SCO bussa sempre due volte

SCO bussa sempre due volte

SCO invia a centinaia fra le maggiori società al mondo una seconda lettera in cui mostra nuovi esempi di violazione di Linux. E, in una terza missiva, chiede ai propri licenziatari di dichiarare la propria lealtà
SCO invia a centinaia fra le maggiori società al mondo una seconda lettera in cui mostra nuovi esempi di violazione di Linux. E, in una terza missiva, chiede ai propri licenziatari di dichiarare la propria lealtà


Lindon (USA) – Non contiene auguri di Natale la lettera che negli scorsi giorni SCO Group ha inviato ad alcune delle più grandi aziende al mondo. La missiva, che fa seguito a quella che lo scorso maggio annunciava al mondo che “Linux è un derivato non autorizzato di Unix”, notifica ai destinatari “addizionali violazioni del copyright di SCO contenute in Linux”.

La lettera, spedita ad un selezionato numero di società appartenenti alla classifica Fortune 1000, riporta nuovi esempi della violazione di copyright in Linux e descrive le varie “opzioni legali” che SCO offre agli utenti commerciali che intendano continuare ad utilizzare Linux.

Firmato dal consulente legale di SCO Ryan E. Tibbitts, il documento si focalizza in particolare su alcune application binary interface (ABI), le interfacce attraverso cui i programmi accedono al sistema operativo o ad altre funzioni di sistema. SCO ha spiegato che alcune ABI protette da copyright “risultano copiate integralmente dal codice di UNIX System V e integrate in Linux senza alcuna autorizzazione e attribuzione di copyright”.

“Ogni parte dei file di Linux che contenga il codice in oggetto – ha continuato SCO – deve pertanto essere rimossa. Tale codice ABI fa parte di un accordo del 1994 con la University of California di Berkeley e Berkeley Systems Development, Inc. (BSDI)”.

“La distribuzione del codice ABI protetto da copyright o di codice binario compilato usando codice ABI con informazioni sul copyright cancellate o alterate – si legge nella lettera – viola il Digital Millennium Copyright Act votato dal Congresso (americano, N.d.R.). La responsabilità si estende anche a chi abbia ragionevoli motivi per sapere che la distribuzione (o ri-distribuzione, come richiesto dalla GPL) di codice o di informazioni sul copyright alterati inducono, consentono, facilitano o coprono una violazione dei diritti protetti dal DMCA”.

“Né SCO né alcun precedente detentore degli interessi in oggetto – recita ancora la lettera di SCO – ha mai inserito in Linux una comunicazione che autorizzasse l?utilizzo o la distribuzione sotto GPL del codice protetto da copyright in questione. Pertanto, nel momento in cui il distributore sia a conoscenza di tale violazione, ogni distribuzione di Linux da parte di un fornitore di software o ri-distribuzione di Linux da parte di un utente finale che contenga il codice UNIX così identificato viola i diritti di SCO tutelati dal DMCA”.

SCO ha inoltre iniziato a inviare a migliaia di licenziatari del suo sistema operativo UNIX System V una nota con la richiesta di fornire certificazione scritta di conformità all?accordo di licenza. Ecco i particolari.


Nella lettera inviata ai propri licenziatari SCO chiede, in particolare, che questi certifichino di non utilizzare codice UNIX proprietario all?interno del sistema operativo Linux o altri software basati su UNIX, di non aver consentito l?utilizzo illecito da parte dei propri dipendenti o fornitori del codice UNIX acquisito in licenza e di non aver violato le clausole di confidenzialità relative al codice UNIX avuto in licenza.

SCO, che ha chiesto ai destinatari di questa comunicazione di fornire una risposta entro la fine di gennaio, sostiene che, secondo i termini dell’accordo di licenza di UNIX System V, la mancata risposta o la mancanza di una piena certificazione di conformità ai termini dell?accordo le danno il diritto di porre termine al contratto e richiedere al licenziatario di interrompere l?utilizzo del software in questione.

Come si ricorderà, lo scorso giugno SCO revocò la licenza di Unix a
IBM
, una licenza che secondo SCO dava a Big Blue “il diritto di utilizzare, sviluppare, distribuire e vendere AIX”.

SCO afferma che sono oltre 6.000 i licenziatari di UNIX System V.

“Questi accordi di licenza – ha spiegato SCO in un comunicato – costituiscono la base legale su cui sono licenziati gli UNIX di classe enterprise presenti nel mercato. Tra questi, alcune delle principali aziende farmaceutiche, di servizi finanziari, del settore dei trasporti, dell?energia, automobilistico, dell?hardware e del software e 41 delle aziende Fortune 100”.

