La rivoluzione francese ai tempi di Uber

La rivoluzione francese ai tempi di Uber

Il successo della start-up statunitense mina il lavoro dei tassisti tradizionali. Quelli transalpini sono scesi in strada per protestare, ma la manifestazione è degenerata in una guerriglia urbana
Il successo della start-up statunitense mina il lavoro dei tassisti tradizionali. Quelli transalpini sono scesi in strada per protestare, ma la manifestazione è degenerata in una guerriglia urbana

Una guerriglia urbana scatenata dal successo di un’applicazione: si tratta di una lunga giornata di violenza vissuta lunedì nelle maggiori città francesi: Parigi, Marsiglia, Lione, Montpellier, Bordeaux, nessuna è stata risparmiata dalle manifestazioni dei tassisti, che per protestare contro il successo di Uber, SnapCar e le altre app per il noleggio di auto che stanno rivoluzionando il settore, hanno bloccato gli accessi cittadini per poi convogliare verso il centro e far sentire la propria indignazione.

taxi Si sentono defraudati da un avversario che attua una concorrenza sleale, poiché svolgerebbe un servizio di trasporto pubblico senza autorizzazione, basato su veicoli privi di tassametro e tariffe definite singolarmente con un accordo tra privati. Un modello illegale, sostengono, che si serve delle potenzialità offerte dalla tecnologia – un semplice GPS che consente ai clienti di conoscere la macchina più vicina e prenotarla con un click direttamente dallo smartphone – per rubare clienti. Questa la colpa di Uber e soci, anche se il j’accuse dei tassisti trascura l’affidabilità e l’efficienza del servizio, capace di ridurre le lunghe attese per il taxi e soddisfare le richieste di ogni cliente che può scegliere il tipo di vettura su cui viaggiare e gli optional per un comodo spostamento.

A nulla sono servite le concessioni elargite dal governo transalpino che, oltre a sospendere per due volte il piano per liberalizzare le licenze, ha provato a ridimensionare l’incremento delle auto con conducente a noleggio imponendo un ritardo di quindici minuti a ogni chiamata. Un tentativo per alleggerire l’insofferenza dei tassisti, che non ha però intaccato la parabola crescente di Uber. Anzi, essendo praticamente impossibile verificare il rispetto dei tempi, la norma è passata quasi inosservata, tanto che i tassisti son tornati alla carica chiedendo di dilatare a trenta minuti l’attesa dei rivali tra una corsa e l’altra. Le compagnie di auto a noleggio francesi rispondono a suon di ricorsi, sostenendo che le nuove regole siano privi di fondamento e nel frattempo proseguono imperterriti nella propria azione, mirata a incrementare l’offerta che, con una media inferiore ai tre taxi per ogni mille abitanti (2,6 quella parigina), non riesce a soddisfare la domanda.


Penalizzati dal progresso, i tassisti francesi non hanno ancora escogitato una forma di protesta condivisibile e, invece di sposare nuovi servizi per mettersi al passo con i tempi, hanno peggiorato la propria reputazione aggredendo autisti e clienti. L’epicentro delle proteste si è consumato nella capitale, dove al mattino è scattato il blocco degli aeroporti e gli attacchi ai rivali. Lanci di vernice, pneumatici bucati e finestrini sfondati hanno creato il panico tra conducenti e viaggiatori, costretti prima alla fuga anche in autostrada, dove i tassisti scioperanti non hanno risparmiato neppure i colleghi, colpevoli di non prendere parte alla protesta organizzata da cinque sigle sindacali.

Se negli USA utilizzare un’applicazione per prenotare un veicolo con conducente è una consuetudine (anche se per perorare la causa un’associazione è arrivata a strumentalizzare l’uccisione di una bimba di sei anni, investita da un autista di Uber che nell’occasione era fuori servizio e guidava come normale cittadino privato), il mercato francese, così come quello italiano, fatica nell’accogliere le nuove vie e invece che integrarle tenta in tutti i costi di penalizzarle.
Nell’occhio del ciclone c’è appunto Uber, l’azienda di San Francisco che ha attirato le attenzioni di Google ricevendo finanziamenti per oltre 260 milioni di dollari. Avviato negli USA, il servizio compatibile con dispositivi iOS e Android si sta espandendo a macchia d’olio nel resto del mondo e nell’orbita di Big G (che dopo Waze, la macchina priva di autista e la recente Open Alliance Automotive, continua a investire ingenti capitali nel settore auto) non potrà che proseguire nella conquista di tutti i mercati mondiali. Con buona pace dei tassisti, inclusi quelli transalpini che hanno indetto per il 20 gennaio una nuova e ancor più dura manifestazione.

Alessio Caprodossi
Fonte immagini: 1 , 2

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Pubblicato il 15 gen 2014
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