Uber, strade chiuse

Uber, strade chiuse

Il servizio è stato bloccato anche in Spagna e Thailandia, e si trova a dover affrontare le autorità anche in California ed in Brasile
Il servizio è stato bloccato anche in Spagna e Thailandia, e si trova a dover affrontare le autorità anche in California ed in Brasile

Anche la California e Rio de Janeiro hanno puntato il dito contro Uber e la sua gestione delle licenze di guida e della sicurezza dei passeggeri.

I procuratori generali di San Francisco e di Los Angeles, in particolare, si sono uniti per denunciare Uber e l’ analogo servizio Lyft “per dichiarazioni false e forvianti ai propri clienti” e per i viaggi offerti da e per l’aeroporto, regolamentati da un permesso ad hoc. Mentre Lyft, l’altra app dedicata agli spostamenti in città ed in particolare alla possibilità di condividere un passaggio fra sconosciuti, ha deciso di raggiungere un accordo con le autorità, offrendo loro la possibilità di verificare i suoi accordi di licenza ed accettando di non offrire il suo servizio presso gli aeroporti a meno che non ottenga un permesso specifico per farlo, Uber promette battaglia.

Secondo le autorità di San Francisco e Los Angeles – oltre al passaggio offerto dall’aeroporto di San Francisco al costo aggiuntivo di 4 dollari – il problema del servizio di trasporto privato gestito via app è che inganna i possibili utenti affermando di effettuare “controlli all’avanguardia sul background degli suoi autisti” (per cui oltretutto fa pagare agli utenti un dollaro extra): il sistema di gestione delle informazioni sarebbe in realtà facilmente aggirabile dai candidati autisti attraverso l’ottenimento di un documento falso. Al contrario Uber dovrebbe dotarsi di un sistema di riconoscimento basato sulle impronte digitali .

Si allargano così ancora i fronti di polemiche per l’app del car sharing che dopo le vicissitudini legali negli Stati Uniti, in Francia, in Germania ed in Italia e lo scontro con i tassisti di mezzo mondo si è guadagnata l’attenzione con una montagna di polemiche a causa delle dichiarazioni off-the-record del suo consulente Ian Osborne che prometteva di gettar fango sui giornalisti scomodi. Da ultimo Uber ha incassato poi la denuncia delle autorità di Portland, che l’accusa di condurre un servizio di trasporto illegale ed il blocco da parte delle autorità di Nuova Delhi in seguito alla denuncia di stupro nei confronti di uno dei suoi autisti.

Nel frattempo le autorità di Rio de Janeiro hanno minacciato di sequestrare le auto che offrono il servizio di Uber e anche Spagna e Tailandia hanno disposto misure di blocco nei confronti del servizio della startup a stelle e strisce: in entrambi i paesi lo stop (che in Thailandia si limita ai veicoli in possesso di privati) è arrivato con la sentenza di un tribunale preoccupato dalla mancanza di permessi comparabili a quelli dei taxi, con cui il servizio è considerato in competizione diretta.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
10 dic 2014
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