iPhone 6 Plus, prova su strada

iPhone 6 Plus, prova su strada

Il phablet di Apple è decisamente diverso dal suo fratello minore da 4,7 pollici. Il risultato è un prodotto differente da quanto gli utenti iPhone erano abituati a usare
Il phablet di Apple è decisamente diverso dal suo fratello minore da 4,7 pollici. Il risultato è un prodotto differente da quanto gli utenti iPhone erano abituati a usare

È diventato un autentico tormentone, che non ha risparmiato divertente ironia nei confronti di Apple: iPhone 6 Plus, il phablet da 5,5 pollici presentato lo scorso mese dall’azienda di Cupertino, è un telefono decisamente grande rispetto ai canoni fin qui adottati da Jony Ive nel design dei melafonini . La motivazione, o le motivazioni, dietro questa scelta non sono facilmente intuibili: un telefono dalle dimensioni così generose diventa un problema per la portabilità e l’ergonomia, senza contare i risvolti sul piano economico e della solidità del prodotto da molti detrattori addotti come svantaggi.

Vale la pena sgombrare subito il campo da alcuni dei principali argomenti a sfavore di iPhone 6 Plus. Iniziamo dal più discusso, la solidità del prodotto messa in dubbio dal cosiddetto #bendgate di cui si è ampiamente parlato anche sulle pagine di Punto Informatico : sostenere che iPhone 6 Plus sia un telefono prono a deformazioni irreparabili durante l’uso comune è decisamente un’affermazione eccessiva, anche per chi non mostri particolare cura nel modo in cui si porta dietro l’apparecchio. Sì, il phablet di alluminio di Apple è molto sottile ed è potenzialmente più fragile di altri prodotti: la forza necessaria a piegarlo con le mani tuttavia non è neanche lontanamente accostabile a quanto si fa comunemente con un telefono, e tenerlo nella tasca anteriore dei jeans (ammesso che c’entri, non è così scontato con certi modelli di pantaloni) è molto improbabile che possa causarne la deformazione. Se due settimane di utilizzo del prodotto non bastano come prova, vale la pena dare un’occhiata a quanto hanno fatto in laboratorio (seppure non si tratta di esperimenti privi di qualche punto debole) sia la statunitense Consumer Report che l’italianissima Altroconsumo .

iPhone 6 Plus non è un telefono rugged e non è un crash test dummy : è un prodotto di elettronica di consumo che può arrivare a costare più di 1.000 euro e va trattato con lo stesso riguardo riservato a qualsiasi oggetto di questo tipo. A nessuno verrebbe in mente, durante un trasloco, di appoggiare sul proprio schermo piatto da 50 pollici una scatola piena di libri: lo stesso vale per iPhone 6. Se cade a terra, se viene lasciato al sole nella macchina, se viene schiacciato da un peso si rovinerà. Detto questo, utilizzandolo normalmente non ci saranno problemi : maneggiandolo come un costoso device fatto di alluminio (un metallo prono a graffiarsi) con all’interno rinforzi di titanio e acciaio che però non possono fare miracoli, e vetro (del tipo rinforzato), non si avranno problemi particolari durante la vita utile dell’apparecchio. Come qualsiasi altro oggetto utilizzato senza riguardi per le sue capacità, invece, subirà dei danni più o meno seri.

