Cracker per gioco, galera per davvero

Cracker per gioco, galera per davvero

Un gruppo di smanettoni un po' troppo intraprendente è finito nei guai con la giustizia statunitense per un furto multi-milionario di dati riservati e segreti militari. Due degli accusati hanno già confessato
Un gruppo di smanettoni un po' troppo intraprendente è finito nei guai con la giustizia statunitense per un furto multi-milionario di dati riservati e segreti militari. Due degli accusati hanno già confessato

Erano penetrati nei network militari e commerciali rubando dati, informazioni e segreti militari per un valore totale di 100 milioni di dollari, e ora devono fare i conti con il maglio della giustizia a stelle e strisce: i cracker sono accusati di una lunga lista di reati potenzialmente forieri di un lungo, lunghissimo periodo da trascorrere nelle galere federali.

Il gruppo di cracker comprende elementi che vanno dai 18 ai 28 anni, spiega il Dipartimento di Giustizia USA (DoJ), ed è riuscito a compromettere le reti interne di grandi corporation hi-tech o impegnate nel mercato dei videogiochi (Microsoft Corporation, Valve, Epic Games); compromessa risulta anche la rete dell’Esercito.

Per quanto riguarda la proprietà intellettuale trafugata, invece, il DoJ elenca le versioni ancora in sviluppo dei giochi Gears of War 3 e Call of Duty: Modern Warfare 3, oltre al software di simulazione degli elicotteri d’assalto Apache in forze all’esercito, tra le prede più preziose conquistate dai giovani criminali informatici. Trafugate risultano anche informazioni “segrete” sulla console videoludica Xbox One prodotta da Microsoft.

Gli smanettoni devono ora rispondere di accuse quali frode, furto di identità, furto di segreti industriali, infrazione di copyright e altro ancora: tra i metodi utilizzati dai responsabili ci sono attacchi a base di SQL injection, appropriazione delle credenziali di accesso appartenenti ai dipendenti delle aziende colpite o ai contractor e altro ancora.

Due dei giovani incriminati, incluso il 22enne David Pokora attivo al di fuori degli Stati Uniti, hanno apparentemente già confessato il proprio coinvolgimento nell’operazione; al momento le autorità USA hanno sequestrato refurtiva (denaro contante e non solo) pari a 620mila dollari mentre le indagini sono tuttora in corso.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
2 ott 2014
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