WebTheatre/ Weird Al Yankovich ha capito tutto

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di G. Niola - Il re statunitense delle parodie si è assicurato un terreno fertile per l'uscita del suo nuovo album. Ha disseminato contributi in Rete, e si è fatto pagare per pubblicarli
di G. Niola - Il re statunitense delle parodie si è assicurato un terreno fertile per l'uscita del suo nuovo album. Ha disseminato contributi in Rete, e si è fatto pagare per pubblicarli

Quello che Weird Al Yankovich si è trovato ad affrontare negli ultimi 4 anni è il medesimo problema che si pone a molti artisti e per certi versi (o meglio “da un altro verso”) ha risposto con una soluzione buona per tutti quelli che artisti non sono ma che immettono contenuti in rete. In sostanza, ha avuto un problema da star e l’ha risolto da amatore. Ma l’ha fatto bene.

Weird Al Yankovich

Chi in Italia conosce Weird Al Yankovich probabilmente è per via di U.H.F. – I videoidioti , film pluripassato dalla tv generalista commerciale degli anni ’90, ma in America è un comico più che altro televisivo noto per le canzoni parodia. Periodicamente distribuisce album con parodie di pezzi noti o brani che ricalcano generi popolari sempre con testi umoristici perfetti. Vista la vocazione comica ha sempre affiancato a questi anche videoclip esilaranti in tema.
Quando nel 2006 uscì il suo album Straight Outta Lynwood YouTube esisteva da un anno e il suo singolo di punta White and Nerdy è andato così bene che ad oggi le sue visualizzazioni si contano intorno agli 80 milioni. Era la cosa giusta al momento giusto: un comico già popolare con una hit su un piattaforma nuova frequentata più che altro dal suo pubblico d’elezione.
Contrariamente, 4 anni dopo l’album Alpocalypse non è andato così bene online e i suoi singoli si sono fermati intorno alla decina di milioni di view che è sempre tanto ma, considerato anche l’aumento di audience, è comunque strano. Almeno se non si tiene conto che Yankovich, re delle canzoni parodia, a quel punto doveva vedersela con un esercito di amatori o proamatori, concorrenza dal basso, utenti che facevano esattamente quello che lui ha sempre fatto (e che probabilmente a lui si ispirano), un esercito in grado di attirare il suo pubblico e in certi casi sottrarglielo.

È questo il dilemma che si trovano ad affrontare molti artisti (ad oggi in particolare i musicisti): il fatto cioè che subiscano la concorrenza delle persone normali, quelle che una volta non potevano far loro concorrenza perché non avevano accesso ai mezzi di produzione professionali o ai circuiti di distribuzione ufficiali. Ora invece tutto è per tutti e quindi le star convenzionali non sono più la sola scelta (sebbene rimangano quella più praticata) ma un esercito di indipendenti soddisfa una platea composta da un pubblico appassionato di cose particolari.
Dopo la débâcle del 2010 Al Yankovich per il suo nuovo album, Mandatory Fun , ha deciso che non avrebbe più fatto finta di niente. Conscio del fatto che sarebbe stato schiacciato di nuovo, come e più di prima anche quest’anno, ha deciso di mettere in piedi una strategia distributiva per la rete completamente diversa ed è nata #8videos8days .

Prima di tutto Al si è fatto un po’ di comparsate in giro , si è cominciato a vedere sempre di più, è andato ospite, ha fatto un po’ di collaborazioni su canali importanti e tutto sempre e solo online. Poi durante poco più di una settimana ha rilasciato un nuovo video al giorno (quindi una nuova canzone al giorno) e l’ha fatto ogni volta su una piattaforma differente, sempre e solo online ovviamente.
Funny or Die, CollegeHumour, Wall Street Journal, il suo stesso sito e The Nerdist. Per 8 giorni sono comparsi 8 video nuovi di Al Yankovich in punti diversi della rete, quindi andando a prendere potenzialmente (a parte il solito pubblico interessato a qualsiasi cosa lui faccia o all’iniziativa) tutti utenti differenti.

Ma così non sarebbe abbastanza. La mossa da utente qualunque è stata quella di farsi pagare i video dai vari canali, nelle sue parole “Loro hanno bisogno di nuovi contenuti, io di un video”. Così è stato Funny or Die a finanziare il video andato sul suo canale e via dicendo. La mossa, va da sé, è magistrale ed ha portato i video in questione già intorno a cifre simili a quelli che Alpocalypse ha raggiunto in 4 anni.

TACKY

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SPORTS SONG

LAME CLAIM TO FAME

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

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Pubblicato il
24 lug 2014
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