Gli italiani sono pirati D.O.C.

Gli italiani sono pirati D.O.C.

Lo dice l'ultimo studio internazionale presentato ieri: i pirati italiani della musica e del software ma anche della moda e di altri settori hanno pochissimi rivali. Il fatturato annuale del mercato nero è da capogiro
Lo dice l'ultimo studio internazionale presentato ieri: i pirati italiani della musica e del software ma anche della moda e di altri settori hanno pochissimi rivali. Il fatturato annuale del mercato nero è da capogiro


Roma – L’Italia si conferma la patria di alcune delle più attive organizzazioni criminali dedite alla contraffazione di qualsiasi cosa sia piratabile, dalla musica al software passando per prodotti di largo consumo, moda e altri settori industriali. Ad affermarlo è lo studio La contraffazione in Italia realizzato da KPMG e dalle associazioni di categoria per la American Chamber of Commerce in Italy.

L’obiettivo della ricerca non ha precedenti per l’Italia ed è assolutamente ambizioso, perché cerca di quantificare quale sia il danno economico che l’industria dei diversi settori patisce a causa delle attività di pirateria. A questi dati cerca di aggiungere anche quale sia il mancato gettito fiscale per l’Erario.

I risultati dello studio sono definiti “impressionanti” dalla Federazione Italiana dell’Industria Musicale (FIMI), che contribuisce a diffondere la ricerca. Nel corso del 2001 il valore complessivo del mercato del falso è ammontato a 4,2 miliardi di euro mentre l’evasione dell’IVA è stata pari a 1,5 miliardi di euro .

“Nell’ambito del forum di presentazione dello studio – si legge in una nota – i rappresentanti delle associazioni hanno particolarmente insistito sullo stato di crisi in cui versano molti settori industriali colpiti dal fenomeno della contraffazione. In particolare sono stati evidenziati il coinvolgimento delle organizzazioni criminali (anche di grande rilevanza) nella produzione e distribuzione di prodotti contraffatti, i danni provocati non solo alle industrie di settore ma anche a tutta l’economia indotta, il potenziale pericolo derivante dall’abuso delle nuove tecnologie”.

Stando agli esperti che hanno rastrellato e analizzato i dati necessari alla ricerca, in Italia il fenomeno della pirateria musicale copre il 27 per cento del mercato globale con un ?fatturato? di oltre 120 di milioni di euro. Si tratta, spiega FIMI, di redditi gestiti “dal crimine organizzato, come peraltro dimostrato da recenti dichiarazioni rilasciate da indagati in alcuni processi penali in corso”.

A testimoniare l’opera incessante dei pirati, pronti a sfruttare le ultime soluzioni tecnologiche per contraffare software e musica, ci sono anche i dati dei sequestri effettuati dalle forze dell’ordine . Nel corso del 2002, infatti, sono stati individuati e sequestrati più di 2,1 milioni di CD masterizzati e oltre 700 impianti di duplicazione abusiva. Sono inoltre più di 3mila gli individui denunciati o arrestati per violazione della legge sul diritto d’autore. Si tratta di dati che superano quelli del 2000, quando gli impianti di masterizzazione abusivi sequestrati sono stati “solo” 593.

Secondo i dati della Federazione contro la pirateria musicale (FPM), inoltre, l’Italia è sesta nella classifica dei paesi nei quali maggiori sono le attività di pirateria. In testa a tutti è la Cina , seguita a ruota da Russia, Brasile e Messico.

Rimane invece da chiarire la natura esatta del rapporto esistente tra le attività di pirateria e la contrazione delle vendite legali, in particolare di musica, che hanno registrato negli ultimi due anni cali significativi in diversi comparti.

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Pubblicato il
18 nov 2003
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