Copyright, basta la parola

Copyright, basta la parola

Cinquanta siti bombardati da richieste di rimozione: è probabile ospitino senza licenza i testi di brani musicali. La crociata dell'industria della musica per restituire ai testi il loro valore
Cinquanta siti bombardati da richieste di rimozione: è probabile ospitino senza licenza i testi di brani musicali. La crociata dell'industria della musica per restituire ai testi il loro valore

Non è solo la possibilità di attingere gratuitamente alla musica nella sua completezza ad attrarre i cittadini della Rete verso l’illegalità e a rimpinguare le tasche degli operatori dei siti che ospitano pubblicità: anche i semplici testi, riportati per iscritto per essere apprezzati dai lettori con i loro ritmi, rappresentano per l’industria della musica un affare mancato. La statunitense National Music Publishers’ Association (NMPA), dopo il successo milionario conseguito lo scorso anno, torna a muovere guerra contro i siti che ospitano i testi senza autorizzazione.

Sono cinquanta i siti nel mirino, compresi in una lista stilata da David Lowery, musicista per professione e docente presso la University of Georgia. NMPA comunica di aver avviato grandi manovre per richiedere la rimozione dei testi pubblicati senza aver ottenuto autorizzazione da parte delle edizioni e degli autori. “Questi siti dedicati ai testi hanno ignorato la legge e hanno tratto profitto dall’opera creativa degli autori, e NMPA non permetterà che questo comportamento abbia seguito – ha denunciato il presidente e CEO dell’associazione David Israelite – questa non è una campagna contro blog personali, siti di appassionati o i tanti siti che mettono a disposizione i testi legalmente”.

Il criterio con cui NMPA si è scagliata contro i pirati di parole è basato sull’impatto che questi siti avrebbero “sulla capacità degli autori di trarre di che vivere dalla propria professione”. Ma la lista di Lowery sembra mostrare un quadro differente. La metodologia per individuare i siti da colpire, spiegata con cura dal docente, prevede la ricerca su Google, Yahoo! e Bing di stralci di brani in classifica o popolari negli ultimi vent’anni, la registrazione dei primi 200 risultati, al cui dominio di riferimento viene attribuito un punteggio per stabilirne il posizionamento sui motori di ricerca. È però nella scrematura dei risultati che lo studio ammette di non poter ottenere una precisione assoluta: dopo aver eliminato i siti ufficiali e autorizzati dal conteggio, le recensioni e i testi riportati sui blog personali, dopo aver escluso i siti non esplicitamente dedicati ai testi delle canzoni e gli sterili aggregatori che usano i testi solo per rilanciare l’utente altrove, qualcosa può finire nella categoria sbagliata .

La lista dei “siti indesiderabili” che ospitano testi di brani musicali, dunque, è ridotta a 50 domini . “È possibile che alcuni di questi siti abbiano ottenuto una licenza per operare – ammette però Lowery – e non si sia stati in grado di individuare il responsabile per l’operazione di licensing”. Poco sembra importare a NMPA, che ha inoltrato le richieste di takedown contro questi “siti illegali”, e che promette “ulteriori azioni legali contro i siti che si rifiutino di ottenere in licenza o di rimuovere i contenuti che violano il diritto d’autore”.

L’associazione di autori ed editori traccia le proprie stime: solo su Google sarebbero oltre cinque milioni le ricerche giornaliere che contengono la chiave “lyrics”, e più della metà di queste ricerche si concludono con una visualizzazione su siti non autorizzati. Se il mercato dei testi musicali stenta a crescere , anche con le opportunità offerte dalla Rete, non sarebbe per l’ elevato costo delle licenze , ma piuttosto per la concorrenza impari rappresentata dagli operatori pirata, che a parere di Lowery “generano un enorme traffico web e coinvolgono un giro di denaro molto più vasto di quanto si potrebbe pensare”.

Ma NMPA si è già tolta qualche soddisfazione nei confronti dei siti che ospitano i testi dei brani musicali: dalla denuncia del 2009 nei confronti del fu LiveUniverse NMPA ha tratto 6,6 milioni di dollari, 12.500 dollari per ciascun testo riprodotto sul sito senza autorizzazione. Forte di questa vittoria, potrebbe aver peccato di eccessiva sicurezza: il primo fra i siti nella lista di Lowery è Rap Genius , uno spazio dedicato alla condivisione e al commento dei testi, con la diretta partecipazione dei loro autori. Non ospita pubblicità, è finanziato da venture capitalist autorevoli: Ilan Zechory, fondatore della piattaforma, ha annunciato di “non vedere l’ora di fare una chiacchierata con NMPA a proposito di come tutti coloro che scrivono possano partecipare e trarre vantaggio dal progetto Rap Genius”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 13 nov 2013
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