Archiviata la pratica #bendgate , l’altra grande differenza di iPhone 6 Plus rispetto al passato sono le dimensioni: lo schermo da 5,5 pollici impone misure notevoli di 158,1×77,8 millimetri, mentre lo spessore resta piuttosto contenuto in 7,1mm. Le scelte di design di Apple fanno sì che l’apparecchio abbia una cornice significativa attorno allo schermo , soprattutto per ospitare il tasto circolare Home (che fa anche da lettore di impronte) nella parte bassa: questo significa che il nuovo Nexus 6 appena presentato da Google , che pure monta uno schermo dalla diagonale ancora superiore, abbia dimensioni solo di poco maggiori (159,3x83mm), anche grazie al design molto ben congegnato da Motorola per il suo Moto X – da cui il Nexus deriva – che lo rende in proporzione più compatto della concorrenza. A ben guardare, le dimensioni sono il principale tallone d’Achille del 6 Plus: solo una minoranza degli utenti potrà utilizzarlo comodamente con una mano soltanto, mentre per tutti gli altri alcune operazioni riusciranno molto scomode se si preferisce (o è impossibile) non utilizzare entrambe le mani per controllarlo. Per non parlare del fatto che tutti i telefoni assimilabili alla categoria phablet pongono altri piccoli e grandi problemi nella vita di tutti i giorni : non entrano nella tasca di molte giacche, non entrano nella tasca di molti pantaloni, complicano quindi un po’ la vita per chi non sia solito portarsi dietro borsa o borsello durante le proprie uscite.

È in questo senso che il fratello minore iPhone 6 , il modello da 4,7 pollici, è decisamente un prodotto più riuscito del Plus: tra 4,5 e 5 pollici c’è probabilmente il miglior compromesso in fatto di dimensioni dello schermo ed ergonomia, senza contare che un phablet risulta anche un po’ ridicolo in fase di chiamata con il device accostato alla testa. La qualità di ascolto tramite la capsula e voce raccolta dal microfono (anche il 6 Plus monta un secondo microfono per la soppressione dei rumori ambientali) è ottima, tra le migliori in circolazione: ma ciò non toglie che l’apparecchio sia davvero enorme, rispetto alle mani e anche accostato al viso. In ogni caso, il design adottato (a “saponetta”) rende comunque maneggiabile il device: forse con la cover il risultato è anche migliore, anche grazie al materiale meno liscio di cui è composta. Questioni estetiche a parte, lo schermo da 5,5 pollici in risoluzione fullHD ha comunque i suoi vantaggi: non tanto sul piano dell’utilizzo dell’interfaccia standard, che di fatto non trova particolare giovamento dallo spazio in più visto che si limita a utilizzare elementi più grandi per la UI, quanto durante la fruizione dei contenuti sia attraverso il browser per la navigazione Internet, sia durante la riproduzione di filmati. La densità di 401ppi si vede tutta e la resa dei colori è molto ben bilanciata, non brillante come quella dei Samsung AMOLED ma decisamente migliorata rispetto allo stesso iPhone di un paio di generazioni fa. La nuova modalità “panoramica” attivabile ruotando in orizzontale lo schermo, poi, è una comoda aggiunta che avvicina iPhone a iPad nell’utilizzo di app come quella per la posta elettronica: questo è un frangente nel quale le dimensioni contano, e se l’acquirente potenziale di iPhone prevede di usarlo molto per la posta elettronica dovrebbe seriamente tenere in considerazione il Plus, il suo schermo e la tastiera estesa che mette a disposizione.

Un altro serio vantaggio della dimensione accresciuta del Plus è la batteria: da quando esiste iPhone l’autonomia è stata sempre un cruccio condiviso con tutti gli altri smartphone, sebbene parecchi marchi che utilizzano Android abbiano nel tempo sviluppato modalità di risparmio energetico per allungare la vita ad ogni singola carica. Con iPhone 6 Plus finalmente questa faccenda viene affrontata con un approccio soddisfacente: nonostante lo spessore ridotto, la batteria integrata da quasi 3.000mAh garantisce un’autonomia davvero insperata fino a poche settimane fa , riuscendo a sfiorare anche due intere giornate senza toccare una presa di corrente (il massimo raggiunto in questi giorni è stato 50h senza ricaricare). Il prezzo da pagare in questo caso sono i tempi di ricarica davvero lunghi con l’alimentatore standard fornito nella confezione: una mano in questo caso può darla l’alimentatore Apple per iPad, quello che eroga 2 ampere invece di 1, con il quale iPhone 6 Plus è in grado di caricarsi molto più rapidamente.

