Ammazza-blog, a volte ritornano

Ammazza-blog, a volte ritornano

Si rivede al Senato il famigerato DDL su rettifiche e multe per i giornalisti. Al centro degli emendamenti più pesanti soprattutto i siti online
Si rivede al Senato il famigerato DDL su rettifiche e multe per i giornalisti. Al centro degli emendamenti più pesanti soprattutto i siti online

Un tempo era l’ammazza-blog, ora lo chiamano DDL Lochness per le sue qualità di resilienza e persistenza: al Senato riappare il disegno di legge che punta a riformare la legge 47 del 1948 (Disposizioni sulla stampa), neutralizzato solo un anno fa nei suoi propositi più nefasti soprattutto per i blog, e che sta per essere discusso in aula. Il problema sono i nuovi emendamenti che sono stati proposti: le conseguenze in termini di fattività delle rettifiche e la portata delle possibili pene per i giornalisti sono ancora una volta una potenziale minaccia per la libertà d’espressione.

Il DDL in questione tormenta la rete dal 2009 . Dopo l’ultimo riesame, che aveva nel complesso ristretto il campo di applicazioni alle testate giornalistiche propriamente dette e messo al sicuro i blog da obblighi eccessivamente pedanti, gli emendamenti ripresentati a Palazzo Madama sembrano nuovamente esacerbare la situazione: niente carcere tra le pene previste, ma multe salate (fino a 50mila euro), responsabilità in solido di direttore e vicedirettore (anche in presenza di pezzi firmati) e ancora una volta criteri di rettifica di complicata applicabilità che vanno a inquinare un quadro già di per sé non molto nitido.

Resta in piedi il concetto di “coscienza di falsità”, ovvero la diffusione deliberata di informazioni non veritiere da parte del giornalista, come aggravante: è in questi casi che la pena pecuniaria passa dai 10mila euro previsti a 50mila, moltiplicata cinque volte per scoraggiare l’attribuzione di azioni o dichiarazioni non verificabili all’interno di un articolo. Quando poi arrivi una richiesta di rettifica, essa andrebbe pubblicata tasativamente entro 48 ore e senza alcun commento, seguendo un criterio puntuale di impaginazione e offrendo visibilità analoga all’articolo originario: in caso di mancata ottemperanza si potrà ricorrere al giudice, a cui spetterà il compito di irrogare la sanzione pecuniaria, avvisare prefetto e Ordine dei Giornalisti . L’OdG, infine, dovrebbe provvedere anche alla sospensione fino a 6 mesi nel caso in cui si verifichino tali circostanze. Ma ci sono anche emendamenti che prevedono la responsabilità per i commenti postati da altri su un sito, e in talune circostanza anche i comuni blogger (oltre ai giornalisti e alle testate registrate) potrebbero essere compresi nella portata di tale modifica.

Se la rettifica non fosse abbastanza, alcuni degli emendamenti presentati prevedono in alternativa (o in aggiunta) la cancellazione di tutti i dati personali e informazioni ritenute diffamatorie presenti nei “siti internet” e persino “dai motori di ricerca”, facoltà che spetta al diretto interessato come ai suoi eredi. In un attimo riaffiora il tormentone bavaglio : trattandosi solo di emendamenti a un DDL ancora da discutere in aula al Senato (e per questo ci sarà da attendere almeno un altro paio di settimane) forse è prematura, ma vale la pena drizzare le antenne e tenere ancora sotto controllo questo provvedimento nel corso del suo iter parlamentare.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
10 ott 2014
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