Google e il calendario impiccione

Google e il calendario impiccione

Chi viene nominato in un promemoria viene inesorabilmente coinvolto. Mountain View rassicura: è una funzionalità, non un baco, la sicurezza degli utenti è garantita e comunque ci stiamo lavorando
Chi viene nominato in un promemoria viene inesorabilmente coinvolto. Mountain View rassicura: è una funzionalità, non un baco, la sicurezza degli utenti è garantita e comunque ci stiamo lavorando

Google Calendar invita persone indesiderate a un evento nel caso in cui l’utente usasse l’email di dette persone come promemoria delle cose da fare. O almeno così è sembrato a Terence Eden, sviluppatore incappato nel baco del servizio, che però Google difende come una funzionalità e non un problema. Al massimo si creano situazioni imbarazzanti, dicono da Mountain View.

Si tratterebbe insomma dell’ennesimo bug di Google che non è un bug ma una caratteristica, dopo il recentemente svelato microfono in ascolto perenne di Chrome : il problema nasce dall’uso di una e-mail nel nome di un evento creato in Calendar, fatto che Google “interpreta” di sua iniziativa come la volontà di invitare il proprietario della mailbox all’evento.

E Calendar invita l’utente della mailbox creando un “reminder” nel suo calendario. Nel caso di Eden, la moglie Alice si era scritta un promemoria per ricordarsi di chiedere un aumento al suo capo, e la “divinazione” cloud di Google ha fatto in modo che il capo lo sapesse prima ancora della email di Alice.

Una situazione imbarazzante , appunto, che a Google non aveva probabilmente messo in conto: il colosso dell’advertising considera la cosa di “impatto minimo sulla sicurezza dei nostri utenti”, un’evenienza non molto comune e che si può facilmente evitare seguendo le dovute regole durante la creazione di un evento su Calendario.

In realtà un rischio c’è e concerne l’abuso della funzionalità per l’invio di spam: non a caso Google ha poi confermato a The Verge di essere a conoscenza del “problema” (che prima non era un problema) e di essere al lavoro per risolverlo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
27 gen 2014
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