornate al mutevole gergo del sottobosco della pedopornografia, non può che essere una soluzione parziale , incapace di abbracciare tutte le keyword usate per rintracciare contenuti illegali. Tanto più che non risulta chiaro se il pop up impedisca l’accesso a tutti i risultati di ricerca o compaia solo in funzione di avvertimento.

Certo è invece che Microsoft ha dichiarato di volersi adoperare per rimuovere a monte tutti i risultati che contengano materiale pedopornografico : “abbiamo team che si dedicano globalmente a segnalare gli abusi sui nostri servizi – spiega un portavoce di Redmond – e stiamo sviluppando soluzioni innovative per combattere lo sfruttamento dei minori su scala più ampia”.

Se Microsoft è stata pronta nell’assecondare i piani del Primo Ministro britannico, altri due importanti attori del search si mostrano più riflessivi. Yahoo! ha comunicato di essere all’opera per studiare la soluzione basata sui moniti formato pop-up, ribadendo il proprio impegno nel combattere lo sfruttamento dei minori in Rete. Google ha dichiarato di aver già adottato una politica di “tolleranza zero” rispetto ai contenuti frutto degli abusi, e di agire da tempo sui contenuti stessi in collaborazione con la Internet Watch Foundation ( IWF ), segnalandoli e rimuovendoli, per prevenire la loro comparsa nelle ricerche. “Stiamo lavorando con degli esperti – chiosa un portavoce della Grande G – a delle modalità efficaci per dissuadere chiunque sia tentato dal cercare questo ripugnante materiale”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 30 lug 2013
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