Grosse novità a Cupertino

Grosse novità a Cupertino

di D. Galimberti - Sul palco si sente di nuovo la fatidica frase: "one more thing". Tra streaming a singhiozzo e commenti sulle novità, la Mela ha mostrato i suoi nuovi iPhone e il suo Apple Watch
di D. Galimberti - Sul palco si sente di nuovo la fatidica frase: "one more thing". Tra streaming a singhiozzo e commenti sulle novità, la Mela ha mostrato i suoi nuovi iPhone e il suo Apple Watch

Che l’evento sarebbe stato di una certa importanza per Apple l’avevamo capito la scorsa settimana, dopo l’annuncio delle diretta streaming su internet e l’attivazione del relativo countdown sulla pagina dedicata. C’era poi anche la scelta del Flint Center come palcoscenico, scelta più importante rispetto al classico Yerba Buena Center for the Arts o al campus Apple utilizzato altre volte in passato.

Certo non era la prima volta che Apple presentava un evento in diretta streaming: a dire il vero non è nemmeno stato uno streaming dei migliori, con frequenti interruzioni dovute probabilmente ai numerosi accessi. In ogni caso, visto il basso profilo tenuto fino ad oggi dagli attuali vertici, e vista la dilatazione temporale tra le presentazioni dei nuovi prodotti, l’annuncio ha fatto da subito presagire che stavolta ci sarebbe stato qualcosa di diverso ed ha allertato tutti gli osservatori del mondo Apple (ma non solo) proprio mentre era in corso l’ IFA di Berlino , una delle maggiori esposizioni tecnologiche internazionali che si tiene annualmente in questo periodo.

Sotto certi versi l’evolversi della situazione ricorda quanto già visto quattro anni fa , nel gennaio del 2010, quando Apple annunciava l’evento di presentazione dell’iPad proprio mentre era in corso il CES di Las Vegas, e tutti i maggiori protagonisti del panorama informatico presentavano la loro (disomogenea) interpretazione dei tablet. Sappiamo tutti com’è andata a finire: nonostante l’accoglienza inizialmente fredda del pubblico (solo in primavera, con iPad tra le mani, i commenti divennero positivi) la concorrenza rimase spiazzata e fu costretta a ripartire da capo, arrivando così sul mercato con un anno di ritardo. Allo stesso modo, per l’evento di ieri sera, tutti immaginavano che oltre all’iPhone 6 sarebbe stato presentato lo smartwatch di Apple, e tutti sapevano che il confronto con quanto visto in questi giorni all’IFA 2014 sarebbe stato inevitabile. Più difficile immaginare se Apple sarebbe stata in grado ancora una volta di ridefinire le linee guida di realizzazione di un oggetto.

Ma veniamo al dunque, e quindi all’evento. Ieri sera Apple ha presentato i nuovi modelli di iPhone nelle inedite dimensioni da 4,7 pollici e 5,5 pollici (rispettivamente iPhone 6 e iPhone 6 Plus) e l’ Apple Watch (nome preferito al più gettonato iWatch, probabilmente per evitare controversie legali con chi già lo stava utilizzando).

Partiamo subito da quest’ultimo, visto che si tratta della vera novità (anche se sarà disponibile solo a inizio 2015) nonché dell’argomento utilizzato come introduzione di questo articolo. Abbiamo dovuto aspettare un’ora dall’inizio del keynote, sentendoci raccontare tutte le novità dell’iPhone 6 (cose che per la maggior parte erano già state anticipate dalle numerose indiscrezioni) prima di sentire Cook pronunciare la famosa frase “one more thing”, frase che non si sentiva ormai da alcuni anni.

Costruttivamente l’Apple Watch è rettangolare con bordi arrotondati, e schermo curvo per offrire una migliore continuità delle linee. Lo smartwatch di Cupertino presenta alcune caratteristiche che, se non proprio uniche, lo contraddistinguono da quanto visto finora sui modelli della concorrenza: Apple, si sa, punta molto sul concetto di usabilità dell’interfaccia, tanto da differenziarla in ogni suo dispositivo per adattarla al meglio allo scopo per cui il dispositivo stesso è destinato. Sotto questo aspetto l’Apple Watch offre due tratti distintivi di interazione con l’interfaccia: la corona digitale, utilizzata per scorrere e per zoomare, e il display multitouch in grado di rilevare differenti gradi di pressione, così da riconoscere ed associare diverse funzioni ad un tap piuttosto che ad una pressione più “energica”.