Giochi, film, streaming, tutte le attività che impegnano severamente il processore e le altre parti hardware (in particolar modo lo schermo) incidono seriamente sul risultato finale: ma anche telefonando per almeno 20-30 minuti al giorno, ricevendo messaggi in push, navigando saltuariamente, guardando dei video, giocando un po’, controllando la posta e pure tracciando in continuo la propria attività fisica col terminale (tramite l’app Salute o con le alternative come Moves o UP : in questo caso il coprocessore M8 dà una grossa mano), si riesce agevolmente ad arrivare a fine giornata con un ottimo margine di carica residua che può consentire qualche extra imprevisto, come una navigazione GPS anche su tratti superiori ai 30 minuti (una mossa che da sola sui vecchi iPhone poteva stroncare la durata residua). È forse questo il modo migliore di interpretare iPhone 6 Plus rispetto a tutti gli altri iPhone mai prodotti da Apple: chi è in cerca di un telefono capace di coprire agevolmente una giornata di lavoro, che non lo abbandoni nel mezzo di una chiamata o mentre controlla la posta elettronica, e che sia disposto a sacrificare la maneggevolezza a fronte di una migliore interfaccia per alcune specifiche applicazioni (tipicamente quelle legate alla produttività), allora non deve avere dubbi e scegliere il phablet di Cupertino in luogo dello smartphone.

Tutti gli altri faranno bene invece a dirottare le proprie attenzioni altrove: a listino ci sono il valido iPhone 6, l’altrettanto valido 5S e il più attempato 5C (che altro non è altro che il vecchio iPhone 5 con una cover posteriore colorata). Il 6 in particolare condivide praticamente ogni particolare con il 6 Plus, compreso il nuovo design e ogni altra parte dell’hardware con la sola eccezione della stabilizzazione ottica per la fotocamera posteriore: che funziona molto bene, va detto, nel phablet della Mela, e le foto scattate con questo smartphone ormai sono sorprendenti non fosse altro per la capacità di produrre immagini accettabili anche in condizioni complicate controluce o in luce scarsa.

Secondo una certa corrente di pensiero, iPhone 6 Plus potrebbe essere un ottimo smartphone per i videogiocatori: anche in questo caso, iPhone 6 potrebbe essere la scelta migliore per un motivo facilmente spiegabile. I due terminali condividono la stessa CPU e la stessa GPU , integrati nel SoC A8 a 64bit disegnato dalla stessa Apple: questo significa che la stessa grafica PowerVR G6450 dovrà in un caso gestire una risoluzione 1920×1080 (iPhone 6 Plus) e nell’altro 1334×750 (iPhone 6), ed è evidente che questo potrebbe costituire un limite in certe situazioni per le capacità computazioni dell’unità e i consumi necessari a effettuare rendering con risoluzione maggiore (non a caso il nuovo iPad Air 2 monta una versione potenziata del SoC, l’A8X). Alcuni benchmark sembrano confermare questa ipotesi, anche se nel complesso per ora le performance tra i due device possono ritenersi equivalenti. Infine, va aggiunto che i videogame più complessi devono essere ottimizzati per il nuovo formato: il caso di Real Racing 3 , che all’esordio di iPhone 6 Plus stentava con frame-rate insufficiente ed evidenti difficoltà ma che ha recuperato rapidamente con un aggiornamento, dimostra questa necessità. Senza contare che chi decida di sfruttare la tecnologia Metal per ottimizzare il proprio codice otterrà vantaggi significativi per quanto riguarda effetti grafici e complessità delle scene riproducibili.

Conclusioni
Le novità introdotte con questa generazione di iPhone, già ampiamente descritte da Domenico Galimberti nella recensione dell’iPhone 6 , restano pressoché invariate con il modello Plus: tecnicamente, nonostante la differenza in frequenza che il SoC registra rispetto alla concorrenza (1,4GHz contro gli oltre 2 dei vari Qualcomm Snapdragon serie 800) e solo 1GB di RAM installato, Apple A8 tiene il passo di ogni altro smartphone ora in circolazione e addirittura in alcuni contesti risulta il più veloce della piazza. La situazione cambierà sicuramente nei prossimi mesi, quando le soluzioni ARM di altre aziende effettueranno definitivamente la transizione a 64bit, ma difficilmente ci sarà una differenza macroscopica sul piano pratico tale da scoraggiare seriamente chi desidera a tutti i costi uno smartphone di Cupertino.

