Net neutrality, e se la banda larga fosse servizio pubblico?

Net neutrality, e se la banda larga fosse servizio pubblico?

Nuova proposta di FCC per contrastare le proteste. Ma l'equilibrio da raggiungere è difficile: ora è la volta della levata di scudi da parte degli ISP
Nuova proposta di FCC per contrastare le proteste. Ma l'equilibrio da raggiungere è difficile: ora è la volta della levata di scudi da parte degli ISP

FCC non ha abbandonato l’ idea di voler metter mano il prima possibile alla questione della neutralità della Rete e dopo le proteste sollevate dalla prima bozza di riforma ha presentato subito una nuova idea per sbloccare la situazione: stavolta, pur non sparendo la possibilità da parte degli ISP di offrire una corsia preferenziale, la bozza sembrerebbe esplicitare la volontà della commissione di controllare accuratamente tutti i tipi di offerta del genere che non dovranno essere attuati “a discapito” delle altre offerte.

FCC, insomma, sembra aver accolto le proteste e cercato di redigere una nuova proposta che non si discosta di fatto dall’impostazione originaria, ma che chiarisce i punti maggiormente oggetto di critica: la locuzione generica di attuazione delle corsie preferenziali “senza detrimento” per l’offerta generica, infatti, ora sembra affiancata dalla specificazione dell’impegno di FCC a monitorare su questa condizione.

In pratica l’idea è quella di permettere di offrire una velocità maggiore a determinati servizi, senza però costringere gli operatori che non vogliono pagare a ritrovarsi a far correre i propri dati con connessioni più lenta di quelle attuali. Per quanto per molti osservatori questo resti impossibile, perché – come dice il professore della Columbia Tim Wu – “è impossibile accelerare un tipo di traffico senza rallentare il resto” e anche perché se si parla di linea più veloce e linea standard, piuttosto che di linea veloce e linea lenta è questione di semantica piuttosto che di informatica, per FCC tutto è possibile, tramite la giusta vigilanza ed il giusto equilibrio. In questo senso vi sarebbe anche un incaricato rappresentante delle startup con il compito di monitorare la situazione.

Inoltre, sempre secondo le anticipazioni , FCC sarebbe pronta a chiedere alle consultazioni pubbliche per valutare se sia il caso di riclassificare le connessioni a banda larga come “servizio pubblico”, facendole dunque rientrare nella più ampia regolamentazione di settore.

Gli ISP, peraltro, si sono sempre opposti a tale eventualità ed anche in questo caso è stata immediata la loro reazione, con Comcast, Time Warner Cable, Verizon e AT&T alleate nel dire che si finirebbe per bloccare gli investimenti e l’innovazione nel settore.

La questione, peraltro, non è affatto teorica, per quanto il direttore della Commissione Tom Wheeler abbia cercato di sottolineare come stia cercando il dialogo e abbia chiesto esplicitamente l’intervento di tutte la parti interessate: salvo rinvii, FCC voterà sulla questione già domani per una bozza preliminare della riforma a cui seguiranno circa due mesi di consultazioni, ma che comunque rappresenterà una prima idea di quello che le nuove regole potrebbero contenere.

Quello che appare evidente è che si tratta di un tempo veramente breve per visionare tutte le osservazioni arrivate da più fronti , quelle già sottoposte da Mozilla , da Google, Netflix ed altre 150 aziende ITC e, da ultimo, le proteste degli ISP, nonché di tutti i potenziali interessati, a partire dagli utenti stessi.

Anche per questo EFF lancerà un servizio per raccogliere le osservazioni da sottoporre direttamente alla consultazione pubblica aperta da FCC e che altrimenti rischiano di perdersi tra commenti privati e tweet che hanno già intasato l’account di FCC .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
14 mag 2014
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