Google torna alla sbarra per i cookie di Safari

Google torna alla sbarra per i cookie di Safari

Nuova causa per i cookie raccolti attraverso il browser dei dispositivi Apple: stavolta ad interessarsene è il Regno Unito
Nuova causa per i cookie raccolti attraverso il browser dei dispositivi Apple: stavolta ad interessarsene è il Regno Unito

Un gruppo di attivisti britannici impegnati in difesa della privacy ha ottenuto il permesso di portare davanti ai tribunali del Regno Unito Google, accusata di aver raccolto illecitamente i dati relativi alla navigazione degli utenti Safari , attraverso cookie impiegati anche nel caso in cui le impostazioni del browser lo proibissero.

Il giudice ha ritenuto che vi fossero i presupposti per chiamare Mountain View a rispondere di tali azioni nel Regno Unito: soprattutto perché sarebbe ingiusto costringere cittadini britannici che si ritengono vittime delle violazioni di Google a spendere una fortuna per avviare una causa oltreoceano. Contro tale valutazione la Grande G ha già deciso di ricorrere in appello, ritenendo che i fatti in esame non rientrino sotto la giurisdizione delle Corti di Sua Maestà.

Non è la prima volta che che Mountain View si trova a confrontarsi con le autorità per i dati raccolti dai suoi utenti: mentre un giudice del Delaware ha respinto la class action avviata da un gruppo di utenti iOS, successivamente Big G ha raggiunto un accordo con il procuratore generale di New York Eric Scheneiderman per far cadere le accuse legate all’utilizzo illecito dei cookie relativi alla navigazione degli utenti Safari

Sempre a proposito di privacy, poi, Google deve ancora vedersela con Parigi : vi sono infatti nuovi indizi del fatto che ha tutta l’intenzione di ricorrere in appello contro la multa amministrativa inflittagli dall’autorità francese Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) per la violazione delle regole francesi in materia di gestione dei dati personali , in particolare nella mancata indicazione del periodo massimo di conservazione delle informazioni ottenute online e nella incorretta pubblicizzazione delle modifiche adottate rispetto alle condizioni d’uso dei propri servizi.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
17 gen 2014
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