Ci sono tre differenze pratiche tra iPhone 6 e iPhone 6 Plus: le dimensioni (dell’unità e dello schermo), la batteria, la stabilizzazione ottica della fotocamera (OIS). Tolte queste tre, le unità sono perfettamente identiche: chi però sa già di aver bisogno di più energia per il suo tipico utilizzo dello smartphone, e chi punta a impiegare il dispositivo soprattutto per lavoro, dovrebbe tenere seriamente in considerazione queste differenze se sta optando per l’acquisto di un iPhone. A ben vedere, sono proprio queste le persone per cui iPhone 6 Plus è stato pensato e realizzato: manager e liberi professionisti che trascorrono molta parte della loro giornata lontano da una presa di corrente e che hanno bisogno di spazio ed energia per fare il proprio lavoro. In questo senso si spiega anche l’abbandono della memoria da 32GB a favore dei tagli da 64 e 128: 16GB sono ormai davvero pochi, soprattutto visto che iOS 8 non è proprio magro come sistema operativo, e probabilmente anche per semplificare la produzione e ampliare l’economia di scala a Cupertino hanno deciso per questo cambio. A meno di casi particolari, optare per i più capienti (e costosi) modelli di iPhone 6 è caldamente consigliato.

La questione fotografica è tutto sommato una differenza esigua, visto che comunque iPhone 6 offre un meccanismo analogo solo implementato via software: ovviamente tale surrogato è efficace soprattutto negli scatti fotografici, mentre nelle riprese video la differenza è più evidente. Si tratta però pur sempre di uno smartphone, e nonostante sia davvero impressionante il miglioramento ottenuto nelle foto scattate anche in condizioni di luce difficile (l’HDR viene in soccorso) bisogna pur ricordarsi che quello che si tiene in mano non è una macchina fotografica o una videocamera propriamente detta. Ciò detto i video e le foto ottenuti con il sensore 8 megapixel e la lente f/2,2 sono ottimi per la classe del dispositivo : difficile credere che una scelta tra 6 e 6 Plus possa essere orientata solo dalla OIS, tanto più che per un singolo dettaglio ci si ritroverebbe con un terminale decisamente più ingombrante rispetto a quello da 4,7 pollici.

Tirando le somme, iPhone 6 Plus è senza dubbio una strada interessante che Apple prova a battere: un prodotto che si piazza a metà tra iPhone e iPad, e che sarà suscettibile di evoluzioni e cambiamenti già a partire da una possibile seconda versione l’anno prossimo. Forse la strada da battere, più che questi enormi schermi che consumano tanta energia, sarebbe quella di un prodotto con dimensioni paragonabili a quelle del Nexus 5 o dello stesso iPhone 6 liscio, magari con qualche frazione di millimetro in più di spessore per fare spazio a una batteria più capiente: riunire cioè le qualità di uno schermo da 4,7 o 5 pollici, ad alta risoluzione, con una batteria equivalente a quella dei phablet. L’interfaccia orientabile di iOS 8 su iPhone 6 Plus è invece un’ottima idea: resta da vedere quanto sarà sfruttata e come dagli sviluppatori, ma se si considera che l’utente ideale di questo prodotto dovrebbe essere un professionista che lavora con lo smartphone le scelte di design adottate da Apple hanno assolutamente senso. Il prezzo, consistente e superiore pure a quello della concorrenza, d’altronde sembra proprio orientare in questo senso l’offerta: Apple vende, come è consuetudine dire, un’esperienza d’uso più che il mero hardware, e in questo caso ha creato un listino che spazia dall’esperienza di base offerta da iPhone 5C, fino agli utilizzi più estremi e specialistici di iPhone 6 Plus.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 22 ott 2014
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