CNEL: Italia indietro sull'ICT

CNEL: Italia indietro sull'ICT

Le cifre parlano chiaro: per agganciare la media europea degli investimenti servirebbero qualcosa come 15 miliardi di euro. L'Italia, potenza industriale, non può competere con gli altri grandi
Le cifre parlano chiaro: per agganciare la media europea degli investimenti servirebbero qualcosa come 15 miliardi di euro. L'Italia, potenza industriale, non può competere con gli altri grandi


Roma – Si è fatto molto ma si deve fare tanto ma tanto di più se si vuole rilanciare l’ICT in Italia, un settore legato fortemente all’innovazione tecnologica e ad Internet e che è ampiamente in ritardo. Queste, in sintesi, le conclusioni a cui sono giunti i partecipanti all’incontro organizzato dal CNEL e dal ministero delle Comunicazioni a Reggio Calabria.

I dati riferiti dal CNEL parlano chiaro e ribadiscono una tendenza già individuata dalle associazioni di settore , quella cioè di un declino degli investimenti in ICT in un momento in cui i paesi più avanzati li percepiscono come strategici per la propria crescita. I dati ribaditi ieri parlano infatti di un investimento nel settore pari al 5,47 per cento del PIL contro il 6,74 per cento della media europea. Questo dato da solo significa che se l’Italia volesse mettersi in linea con quanto stanno già facendo i partner europei dovrebbe tirar fuori qualcosa come 14,9 miliardi di euro .

Se si guarda poi al contesto internazionale, l’Italia piomba al 26esimo posto per quanto riguarda la spesa in ICT, un settore che ha smesso di crescere rapidamente rispetto al passato e che, invece, divide sempre di più il Nord dal resto del paese. Basti pensare che la spesa ICT nel Meridione non arriva all’1,1 per cento del PIL mentre nel Nord ovest sfiora il 3 per cento.

“L’andamento del settore ICT in Italia – ha dichiarato ieri il vicepresidente del CNEL Francesca Santoro – rivela un rallentamento della crescita, con preoccupanti riflessi economici soprattutto sull’occupazione giovanile, sul Mezzogiorno e più in generale sulla competività del sistema Paese”. Per tenere d’occhio quanto accade, Santoro ha annunciato che con il ministero delle Comunicazioni il CNEL intende dar vita ad un Osservatorio permanente che dialogherà con tutti i soggetti interessati e che indagherà sull’andamento e i processi del settore ICT.

“Lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione – ha invece sostenuto il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri – puo’ creare occupazione qualificata, anche in quelle aree del Mezzogiorno dove si avvertono in maniera più drammatica problematiche di occupazione e di sviluppo, rispetto ad altre parti del Paese”. Secondo Gasparri il Governo sta spingendo nella giusta direzione sostenendo lo sviluppo della banda larga e utilizzando i fondi europei per diffondere le nuove tecnologie nelle aree meno ricche del paese.

Gasparri ha anche affermato che in futuro la televisione digitale consentirà “ai cittadini di accedere, come oggi si fa solo con Internet e con il computer, ai servizi delle amministrazioni locali. Questo vuol dire anche occupazione e crescita di investimenti. Sono processi di lungo periodo, ma prima li affronteremo, prima ne potremo toccare con mano i risultati”.

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Pubblicato il
13 nov 2003
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