Roma – I giovani e i professionisti impegnati in Italia nel settore della net-economy non cercano un posto fisso ma tengono gli occhi aperti cercando una solida professionalità e di mantenere un’alta capacità di movimento anche per trasferirsi nelle realtà produttive di volta in volta più interessanti. Questo uno dei dati che è emerso dalla ricerca che Demetra ha svolto per conto della CGIL. Una ricerca realizzata su un campione di 1.022 persone di età compresa tra i 19 e i 40 anni (all’83 per cento uomini).
Altro dato di rilievo è la soddisfazione per il proprio lavoro che, come nota la CGIL, “non determina, però, come si supporrebbe, l’identificazione con il datore di lavoro e con il suo mondo di valori”.
“I lavoratori della net economy – spiega una nota del sindacato – manifestano un atteggiamento guardingo nei confronti delle aziende e puntano tutto sulla competenza professionale per tutelarsi al meglio. La loro richiesta più pressante è perciò legata alla formazione e lamentano l’inadeguatezza di quella ricevuta nel sistema formativo pubblico”.
In questa situazione, raccontano i dati di Demetra, la stragrande maggioranza dei lavoratori si sente autonomo dall’impresa o dal datore di lavoro e il 59 per cento parla di massima autonomia. Il “posto fisso”, invece, viene visto con interesse solo dal 27 per cento del campione mentre il 40 per cento si dice pronto a “saltare” da un’azienda all’altra.
E per “assicurarsi” contro le contingenze della net-economy, i lavoratori del settore vedono come soluzione principale la formazione professionale personale, tanto che il 57 per cento di loro ha seguito di propria iniziativa corsi esterni di qualificazione.