“Le iniziative varate oggi da SCO rappresentano la prosecuzione dell?impegno per la protezione dei nostri diritti sul sistema operativo UNIX, basato sull?evidenza sempre più chiara che codice sorgente e file di UNIX, di proprietà di SCO, sono stati usati illegalmente”, ha dichiarato Chris Sontag, senior vice president e general manager della divisione SCOsource di SCO Group. “Ciò che facciamo oggi è di comunicare formalmente ai licenziatari del codice sorgente di UNIX e ad alcuni utilizzatori commerciali di Linux che, in relazione alle proprietà intellettuali di SCO, sono tenuti al rispetto dei termini legali e al Digital Millennium Copyright Act”.

In un
articolo
apparso ieri su Groklaw, una risorsa informativa notoriamente pro open source, sembra emergere che
la situazione dei copyright relativa a UNIX System V sia tutt’altro che chiarita. In particolare, si fa notare come negli ultimi mesi SCO e
Novell abbiano registrato diversi copyright relativi alle stesse porzioni del codice sorgente di UNIX. Sebbene Groklaw affermi che “il fatto di registrare un copyright non significa, di per sé, che questo sia valido”, sembra ormai scontato che il duello combattuto fra SCO e Novell a suon di diritti d’autore possa risolversi solo in un’aula di tribunale.

Lo scorso 5 dicembre il giudice ha dato a SCO 30 giorni di
tempo
per mostrare le sue prove contro IBM.

Durante una conferenza stampa, ieri SCO ha comunicato i risultati dell’ultimo trimestre finanziario conclusosi il 31 ottobre: l’azienda ha riportato perdite nette per 1,6 milioni di dollari, una cifra che va comparata ai 2,7 milioni di dollari di perdite accumulate nello stesso periodo del 2002. Il fatturato è stato di 24,3 milioni di dollari, ossia il 57% in più dello scorso anno: quasi la metà, ovvero 10,3 milioni, è stato generato dalla divisione SCOsource, la stessa che gestisce il portafoglio di proprietà intellettuali dell’azienda.

Per l’intero esercizio 2003, la società ha registrato un utile netto di 5,3 milioni di dollari, che si confrontano con una perdita netta di 24,9 milioni di dollari nell’esercizio 2002. Se si esclude la spesa di 9 milioni di dollari per i compensi allo studio legale guidato da David Boies , la società avrebbe registrato un utile netto di esercizio di 14,3 milioni di dollari. Questa è la prima volta che SCO, prima nota come Caldera Systems, risulta in utile sull’intero esercizio. Inoltre, il fatturato 2003 è cresciuto del 23% a 79,3 milioni di dollari, rispetto ai 64,2 milioni dell’esercizio precedente.

“L’esercizio 2003 è stato un anno di eccezionale successo per SCO”, ha dichiarato Darl McBride, presidente e CEO della società. “Abbiamo registrato risultati finanziari record, compreso il primo anno di piena profittabilità. Il fatturato dell’anno è cresciuto di oltre il 23% sulla spinta sia dei nostri prodotti e servizi sia dell’iniziativa SCOsource. La nostra posizione finanziaria è notevolmente migliorata in seguito al collocamento di 50 milioni di dollari formalizzato nell’ottobre 2003 e la società ha chiuso l’esercizio 2003 con un bilancio solido, comprendente 64,4 milioni di dollari di liquidità. Questo dà a SCO le risorse e la flessibilità necessarie per continuare a proteggere la propria proprietà intellettuale su UNIX ed espandere il proprio business”.

“Nel 2004, in aggiunta al successo del programma di licensing SCOsource, andremo ancora oltre con le iniziative di licensing SCOsource legate alla proprietà intellettuale. Entrambe le azioni prevediamo porteranno fatturato incrementale e quindi crescita significativa per il futuro. Sebbene non sia possibile prevedere con esattezza i tempi nei quali questo incremento rilevante di fatturato si realizzerà, con oltre 3.000 contratti con i fornitori e 2,5 milioni di server con sistema operativo Linux la nostra fiducia di aumentare il fatturato legato all’iniziativa SCOsource non è mai stata così forte”, ha concluso McBride.

Update (ore 00:37): Su LWN.net è apparsa una risposta di Linus Torvalds alla lettera di SCO. Il papà del pinguino smentisce che il codice a cui si riferisce SCO sia di proprietà di quest’ultima o sia stato copiato in Linux dallo UNIX System V.

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Pubblicato il 23 dic 2003
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