La corsa della fibra super-veloce

La corsa della fibra super-veloce

Tutti vogliono l'Internet super-super-veloce, lo vuole Google e lo vuole anche IBM, mentre le lobby tecnologiche spingono per una maggiore deregolamentazione a favore delle reti wireless su segnale WiFi
Tutti vogliono l'Internet super-super-veloce, lo vuole Google e lo vuole anche IBM, mentre le lobby tecnologiche spingono per una maggiore deregolamentazione a favore delle reti wireless su segnale WiFi

Google Fiber, la connessione in fibra ottica diversamente neutrale offerta da Mountain View in poche, selezionate città statunitensi, viaggia al momento a 1 Gigabit al secondo. Nel corso di pochi anni quella banda potrebbe decuplicarsi, o almeno è questo l’obiettivo a cui lavorano i ricercatori acquartierati in quel di Mountain View.

Il CFO di Google Patrick Pichette spiega infatti che la corporation è impegnata a spingere la velocità delle connessioni del servizio Fiber fino a 10 Gbps, una velocità fuori parametro per un’utenza domestica perfettamente in linea con l'”ossessione” per la velocità coltivata dalla corporation californiana.

Il mondo sta andando nella direzione delle connessioni a Internet super-veloci, spiega Pichette, quindi è inutile aspettare. O meglio, è necessario aspettare visto che le ricerche sulla tecnologia necessaria a portare 10 Gigabit su una linea domestica sono ancora in corso e ci vorranno comunque degli anni prima del suo debutto commerciale.

L’ossessione per la velocità non è a ogni modo appannaggio esclusivo di Mountain View, visto che anche IBM lavora a nuove tecnologie in grado di moltiplicare enormemente la banda disponibile su reti in fibra ottica.

In questo caso, però, il prototipo di chip che promette meraviglie – fino a 400 Gigabit al secondo – è pensato per l’impiego sull’infrastruttura di rete più che sui tratti terminali della connessione a Internet dell’utente.

E in attesa di una Internet superveloce, la lobby delle aziende tecnologiche statunitensi (Microsoft e Google incluse) si fa coalizione con il nome di WifiForward e chiede alla politica di Washington di incrementare i canali radio disponibili per l’implementazione di reti wireless su segnale WiFi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
17 feb 2014
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