Lettere/ L'etica nell'era della pecora Dolly

Lettere/ L'etica nell'era della pecora Dolly

Chiedersi quali siano i confini dell'etica è quanto meno azzardato. Perché i confini che a fatica possiamo individuare oggi, non saranno più validi un domani. Cosa verrà dopo la pecora Dolly?
Chiedersi quali siano i confini dell'etica è quanto meno azzardato. Perché i confini che a fatica possiamo individuare oggi, non saranno più validi un domani. Cosa verrà dopo la pecora Dolly?


Egregio Del Rosso, riferendomi al suo scorso editoriale sulla cibernetica, non so quanti La seguiranno in questo affascinante excursus sul futuro, perché a me pare che l’interesse in questo senso sia alquanto tiepido, per quanto facciano i mass-media per attrarvi l’attenzione del grosso pubblico.

Qualcosa di distorto si è ottenuto a proposito della clonazione della pecora Dolly, e delle transmutazioni genetiche dei vegetali: ma, per lo più, la gente preferisce ignorare ciò che impone un certo sforzo cerebrale per essere compreso fino alle sue ultime conseguenze; ed il risultato è che, come al solito, il compito di assumere determinazioni che poi ci coinvolgeranno tutti è lasciato a pochi volonterosi, purtroppo normalmente incompetenti.

Ritengo che, qualunque cosa si faccia, il progresso tecnologico che contraddistingue questi ultimi decenni è destinato a continuare in modo esponenziale, spinto da un lato dalla infinita curiosità umana, e dall’altro da interessi ben corposi di gruppi intenzionati a mantenere fermamente il controllo del sapere, e del conseguente potere.

Resta da chiedersi quale potrà essere il percorso evolutivo che si disegnerà, e che si svolgerà comunque, in barba a tutte le considerazioni etiche che gli si potrà opporre.

E questo per diversi ordini di motivi:
– lo spirito avventuroso dell’uomo, mai sopito, trova uno stimolo irresistibile per le mete vietate (o dichiarate irraggiungibili).
– la continua evoluzione e modifica dei confini dell’etica (che non è una scienza esatta, ma, al contrario, come la legislazione in vigore in ciascun momento ed in ciascun luogo, esprime un comune sentire, sottoposto alle molteplici spinte delle circostanze storiche ed ambientali).
– la insopprimibile, assoluta dissociazione tra la ricerca scientifica e quella trascendente, che si muovono non soltanto in direzioni diverse, ma anche su piani intellettuali, programmatici e psicologici separati, se non addirittura divergenti.
– il desiderio perverso di soverchiare la libera determinazione altrui, attraverso il possesso di nuove e più efficaci chiavi di lettura di questo nostro mondo

Ciò esposto, la risposta alla Sua accorata domanda “quali sono i limiti etici della cibernetica?”, certamente e sempre comunque giustificata, è legata ad un complesso di valutazioni del tutto opinabili circa gli attuali confini riconosciuti all’etica medesima.

Cosa può, e deve, regolare, la norma morale, ggi e qui? cosa vorrà regolare in un prossimo futuro, che è dietro l’angolo? Quali sono le regole non scritte che siamo disposti ad osservare, e quali quelle cui ci atterremo domani?

Trovo che talune pietre miliari, nella nostra storia recente, abbiano segnato l’inizio della decadenza e della dissoluzione di una istituzione che considero primaria al vivere civile, proprio perché depositaria di quelle tradizioni che connotano il nostro modo di relazionarci gli uni con gli altri, definendo quei limiti invisibili, ma concreti, che distinguono una condotta corretta dall’arbitrio: la famiglia.

Lo scardinamento di questa istituzione è forse iniziato con il referendum sull’aborto e la promulgazione delle nuove disposizioni sul divorzio e sulla parità dei diritti di uomini e donne, che ne hanno radicalmente modificato l’assetto, accentuando notevolmente la libertà degli individui, a scapito dei legami e degli obblighi ai quali erano vincolati precedentemente.

Non è che io pensi si debba tornare indietro, perché ciò che è stato stabilito dalla legge, e sostanzialmente accettato da tutti, era evidentemente nelle cose, o non avrebbe resistito all’opera di demolizione quotidianamente condotta con l’inosservanza da parte dei più.

Credo solo che, in primo luogo, le norme emanate a suo tempo non avrebbero dovuto rifarsi a precedenti statuizioni, ma rifondare la stessa istituzione, anche se su basi diverse, e che, poi, siano state redatte senza avere un’idea precisa su cosa si stava costruendo – o distruggendo -, senza soffermarsi a riflettere sulle conseguenze ultime possibili, e senza adottare linguaggio e terminologia prive di ombre e di approssimazioni.

Fatto si è che l’affrancamento da quei legami e quei vincoli, che obbligavano i diversi componenti della famiglia ad adottare precisi comportamenti sociali, ha avuto per conseguenza una flessione delle linee di condotta individuali verso un egoismo ed un egocentrismo “di difesa”, che ha stravolto, e continua a stravolgere rapidamente, i confini tra ciò che si considera lecito e ciò che si considera illecito, allargando sempre più la sfera delle azioni tollerate e consentite, senza in alcun modo fermarsi a riflettere su quanto questa tolleranza e questo consenso potrebbe comportare come conseguenza.

Ciascuno sembra impegnato a lottare per allargare il proprio ambito di autonomia e libertà, incurante della circostanza che tale allargamento può conseguirsi esclusivamente a scapito degli ambiti altrui, in una reciproca corsa al massacro generale.

In questo panorama, chiedersi quali siano i confini dell’etica è quanto meno azzardato.
Perché i confini che – a fatica – possiamo individuare oggi, non saranno più validi un domani, e non possono darci nessuna certezza che quello che consideriamo giusto o sbagliato oggi, lo sia anche domani. Quindi, è prevedibile che tutto sarà consentito, e che tutto sarà anche avversato, sui diversi versanti di un medesimo comportamento individualistico; e che tutto sarà comunque possibile.

Temo che il primo utilizzo che si farà di questa sconfinata possibilità sarà in direzioni sbagliate, nella mancanza di precisi confini e connotazioni del bene e del male, anche se spero – la speranza è sempre l’ultima a morire, dopo di me, comunque – in una correzione, sia pur tardiva, di percorso.

Con un poco di immaginazione in più, quante cose si potrebbero facilmente prevedere e prevenire!
… è certo, però, che l’immaginazione richiede un certo sforzo cerebrale…
… ahi, ahi!…

Cordialmente,
doct. alfridus
MultiMedia Club

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
29 apr 2001
Link copiato negli appunti