Internet, tra diritti e minacce

Internet, tra diritti e minacce

I cittadini della Rete sono consapevoli dei rischi online, dei pericoli per la privacy e dei possibili attacchi informatici: sono ancora pochi, però, coloro che si adoperano per mettersi al sicuro
I cittadini della Rete sono consapevoli dei rischi online, dei pericoli per la privacy e dei possibili attacchi informatici: sono ancora pochi, però, coloro che si adoperano per mettersi al sicuro

Gli utenti sono informati delle minacce della Rete, tanto che ombre e timori della vita reale si sono quasi completamente traslate nel mondo online: temono i furti nei propri conti bancari, l’accesso illegale alla propria corrispondenza e nutrono una certa sfiducia nei confronti di governi troppo invadenti.

A spiegarlo è lo studio condotto da Ipsos per il Centre for International Governance Innovation canadese (CIGI) su privacy, diritti umani e abitudini in rete, che mette altresì in luce come vi sia una sostanziale mancanza di fiducia nei confronti della sicurezza informatica ed una certa preferenza (74 per cento degli intervistati) per il modello di gestione di Internet multi-stakeholder, cioè basato sulla collaborazione tra più soggetti pubblico-privati, capace di offrire più garanzie.

Lo studio – in generale – cerca di fotografare le abitudini dei cittadini della Rete a livello mondiale, cercando solo in una fase successiva di zoomare sulle singole nazioni: per farlo ha effettuato un sondaggio su un campione di 23mila persone da Australia, Brasile, Canada, Cina, Egitto, Francia, Germania, Regno Unito, Hong Kong, India, Indonesia, Italia, Giappone, Kenia, Messico, Nigeria, Pakistan, Polonia, Sud Africa, Corea del Sud, Svezia, Tunisia, Turchia e Stati Uniti.

Lo studio parte dalla considerazione che l’83 per cento degli intervistati ritiene che la disponibilità di connessioni a prezzi accessibili sia un diritto umano .

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Il 60 per cento, poi, ha avuto notizia delle intercettazioni illegali condotte dall’intelligence statunitense e forse anche in conseguenza di questo il 64 per cento è ora più preoccupato della privacy online rispetto ad un anno fa . Il 72 per cento degli intervistati, inoltre, è preoccupato che le grandi istituzioni del proprio paese possano essere oggetto di cyberattacchi da parte di un’organizzazione terrorista o uno Stato straniero ed una percentuale poco inferiore – il 64 per cento – è preoccupata delle censure online da parte degli stati e solo il 47 per cento si fida del proprio governo nell’amministrazione di Internet.

Al contrario, per il 41 per cento degli utenti la possibilità che le proprie informazioni siano minacciate online è così labile da non esserci la necessità di preoccuparsi .

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A livello nazionale, in realtà, la varietà è notevole , per cui la media a livello mondiale non può che essere considerata un quadro di riferimento poco efficace: il 94 per cento dei tedeschi intervistati è per esempio al corrente delle rilevazioni di Edward Snowden, contro il 76 per cento degli statunitensi ed il 14 dei netizen del Kenya.
Al contrario, a mettere a frutto tale consapevolezza sono i messicani ed i cinesi, che nel 69 per cento dei casi hanno cercato di informarsi sulla crittografia e hanno cercato di migliorare la propria sicurezza online. Da questo punto di vista, al contrario, sono solo il 36 per cento degli intervistati statunitensi a far tesoro della lezione di Snowden .

Per quanto riguarda l’ Italia solo il 55 per cento degli intervistati è più preoccupato rispetto all’anno scorso. Appena il 26 per cento degli intervistati ritiene che online i propri dati siano al sicuro, ed il 71 per cento teme attacchi informatici ai propri account online.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
25 nov 2014
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