Il Brasile si scopre cybercop

Il Brasile si scopre cybercop

I cracker che agiscono nel paese hanno operato per anni nella pressoché totale impunità . Ora un'operazione della polizia viene spinta sui media con clamore, forse per far capire che spira un vento nuovo
I cracker che agiscono nel paese hanno operato per anni nella pressoché totale impunità . Ora un'operazione della polizia viene spinta sui media con clamore, forse per far capire che spira un vento nuovo


Roma – I cracker brasiliani hanno firmato in questi anni molti dei più clamorosi defacement di siti web, attacchi nei quali vengono sostituite le home page dei siti con altre pagine scelte dagli autori dell’attacco. Ma brasiliani sono anche i virus writer dietro ad alcuni virus che hanno fatto il giro del mondo e sono ritenuti brasiliani gli autori di numerosi attacchi DDoS (distributed denial-of-service). I dati degli osservatori specializzati affermano che nel 2002 le dieci cracker crew più attive nel mondo erano tutte brasiliane e nel 2000 la NASA decise di bloccare il traffico internet proveniente dal Brasile per evitare sorprese. Ora l’impunità di cui hanno sostanzialmente goduto sembrerebbe giunta al capolinea.

Sollevando il maggior clamore possibile, infatti, i cybercop brasiliani hanno annunciato l’individuazione e l’arresto di 18 cracker appartenenti ad una “rete criminale”, così viene definita, che operava dalle città del nord del paese. La massiccia operazione, denominata in codice “Trojan Horse” , è stata portata avanti con l’ausilio di 205 persone, coordinate dal nucleo informatico della polizia brasiliana.

L’accusa contro i 18 è di aver organizzato una serie di incursioni in siti internet del mondo del credito, rubando account utente e password per accedere ai conti e sottrarre l’equivalente di almeno 7 milioni di euro nel 2002. Per ottenere i loro scopi, e da qui il nome dell’operazione, i cracker avrebbero fatto ampio uso di cavalli di troia, malware pensato per infilarsi nei computer delle vittime e sparare all’esterno informazioni o consentire l’accesso da remoto al computer stesso.

Un’altra tecnica utilizzata dalla banda di criminali informatici individuati in Brasile è stata la realizzazione di siti internet “civetta”, pensati per indurre gli utenti a inserire sui server dei cracker dati riservati, che hanno messo in condizione gli autori di queste truffe di accedere a conti o carte di credito.

Va detto che uno dei motivi per i quali il Brasile è considerato da sempre la patria ideale per i cracker sono le sue leggi. Da quelle sul crimine informatico a quelle sulla pirateria del software, infatti, le leggi del paese sono più volte finite sotto l’occhio critico degli organismi internazionali legati al commercio e alla proprietà intellettuale. Non si puಠdunque escludere che il clamore che ha fatto seguito a questa azione dei cybercop sia in parte studiato per cercare di ribaltare questa immagine o, quantomeno, dimostrare che ora il vento ha cambiato direzione.

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Pubblicato il 7 nov 2003
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