Queste modalità di interazione si inseriscono in un’interfaccia dove la selezione dell’applicazione si effettua facendo scorrere le numerose icone presenti sull’orologio in una sorta di spazio continuo, anch’esso zoomabile con la corona. Di primo acchito è una soluzione cha lascia un po’ spiazzati: sicuramente nessuno si era immaginato un’interfaccia del genere, e la sua validità sarà tutta da verificare non appena saranno disponibili i primi esemplari. Si tratta comunque di una scelta che si allontana da quanto visto sugli altri smartphone presenti sul mercato. Le novità nell’interfaccia non si fermano qui : tramite un ulteriore pulsante posto sotto la corona, è possibile richiamare una lista di amici con i quali interagire in diverso modo.

Se mandare un messaggio, anche vocale (stile walkie-talkie), è una cosa che fanno tutti (a proposito, il messaggio si può dettare a Siri) e anche far partire una telefonata è un’operazione consueta, Apple ha pensato a nuovi modi di comunicare che probabilmente saranno oggetto di “ispirazione” anche per la concorrenza: il primo è il disegno animato che riproduce sullo schermo del nostro interlocutore quello che tracciamo col dito; il secondo è una sequenza di tocchi, una sorta di codice morse che il nostro interlocutore riceverà grazie al Tapting Engine (una attuatore lineare che restituisce un feedback tattile al polso di chi indossa l’Apple Watch); il terzo (pensato forse per situazioni emotivamente particolari) è la trasmissione del proprio battito cardiaco, anch’esso riprodotto tramite il Tapting Engine. Sempre ammesso che l’interlocutore abbia anch’egli un Apple Watch.

Proprio quest’ultima funzione ci porta a parlare delle funzioni principali dell’Apple Watch, quelle legate al fitness. Lo smartwatch di Apple integra un accelerometro (utilizzato anche come contapassi) e misuratore di battiti cardiaci con fotodiodi e LED a luce infrarossa e visibile (come il Moto 360); il monitoraggio del battito dovrebbe essere continuo (cosa non vera su altri modelli di smartwatch presenti sul mercato) e l’attività fisica viene valutata interagendo anche con altri sensori presenti sull’iPhone (come il GPS e altri dati provenienti dal coprocessore di movimento); il tutto viene memorizzato sul telefono tramite un’apposita App, mentre sull’Apple Watch sono presenti ulteriori applicazioni che consentono sia il monitoraggio che la definizione di obiettivi di allenamento quotidiano, con tanto di incitamenti a svolgere un minimo di attività fisica ogni giorno.

L’interazione con l’iPhone non si ferma all’aspetto fitness: ovviamente l’Apple Watch fa da ricettore di tutte le notifiche (l’avviso arriva tramite l’attuatore lineare di cui abbiamo parlato sopra), e in alcuni casi fa da “estensione” delle App presenti sul telefono, come nel caso della navigazione tramite mappe o nella possibilità di accedere alla libreria fotografica. Si può inoltre utilizzare come telecomando per la Apple TV o per controllare la musica presente sul melafonino, ma si tratta solo di esempi che nei prossimi mesi verranno ampliati con altre funzionalità. Questo forte vincolo con l’iPhone è da un lato il punto di forza di Apple (che trae il meglio dell’integrazione dei dispositivi nel proprio ecosistema) dall’altro un punto debole dell’Apple Watch: lo smartwatch di Apple va utilizzato necessariamente in accoppiata con un iPhone (a partire dall’iPhone 5, passando per il 5S e il 5C, e arrivando ai nuovi iPhone 6 e iPhone 6 plus), il che taglia fuori fin da subito una grande fetta di pubblico, ovvero tutto il mondo Android. È vero che, come ha ricordato Tim Cook, ci sono già ora 200 milioni di iPhone che possono dialogare con l’Apple Watch (più tutti quelli che arriveranno dalle vendite dei nuovi modelli) ma questa scelta rende più arduo il compito previsto da alcuni analisti, che nei giorni scorsi avevano stimato vendite tra i 30 e i 60 milioni di pezzi già nel primo anno (i più cauti si sono fermati a 10 milioni).

