P2P, le major preparano l'assalto all'Europa

P2P, le major preparano l'assalto all'Europa

Le denunce che hanno colpito tanti utenti del peer-to-peer negli Stati Uniti arriveranno presto nella vecchia Europa anche grazie alla EUCD. Lo ritiene inevitabile la Federazione internazionale dei fonografici. Schierati i legulei
Le denunce che hanno colpito tanti utenti del peer-to-peer negli Stati Uniti arriveranno presto nella vecchia Europa anche grazie alla EUCD. Lo ritiene inevitabile la Federazione internazionale dei fonografici. Schierati i legulei


Roma – Chi abusa del diritto d’autore in Europa e teme che anche nel vecchio continente siano prese le stesse iniziative legali che in questi mesi hanno colpito gli utenti internet americani ora ha un motivo in più per preoccuparsi: le major hanno iniziato a studiare la possibilità di denunciare anche gli utenti del P2P europeo. O almeno quelli che maggiormente utilizzano i sistemi di condivisione dei file.

Ne ha parlato in due occasioni nelle ultime ore Jay Berman , vale a dire il chairman e CEO della IFPI , l’organizzazione internazionale che raccoglie gli industriali dell’industria fonografica. Berman, che ha tracciato le Strategie globali del settore per il 2004 , ha spiegato nella newsletter della federazione che già nel 2004 è assai probabile che l’industria musicale avvierà le iniziative necessarie ad individuare gli utenti più accaniti dei sistemi di sharing e portarli dinanzi alla giustizia.

Berman ha descritto con grande enfasi quanto ottenuto negli Stati Uniti dalla RIAA ricordando che per combattere la pirateria si è ricorso alla legge solo quando assolutamente necessario e sottolineando i grandi sforzi compiuti dalle major in tutto il mondo per far conoscere le normative contro la pirateria e il loro senso. Un’ operazione culturale che secondo Berman ha avuto primi importanti successi anche grazie alle piattaforme che vendono legalmente musica online, dimostrando che Internet può rappresentare un mercato di interesse tanto per i produttori quanto per gli appassionati. Secondo Berman la crociata della RIAA contro gli utenti del P2P “ha raddoppiato il livello di consapevolezza dell’illegalità del file sharing non autorizzato”.

“Le denunce su grande scala – ha affermato Berman – sono state fin qui limitate agli Stati Uniti. Ma questa attività di repressione dovrà quasi inevitabilmente avvenire sul piano internazionale”.

IFPI ha anche citato i dati raccolti da Nielsen//NetRatings, secondo cui un software di peering molto noto, come Kazaa , conta ormai più utenti in Europa che negli USA. Quasi 9 milioni e mezzo di europei si sono recati sul sito di Kazaa contro gli 8,24 milioni di americani. Va anche detto che in Europa Kazaa ha da sempre una popolarità assai inferiore rispetto a quella di altri sistemi di condivisione che vanno affermandosi, come eMule nelle sue diverse varianti. Dando comunque per buono il senso della ricerca, una “frenata” a Kazaa negli USA sarebbe causata proprio dal timore di conseguenze legali per l’uso del P2P.

In Europa una iniziativa legale contro certi usi del peer-to-peer troverebbe terreno fertile grazie all’approvazione della direttiva EUCD , normativa che ricalca quelle americane sulla proprietà intellettuale e che è già stata ratificata in diversi paesi, tra i quali l’Italia.

Né l’Europa può essere trascurata dalle major. Le possibilità del nascente business della distribuzione via Internet vengono viste come direttamente proporzionali alla riduzione degli abusi attraverso le piattaforme di peering. Se negli USA, dove hanno aperto i primi servizi di vendita online, la repressione ha portato a dei risultati, nelle parole di Berman si intravede come la medesima ratio trovi una logica consequenzialità proprio in Europa, dove stanno arrivando e nascendo i nuovi jukebox a pagamento .

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Pubblicato il
17 dic 2003
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