Apple condannata per il brevetto anni '90

Apple condannata per il brevetto anni '90

Un giudice del Texas da ragione alla ricorrente Mtel. La sua proprietà intellettuale (scaduta) sulla tecnologia di messaggi a mezzo cerca-persone è sfruttata dai moderni instant messenger
Un giudice del Texas da ragione alla ricorrente Mtel. La sua proprietà intellettuale (scaduta) sulla tecnologia di messaggi a mezzo cerca-persone è sfruttata dai moderni instant messenger

Apple è stata condannata per violazione di proprietà intellettuale dalla Corte distrettuale dell’East Texas: ad essere sfruttati indebitamente nella produzione di dispositivi mobile con la Mela sarebbero brevetti legati ai cerca-persona. A denunciarla era stata Mobile Telecommunications (Mtel) in forza di 6 brevetti, alcuni di questi oltretutto scaduti: il detentore ha comunque il diritto di chiedere il pagamento fino a 6 anni di royalty passate.

Mtel ha anticipato il mercato mobile brevettando negli anni novanta una serie di tecnologie avveniristiche incorporate nei suoi cerca-persone SkyTel 2-WAY ed ora è diventata un’azienda di licensing controllata da United Wireless Holdings . In questa veste dal 2012 ha denunciato anche Amazon, AT&T, Blackberry, Clearwire, Leap Wireless, LG Electronics, Sprint Nextel, HTC, ZTE, T-Mobile, Samsung e United Parcel Service: tutti casi che saranno ascoltati dalla stessa corte distrettuale texana particolarmente favorevole ai detentori di brevetti.

Secondo Apple l’azienda avrebbe cercato di rivendicare per sé qualsiasi tipo di innovazione del settore, dalle emoticon alla gestione dei calendari online: tecnologie su cui non avrebbero dovuto essere concessi brevetti fin dall’inizio.

Eppure, per quella che sembrerebbe una tecnologia che ha ormai segnato il suo tempo, una vestigia del passato uccisa proprio dai telefonini, Apple sarà ora costretta a pagare pagare 23,6 milioni di dollari . Una decisione che non può non far preoccupare anche gli altri accusati da Mtel che potrebbero trovarsi con un nuovo licensor a cui dar da vivere, ma contro cui è plausibile aspettarsi il ricorso in appello da parte di Apple.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
19 nov 2014
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