Tecnologicamente parlando, i dettagli sono ancora pochi: sappiamo che Apple ha realizzato per il proprio Smartwatch un nuovo SoC denominato S1, sappiamo che la ricarica sarà induttiva tramite un apposito connettore magnetico (e il fatto che Tim Cook abbia detto che è un dispositivo da usare molto di giorno e ricaricare la notte, pone molti dubbi sull’autonomia dello stesso) e sappiamo che dovrebbe essere resistente all’acqua. Ma non sappiamo molto di più. La potenza e i dettagli tecnici del processore S1 sono ignoti, così come la reale autonomia, la risoluzione dello schermo, e qualsiasi altro dettaglio. Sappiamo però che Apple ha puntato molto anche sul fattore estetico , tant’è che all’evento sono stati invitati numerosi giornalisti del settore della moda: lo smartwatch di Cupertino arriva in tre diverse varianti, ognuna disponibile in due diverse colorazioni, con diverse tipologie di cinturino, e in due taglie differenti (idealmente da uomo il modello più grande da 42mm, e da donna quello più piccolo da 38mm).

Le tre varianti si differenziano fondamentalmente per i materiali: il modello standard, denominato semplicemente Apple Watch , è in acciaio (grigio o nero siderale) con lo schermo in zaffiro e diversi cinturini in pelle o metallo. L’ Apple Watch Sport ha invece la cassa in lega di alluminio (color argento o grigio siderale), lo schermo in vetro Ion-X, e il cinturino in una speciale gomma con diverse colorazioni (tutto pensato per essere il più leggero possibile). Il modello più “lussuoso” è invece l’ Apple Watch Edition , con cassa in oro giallo o rosa a 18 carati, cinturini a tema, e lo schermo nuovamente in zaffiro. Da sottolineare che anche i cinturini presentano diverse particolarità sia nel sistema di aggancio all’orologio, sia nel sistema di chiusura (perlopiù magnetico). Dei prezzi sappiamo solo che partiranno dai 349 dollari, che con tutta probabilità diventeranno 349 Euro, presumibilmente per il modello standard, in acciaio, da 38mm.

Apple è stata molto brava a non far trapelare nulla di tutto ciò fino a ieri sera, ma resta la domanda principale che ci siamo fatti a inizio articolo: riusciranno queste caratteristiche che abbiamo elencato a ridefinire il concetto di un dispositivo come lo smartwatch, di cui esistono ormai diversi modelli sul mercato? La risposta non è semplice, sia perché i dettagli tecnici dell’Apple Watch sono ancora troppo pochi, sia perché parliamo di un oggetto particolare: l’orologio è visto da molti come un accessorio di abbigliamento, e forse è anche per questo che Apple ha puntato molto su un aspetto esteriore vicino a quello di un orologio classico, con tanto di corona e vari quadranti che riproducono le sembianze di orologi tradizionali. C’è poi sempre il dilemma dell’utilizzo congiunto con l’iPhone: difficilmente una persona comprerà un iPhone al solo scopo di poter utilizzare anche l’Apple Watch, quindi il mercato dei potenziali acquirenti parte già da una posizione svantaggiata.

