Modchip, Firenze tifa DRM

Modchip, Firenze tifa DRM

Il rivolo fiorentino del tortuoso contenzioso che vede contrapposti Nintendo e PCBox giunge ad una condanna per l'azienda dei modchip: i DRM di Wii e DS sono adeguati, scavalcarli è reato
Il rivolo fiorentino del tortuoso contenzioso che vede contrapposti Nintendo e PCBox giunge ad una condanna per l'azienda dei modchip: i DRM di Wii e DS sono adeguati, scavalcarli è reato

Sul piatto ci sono l’istanza dell’interoperabilità e l’istanza delle tutela del diritto d’autore garantita dai sistemi DRM: così la corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva disposto i pesi sulla stadera, prima di riconsegnarla al Tribunale di Milano. Le aziende fiorentine PCBox e Modchip.it, che commercializzano e mettono a disposizione modchip e game copier, ha sentenziato ora un giudice di Firenze in un caso che scorre in parallelo a quello analizzato dalla Corte di Giustizia UE, hanno la funzione di eludere dei sistemi di protezione giudicati atti al solo contrasto della pirateria, e per questo motivo vanno puniti.

Il versante fiorentino della tortuosa procedura giudiziaria del caso PCBox è giunto ora all’ennesima tappa. Nintendo da anni si contrappone all’operato dell’azienda fiorentina (ora Recoverybios), accusandola di commercializzare, sotto forma di modchip, dispositivi volti all’elusione delle misure tecnologiche anticontraffazione previste per Wii e Nintendo DS. L’azienda fiorentina ha invece sempre sostenuto di vendere dei sistemi per affrancare le console, non solo dal sistema DRM, ma anche dalle limitazioni volute da Nintendo, permettendo agli utenti di giocare con titoli homebrew, estranei dunque al sistema di licenze gestito dalla casa giapponese, di fruire di contenuti multimediali come musica e video. Il caso, che è stato esaminato nel 2010 dalla Cassazione, verte in sostanza sulla valutazione rispetto alla legalità dei modchip, strettamente legata alla questione delle funzioni assolte dai sistemi DRM scelti da Nintendo. La Cassazione, nel riconfermare una ordinanza di dissequestro annullata da un tribunale del riesame, aveva affermato l’illegalità dei dispositivi di elusione dei sistemi DRM delle console, in quanto principalmente destinati al gioco pirata, nel solco tracciato da altre decisioni della Cassazione che prima nel 2007 poi nel 2009 avevano condannato un venditore di modchip per Playstation 2.

Ma se il quadro è sempre apparso chiaro per i supremi giudici italiani, il tribunale di Milano, nel giudicare il caso PCBox, si era rivolto all’Europa: con una sentenza emessa nel mese di gennaio 2014, la Corte di Giustizia aveva fatto luce sul quadro normativo di riferimento, ed espresso raccomandazioni che avrebbero potuto guidare i giudici italiani nella loro decisione. La Corte di Giustizia ha ritenuto che l’orientamento da adottare fosse determinato dalla direttiva 2001/29/CE ( articolo 102 quater della legge italiana sul diritto d’autore), che che offre protezione ad opere complesse come le opere multimediali, e dunque ai videogiochi, e che prevede che il produttore possa “apporre sulle opere o sui materiali protetti misure tecnologiche di protezione efficaci che comprendono tutte le tecnologie, i dispositivi o i componenti che, nel normale corso del loro funzionamento, sono destinati a impedire o limitare atti non autorizzati dai titolari dei diritti”. I giudici europei avevano però avvertito: i sistemi DRM sono da ritenersi legali, e la legge li protegge, solo qualora impediscano “la riproduzione delle opere, la loro comunicazione al pubblico e la loro messa a disposizione del pubblico, nonché la distribuzione dell’originale o di copie delle opere”, ma non devono diventare strumenti volti a depotenziare le console , limitando le libertà dei loro utenti. I Giudici di Lussemburgo si raccomandavano dunque con il Tribunale di Milano, che aveva sollevato il caso: a determinare la legalità o l’illegalità di un modchip è l’uso che gli utenti fanno delle console modificate . Se la modifica serve principalmente a perseguire “fini che non violano il diritto d’autore sui giochi Nintendo o con licenza Nintendo”, il modchip potrebbe essere considerato legale.

Se il Tribunale di Milano deve ancora valutare con attenzione le funzioni dei sistemi DRM di Nintendo e le finalità per cui gli utenti utilizzano i modchip di PCBox, i giudici di Firenze hanno battuto la strada già delineata dalle decisioni della Cassazione. Nella sentenza, secondo quanto riferisce un comunicato dell’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani (AESVI), si dispone una condanna a un anno e due mesi di reclusione e 5mila euro di multa per i soggetti responsabili delle due aziende PCBox e Modchip.it, insieme alla distruzione dei materiali sequestrati dalla Guardia di Finanza e al pagamento di 3mila euro di costi. I soggetti sono stati riconosciuti colpevoli di violazione dell’articolo 171 ter della legge sul diritto d’autore, che punisce chi “fabbrica, importa, distribuisce, vende, noleggia, cede a qualsiasi titolo, pubblicizza per la vendita o il noleggio, o detiene per scopi commerciali, attrezzature, prodotti o componenti ovvero presta servizi che abbiano la prevalente finalità o l’uso commerciale di eludere efficaci misure tecnologiche di cui all’art. 102-quater ovvero siano principalmente progettati, prodotti, adattati o realizzati con la finalità di rendere possibile o facilitare l’elusione di predette misure”.

“È la prima sentenza pronunciata dopo la decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea dello scorso gennaio, nella quale la Corte ha riconosciuto la legittimità delle misure di protezione tecnologica incorporate sia nei supporti fisici dei videogiochi sia nelle console per videogiochi che richiedono un’interazione tra i due elementi – dichiara Andrea Persegati, Presidente AESVI – È da anni che la nostra Associazione lotta contro la distribuzione dei dispositivi di elusione tecnologica. Siamo molto soddisfatti che il Tribunale Penale di Firenze abbia riconosciuto e confermato ancora una volta l’illegalità di questi dispositivi e della loro vendita e distribuzione ai sensi della legge italiana”. Il tribunale di Firenze, è lecito ipotizzare in mancanza del testo della sentenza, ha convenuto che i dispositivi commercializzati da PCBox e Modchip.it fossero destinati ad eludere dei sistemi DRM tarati per impedire il gioco pirata, e avessero quindi l’unico scopo illegale di permettere agli utenti di giocare con prodotti contraffatti. Se Nintendo, dopo la sentenza della Corte di Giustizia UE continua a macinare vittorie , non tutti i tribunali ritengono che i modchip siano una soluzione illegale: Francia e Spagna, negli scorsi anni, hanno riconosciuto ai modchip un valore nello sviluppo di un mercato legale e alternativo all’ecosistema nutrito da licenze e circoscritto dai sistemi DRM che la mamma di Super Mario dispone per i propri utenti.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
25 lug 2014
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