Patent troll, la nemesi delle startup

Patent troll, la nemesi delle startup

L'eccessivo ricorso alle cause brevettuali da parte di aziende non praticanti costringe le startup ad operazioni più costose. Aziende come Tesla Motors promettono di non denunciare chi in buona fede sfrutti le sue tecnologie
L'eccessivo ricorso alle cause brevettuali da parte di aziende non praticanti costringe le startup ad operazioni più costose. Aziende come Tesla Motors promettono di non denunciare chi in buona fede sfrutti le sue tecnologie

Secondo uno studio condotto dalla professoressa di marketing della Sloan School of Business del MIT Catherine Tucker, la presenza e l’attività dei patent troll hanno un’influenza negativa sulla raccolta fondi delle startup .

I patent troll sono quelle entità commerciali che non producono o non vendono alcun prodotto specifico, ma hanno un discusso metodo di business basato su aggressive strategie legali volte all’ottenimento di royalty o altre compensazioni per la loro proprietà intellettuale acquisita da altri .
Secondo lo studio condotto dalla professoressa Tucker la questione avrebbe una certa urgenza: solo negli ultimi cinque anni, i venture capitalist avrebbero investito 21,772 miliardi di dollari in più (rispetto ai 131 effettivamente messi sul banco) se non fosse stato per le azioni avviate “dagli accusatori frequenti”, definizione – appunto – che indica quelle entità che hanno avviato almeno 20 cause legali .

Nonostante l’amministrazione Obama abbia fatto della riforma brevettuale un proprio cavallo di battaglia, la legge che avrebbe dovuto fermare i patent troll senza danneggiare i legittimi detentori di brevetti e le università, in particolare prevedendo l’obbligo di condividere la tecnologia di cui si contesta la violazione, semplificando la procedura di unificazione dei fori di competenza e offrendo maggiore possibilità di ottenere il pagamento delle spese legali da parte dell’accusato è sostanzialmente ferma al palo.

Per il momento, dunque, non restano che le iniziative private delle singole aziende: da un lato i grandi protagonisti dell’ICT premono affinché la riforma si faccia, dall’altro un’azienda come Tesla Motors ha annunciato che aderirà allo spirito del movimento open source “non avviando alcuna causa legale contro chiunque, in buona vede, abbia intenzione di utilizzare la nostra tecnologia”.

Il CEO Elon Musk ha spiegato che da quando ha esordito sul mercato, il mercato dei brevetti e dell’innovazione è molto cambiato: “Forse sono stati positivi tanto tempo fa, ma oggi troppo spesso vengono sfruttati per impedire il progresso e rafforzare le posizioni delle grandi corporation e i portafogli dei professionisti legali”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
16 giu 2014
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