Questo non significa che le scelte fatte dalla casa della mela per il proprio non possano dettare nuove linee guida nel settore, anche perché gli sviluppatori potranno utilizzare le API WatchKit per ampliare le possibilità dell’Apple Watch. Ma se parliamo di unità vendute sarà difficile realizzare i numeri previsti dagli analisti. In ogni caso credo che un’idea più precisa potremo farcela quando avremo sott’occhio delle specifiche tecniche più dettagliate o, meglio ancora, quando i primi modelli saranno disponibili per essere provati nel pieno delle loro capacità. Chiuso l’argomento orologi torniamo all’inizio del keynote per presentare iPhone 6. Come ampiamente anticipato da indiscrezioni e fughe di notizie (che Apple, a differenza dello smartwatch, ha lasciato correre) iPhone 6 è arrivato in due diverse taglie “maggiorate” rispetto ai modelli rilasciati finora: iPhone 6 si presenta con una diagonale di 4,7 pollici, mentre iPhone 6 Plus arriva addirittura a 5,5 pollici. Il motivo di tale scelta è legato alla direzione in cui si sta muovendo il mercato, ma per gestire al meglio le dimensioni maggiorate (che vanno un po’ contro la filosofia di utilizzare il telefono con una sola mano) Apple ha introdotto due nuove funzionalità : la prima è la possibilità di “collassare” lo schermo verso il basso, così da rendere facilmente raggiungibili col pollice i pulsanti che si trovano nella parte superiore dello schermo; la seconda è quella di poter utilizzare iPhone 6 plus anche in modalità orizzontale , come se fosse un iPad, in modo tale da dare accesso anche alla modalità multicolonna per quelle applicazioni che ne fanno uso.

Continuando a parlare di display , visto che ci troviamo di fronte a due nuove dimensioni, non possiamo fare a meno di parlare anche delle due nuove risoluzioni introdotte per l’occasione. iPhone 6 mantiene la stessa densità di pixel dell’iPhone 5/5S/5C, ovvero 326ppi: per mantenere questa definizione, la risoluzione è stata portata da 1136×640 a 1334×750 pixel, il che consente di avere maggiore spazio per visualizzare più cose (per esempio tastiere con le scorciatoie per le funzioni o le punteggiature più comuni) oppure di zoomare la schermata e visualizzare le stesse icone con una dimensione maggiore. Il modello da 5,5″ arriva invece alla risoluzione full HD, 1920×1080, raggiungendo così una densità di pixel pari a 401ppi. I display dei nuovi iPhone sono stati migliorati anche sotto molti altri aspetti, come il contrasto, l’angolo di visione, e lo strato di polarizzazione. Ma la domanda che in molti si pongono è come verranno gestite queste tre differenti risoluzioni e la relativa frammentazione, in un mondo dove fino ad oggi tutto è rimasto legato a dimensioni standard? In realtà la situazione non cambia di molto se consideriamo che fino a ieri era ancora in vendita iPhone 4S (con proporzioni differenti) e se aggiungiamo iPad nel conteggio delle possibili risoluzioni disponibili (anche nella variante non-retina); in ogni caso la risposta a questa domanda sta nelle nuove API Metal presentate a giugno nel corso della WWDC, e nel nuovo linguaggio di programmazione (Swift) che dovrebbe semplificare questa gestione.

Tecnologicamente parlando, iPhone 6 è la naturale evoluzione del suo predecessore: processore Apple A8, che rallenta un po’ la curva di crescita ma offre comunque delle prestazioni significativamente superiori (+25 per cento) rispetto al suo predecessore, coprocessore di movimento M8 che ora include anche un altimetro barometrico (così da rilevare un ulteriore variabile di movimento) e autonomia migliorata , in modo limitato nel caso dell’iPhone 6, più consistente per il modello Plus. Il tutto è contenuto in un dispositivo di 6,9 o 7,1 millimetri di spessore, che vanno confrontati con i 7,6 dell’iPhone 5S o i quasi 9 millimetri del 5C.

Uno spessore così ridotto lascia sporgere la fotocamera , altro elemento oggetto di migliorie: pur mantenendo la risoluzione di 8 megapixel, il diaframma da f/2,2, e i pixel da 1,5 micron, la nuova tecnologia Focus Pixel (unita al processore ISP di Apple) consente di ottenere un autofocus migliore e più veloce, nonché una migliore stabilizzazione. Sul modello da 5,5″ la stabilizzazione è inoltre ottenuta anche a livello ottico, migliorando ulteriormente la situazione anche in condizioni di scarsa luce. Non mancano incrementi prestazionali come le riprese ad alta velocità a 240fps, il video 1080p a 60fps, le foto panoramiche da 43 megapixel e la funzione HDR anche per i video, nonché diverse migliorie sulla camera frontale (quella utilizzata per i selfie che vanno tanto di moda ultimamente). Alcune funzioni, come il Time Lapse o il controllo dell’esposizione, saranno poi legate all’uscita della nuova release di iOS, che coinvolgerà quindi anche i modelli precedenti (sempre che l’hardware supporti queste funzioni).

