Videogame, se il gioco attenta alla sicurezza nazionale

Videogame, se il gioco attenta alla sicurezza nazionale

Il regime militare di Bangkok blocca Tropico 5, gioco strategico che minaccerebbe la pace del paese. Google, invece, rimuove dal Play Store due applicazioni violente che facevano dei bombardamenti in Palestina un passatempo
Il regime militare di Bangkok blocca Tropico 5, gioco strategico che minaccerebbe la pace del paese. Google, invece, rimuove dal Play Store due applicazioni violente che facevano dei bombardamenti in Palestina un passatempo

Un virtuale troppo vicino alla realtà, che minaccia il nuovo ordine costituito fomentando magari focolai di rivolta. È il motivo per il quale la Tailandia ha deciso di chiudere le porte a Tropico 5, videogame mirato alla creazione di un paese con la forma di governo prediletta dai giocatori, che sulla loro isola possono indirizzarsi verso una democrazia tout court oppure puntare a un regime dittatoriale vestendo i panni de “El Presidente”.

Proprio quest’ultimo è l’ostacolo decisivo per la diffusione del gioco in Tailandia, dove il potere è passato ai militari grazie al colpo di stato del 22 maggio scorso. Una maniera brutale e anti-democratica per rovesciare il precedente assetto governativo e l’ex premier Thaksin Shinawatra, che potrebbe essere facilmente scambiata come una mossa permessa nel gioco. “Si tratta di contenuti inappropriati per l’attuale situazione del paese che potrebbero minarne la pace”, è stata infatti l’ accusa rivolta dal Ministero della Cultura thai, mentre con una nota ironica, ma non troppo, la casa di produzione del gioco ha dichiarato che il divieto ricalca un classico editto che avrebbe potuto emanare El Presidente .

Detto che la censura è una novità per la saga che nei primi quattro episodi ha avuto via libera ovunque, Tailandia compresa per Tropico 3 e Tropico 4, la censura è una delle numerose limitazioni volute dalla giunta militare locale nel tentativo di eliminare qualsiasi critica al regime, che nei mesi scorsi ha stretto la morsa attorno a Facebook bloccandone l’accesso, salvo poi tornare sui propri passi meno di un’ora dopo.

Lo stop alla diffusione di videogame non è una novità, anzi è una pratica che trova sempre più proseliti. Recente è il caso Cina-Batterfield 4, con il popolare gioco respinto per salvaguardare la sicurezza nazionale, mentre la Russia ha ristretto ai soli maggiorenni l’utilizzo di Sims 4 per offuscare le relazioni omosessuali ammesse nel gioco. Senza dimenticare la denuncia di Manuel Noriega contro Activision, sentitosi chiamare in causa dall’immagine del dittatore protagonista di Call of Duty: Black Ops II .

Diverso il discorso per Google, intervenuta per bloccare e rimuovere dal Play Store due applicazioni che simulavano i bombardamenti dell’esercito israeliano su Gaza. “Violazione delle linee guida” è la spiegazione dell’azienda, costretta alla cancellazione dopo la rapida ondata di proteste circolate su Facebook e Twitter. La prima è BombGaza , rilasciata il 26 luglio e con un migliaio di download all’attivo, con i giocatori invitati a sganciare bombe dai caccia per colpire i terroristi di Hamas evitando invece i civili. Identica sorte è toccata poco dopo a Gaza Assault: Code Red , altro gioco il cui scopo dichiarato era far fuori tutte le cellule palestinesi.

Alessio Caprodossi

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Pubblicato il
5 ago 2014
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