Regolamento AGCOM, adeguamento senza processo

Regolamento AGCOM, adeguamento senza processo

La procedura instaurata presso il Garante porta nella maggior parte dei casi gli ISP ad cedere volontariamente alle richieste. Sparisce il contraddittorio. Polemica sulla fonte dei dati sull'efficacia del provvedimento comunicati da AGCOM
La procedura instaurata presso il Garante porta nella maggior parte dei casi gli ISP ad cedere volontariamente alle richieste. Sparisce il contraddittorio. Polemica sulla fonte dei dati sull'efficacia del provvedimento comunicati da AGCOM

AGCOM ha presentato i numeri sui primi risultati dell’applicazione del regolamento sul diritto d’autore online aggiornati al 30 novembre scorso. Dalla sua entrata in vigore oltre due milioni e mezzo di file musicali e più di un milione di file audiovisivi illegali sono stati inibiti alla fruizione .

Nel dettaglio sono pervenute all’Autorità 142 istanze di rimozione da parte degli aventi diritto, al netto di quelle compilate e non perfezionate secondo la procedura informatizzata presente sul sito ddaonline.it : di queste, la maggior parte ha riguardato opere fotografiche (il 33 per cento) e audiovisive (il 32 per cento) e solo due istanze hanno riguardato i servizi di media audiovisivi. I procedimenti avviati sono stati 95, alcuni dei quali risultano dalla riunione di più istanze: di questi il 71 per cento è stato istruito con rito ordinario (che prevede una durata massima di 35 giorni lavorativi) e il 29 per cento con rito abbreviato (12 giorni lavorativi di durata massima), in ragione della gravità della lesione dei diritti di sfruttamento economico delle opere segnalate o del carattere massivo della violazione.

Il 29 per cento è sfociato nell’adozione da parte dell’Autorità di un ordine di blocco a livello DNS dei siti segnalati ed appena un 9 per cento è stato archiviato dalla Commissione competente. Tuttavia il dato più rilevante riguarda i procedimenti pervenuti a conclusione con adeguamento spontaneo da parte dei destinatari della comunicazione di avvio: oltre il 60 per cento.

A sottolineare questo dato è per esempio la deputata della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni Mirella Liuzzi: “I dati dimostrano che i provider abbiano rimosso i contenuti attraverso il c.d. adeguamento spontaneo senza consentire neanche quel minimo contraddittorio con l’uploader previsto solo in via eventuale dal regolamento. Forme di autocensura prevedibili che devono far riflettere sul livello di libertà garantito in rete dagli operatori”. Inoltre manca ad oggi del tutto la promozione dell’offerta legale e l’elaborazione di strumenti alternativi di enforcement come il follow the money : l’altro pilastro su cui si sarebbe dovuto basare l’enforcement.

Ancora più dubbioso Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider, che punta il dito anche sulle modalità di raccolta dei dati: “Leggo con stupore il comunicato stampa diffuso dall’AGCOM il 12 dicembre in materia di diritto d’autore online. Le stime non sono di AGCOM ma della FIMI”.

Bortolotto spiega che era presente alla presentazione delle stime e che il numero di opere inibite sono emerse in quella sede da una diapositiva proiettata da Enzo Mazza, portavoce FIMI (Federazione degli editori musicali): parte in causa, in quanto componente delle organizzazioni che ottengono da AGCOM gli ordini di inibizione. L’Autorità – riferisce il presidente di Assoprovider – “non sembrava essere a conoscenza di alcun dato su quel numero né sull’impatto del Regolamento, e non ha presentato alcuna analisi economica sull’impatto del Regolamento prima o successivamente all’entrata in vigore dello stesso”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
16 dic 2014
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