Cina: apertura, ma solo per gioco

Cina: apertura, ma solo per gioco

Documenti ufficiali non danno alcun indizio del fatto che nella zona di libero scambio di Shanghai cadranno i filtri sulla Rete. Ma i cittadini cinesi torneranno a videogiocare
Documenti ufficiali non danno alcun indizio del fatto che nella zona di libero scambio di Shanghai cadranno i filtri sulla Rete. Ma i cittadini cinesi torneranno a videogiocare

Sì alla vendita e alla distribuzione delle console videoludiche, ma nessuna breccia nella Grande Muraglia digitale: Pechino ha delineato le regole che vigeranno dai prossimi giorni nella zona di libero scambio dell’area di Shanghai sede di numerose aziende straniere, e manca il riferimento ad un allentamento nelle politiche di gestione dei filtri di stato sulla Rete.

I dettagli dell’apertura della Repubblica Popolare, rivelati dalle autorità in maniera piuttosto vaga , non promettono alcun cambio di prospettiva per la circolazione dell’informazione online, nemmeno per i pochi residenti dell’area di Pudong: se nei giorni scorsi una fonte anonima aveva rivelato attraverso le pagine del South China Morning Post che Facebook, Twitter e il New York Times sarebbero stati sbloccati per “far sentire a casa” gli stranieri operativi nell’area, nessuna conferma giunge ad avvalorare questa tesi.

“I sistemi di gestione di Internet nell’area pilota di libero scambio di Shanghai saranno coerenti con quelle che vigono nel resto della nazione”, questa la dichiarazione delle autorità che riferiscono le fonti locali. Seppur sibillina, l’affermazione non sembra lasciar spazio a dubbi: secondo gli osservatori nulla cambierà, almeno in tempi brevi, e i vertici di Facebook sembrano confermarlo . Coloro che si trovano in Cina continueranno ad appoggiarsi a servizi di VPN, tollerati per i viaggiatori e visitatori temporanei, per accedere ai siti che sono liberamente fruibili in parte del resto del mondo. Per Facebook e compagnia, decisamente in ritardo rispetto ai corrispettivi cinesi autorizzati da Pechino, il treno potrebbe essere perso .

I cittadini della Repubblica Popolare potranno però confidare nell’apertura del mercato dell’intrattenimento videoloudico: come anticipato in passato, dopo 13 anni in Cina sarà possibile tornare a videogiocare. Pare ci sia però una condizione : gli attori che intendano ottenere la licenza per estendere le proprie attività sul promettente mercato cinese dovranno avere una base nell’area di libero scambio di Shanghai. Microsoft ha mosso i suoi primi passi stipulando un accordo con la media company locale BesTV, con l’obiettivo di sviluppare giochi e servizi di intrattenimento.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
27 set 2013
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