La novità più grossa dei nuovi iPhone arriva però dall’integrazione della tecnologia NFC e dal corrispondente servizio Apple-Pay. Le notizie relative a questa novità si trovano solo sul sito USA di Apple, in quanto il servizio sarà inizialmente disponibile solo negli USA. Apple ha stretto accordi direttamente con VISA, MasterCard ed American Express, per effettuare i pagamenti tramite iPhone 6. La carta di credito è quella associata all’account di iTunes, ma se ne possono aggiungere altre nell’applicazione Passbook. I dati vengono memorizzati in modo cifrato in un apposito chip denominato Secure Element, che entra in gioco insieme all’NFC generando un codice che viene validato un’unica volta per la transizione in corso; la transizione viene poi autorizzata tramite il Touch ID oppure anche attraverso l’Apple Watch (il che dovrebbe consentirne l’abilitazione anche con gli iPhone 5/5S/5C). Questo automatismo dovrebbe assicurare alti livelli di sicurezza e privacy, visto che nessuno viene in contatto con la carta di credito vera e propria (e quindi con il suo numero). Inoltre, in caso di furto o smarrimento, basta utilizzare “trova il mio iPhone” per sospendere o disabilitare questa tipologia di pagamenti.

A livello estetico iPhone 6 si presenta con le stesse varianti cromatiche dell’iPhone 5S (grigio siderale, argento, oro) e un profilo arrotondato che per certi versi si avvicina a quello del primo modello di iPhone del 2007. Curiosa la scelta dei tagli di memoria, con il modello entry-level da 16GB per poi passare direttamente al 64GB o alla nuova capacità da 128GB: probabilmente si tratta di un modo per spingere gli utenti a non comprare il modello base ma a rivolgersi quantomeno a quello intermedio. Per i prezzi si parte dai 729 Euro dell’iPhone 6 da 16GB fino a superare i 1000 Euro (per la precisione 1059) per il modello top da 5,5″ e 128GB. Negli USA è ordinabile a partire da venerdì con disponibilità al 19 settembre, mentre in Italia sarà ordinabile dal 26 settembre, con disponibilità la settimana successiva.

Come nota di contorno, l’evento Apple si è concluso con la presenza degli U2 sul palco, con tanto di “regalo” ai 500 milioni di utenti dell’iTunes Store del loro nuovo album “Songs of Innocence”. Al di fuori dell’evento possiamo invece osservare che il ritorno online degli store Apple ha visto l’ormai inevitabile sparizione dal listino dell’iPod classic e dell’iPhone 4S: un addio definitivo al connettore Dock a 30-PIN, agli schermi non-touch, e ai modelli di iPhone incompatibili con l’Apple Watch e con iOS8 (atteso per il 17 settembre).

La reazione della borsa è stata pressoché neutrale, con un leggero calo non necessariamente imputabile alla presentazione. I commenti, come al solito, si dividono: se per l’iPhone 6 c’è poco o nulla da aggiungere a quanto già si sapeva (incluso il fatto che una dimensione maggiore dello schermo dovrebbe attirare più clienti), per l’Apple Watch il pubblico si è diviso tra chi lo trova orrendo e chi meraviglioso, chi lo trova inutile e chi vede finalmente la giusta via per gli smartwatch. Personalmente trovo che Apple abbia iniziato col piede giusto e che con queste premesse si possa ottenere molto da un oggetto come lo smartwatch. Esteticamente mi aspettavo qualcosa di diverso, ma il punto più critico rimane l’autonomia: se davvero dovrà essere caricato ogni notte, questo sarà un punto cruciale del suo utilizzo. Non resta che attendere il 2015 per avere la possibilità di provarlo.

Domenico Galimberti
blog puce72

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Pubblicato il
10 set 2014
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