Agenda Digitale, ritardi ufficiali

Agenda Digitale, ritardi ufficiali

Un rapporto della Camera mette in luce i ritardi già registrati nell'attuazione del decreto Crescita e del decreto del Fare. Ma le motivazioni sembrano più che altro strutturali
Un rapporto della Camera mette in luce i ritardi già registrati nell'attuazione del decreto Crescita e del decreto del Fare. Ma le motivazioni sembrano più che altro strutturali

Secondo il monitoraggio della Camera dei Deputati sull’attuazione dell’Agenda Digitale sono diversi i ritardi già registrati. E poche, pochissime le soluzioni proposte.

Come sottolinea il report della Commissione Trasporti della Camera dello scorso 5 marzo, su 55 adempimenti previsti attraverso vari emendamenti emanati nel 2012 ed il 2013, soltanto 17 sono stati adottati e ben 21 sono già tecnicamente “scaduti”.

Secondo i deputati che hanno controllato il rispetto delle date, sono diversi i ritardi e le mancanze già riscontrate nel tentativo di mettere in atto diversi provvedimenti tra cui il Decreto Crescita , Crescita 2.0 ed il Decreto del Fare : troppe – in particolare – le inefficienze nell’Agenzia”. Secondo la commissione, inoltre, mancherebbero strumenti di trasparenza, in particolare per lo sviluppo di open data.

Inoltre i deputati ritengono grave il fatto che non si sia “mai fatto ricorso alla procedure di legge in base alle quali per l’adozione dei provvedimenti attuativi previsti è possibile semplicemente su proposta del Presidente del consiglio dei ministri anche senza il concerto coi ministri competenti”.

Infine, quel poco che si è fatto, potrebbe non essere affatto legale, dal momento che si è proceduto per nomine: non è ancora stato concluso l’inquadramento delle risorse umane dell’Agid, mentre sono stati assegnati incarichi diretti di dirigente e affidati direttamente servizi senza alcun bando di gara (tra questi la convenzione con Consip per “l’attività di supporto in tema di acquisizione di beni e servizi informatici e telematici” per un milione e mezzo di euro”).

Oltre a sottolineare la mancanza di coordinazione che ha impedito all’Italia di mantenere i propri obiettivi, gli osservatori contestano anche il principio alla base del lavoro svolto con il report della Camera: un mero elenco burocratico di ritardi accumulati , senza un’analisi minimamente strutturata delle motivazioni alla loro base, spesso segnalati dalle interrogazioni parlamentari (SEL, FI, M5S).

Si tratta peraltro di una pratica diffusa a livello di legislazione nazionale, spesso incapace di coordinare tutti i livelli di programmazione necessari: questo genera spesso ritardi a causa di scadenze fissate senza criterio, di un’assenza di analisi e di una mancata identificazione delle competenze specifiche.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
17 mar 2014
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