Bearshare nel vortice dello spyware

Bearshare nel vortice dello spyware

di Marina Mirri. Chiunque utilizzi il client Gnutella da dietro un firewall se ne accorge un istante dopo aver attivato il software... In altre parole Bearshare vende la privacy dei suoi utilizzatori a società di raccolta dati
di Marina Mirri. Chiunque utilizzi il client Gnutella da dietro un firewall se ne accorge un istante dopo aver attivato il software... In altre parole Bearshare vende la privacy dei suoi utilizzatori a società di raccolta dati


Roma – La diffusione dei software che ci spiano procede speditamente e interessa ogni giorno nuove applicazioni di largo utilizzo. Non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo ancora una volta, se non fosse che l’ultimo programma che ha deciso di iniziare a spiarci è un o di quelli dai quali non ci saremmo aspettati scelte del genere. Alludo a Bearshare , client di filesharing Gnutella che si è rapidamente e giustamente guadagnato un ampio numero di utilizzatori in tutto il mondo per la sua facilità d’uso e per l’efficacia.

Le ultime versioni del software P2P della FreePeers inc. contengono, infatti,un paio di spyware che non faranno troppo piacere alle migliaia di utilizzatori del programma. Si tratta delle ormai note applicazioni Savenow e Onflow che Bearshare installa più o meno nascostamente nel nostro PC e che si occupano di trasmettere dati sulle nostre navigazioni alle loro case madri.

Chiunque utilizzi Bearshare da dietro un firewall se ne accorge un istante dopo aver completato la messa in opera del software. In altre parole, Bearshare vende la privacy dei suoi utilizzatori a società di raccolta dati.

Non contenta di fare questo in maniera discretamente sotterranea (nelle FAQ del programma non vien fatto alcun riferimento a queste piccole applicazioni e se ne parla solo poco e male nelle minute clausole del “License Agreement”), sempre nelle ultime versioni del software, Vincent Falco, il buon Vinnie creatore di Bearshare, ha incorporato anche un plugin per i domini paralleli creati da new.net , che consente di renderli raggiungibili automaticamente dagli utilizzatori dei PC nei quali Bearshare è stato installato. Anche in questo caso il software P2P ha venduto una parte dello spazio riservato al suo programma esattamente come se fosse un veicolo pubblicitario, con la piccola differenza che le applicazioni in questione girano in background e, nel caso del plugin per i domini di new.net, mettono a concreto rischio la stabilità del sistema operativo nel quale vengono installati.

Per quanto riguarda la disinstallazione di Savenow e Onflow, una volta resisi conto del fatto che il proprio PC è stato infettato, la soluzione migliore è ancora una volta quella di utilizzare un software antispyware come AD-aware della Lavasoft .

Per il resto invece sembra non ci sia troppo da dire se non che “Bearshare è entrato nel business”. Si tratta di una scelta comune che nel caso di software nati e sviluppati in ambito open source va forse sottolineata in maniera più puntuale. Perchè non c’è nulla di peggio che veder cavalcare i luoghi comuni del diritto all’accesso, della comunità Internet, della libertà di espressione da chi invece pensa a tutt’altro.

Ed anche tutta la comunità degli estimatori nostrani di Bearshare, quella che sta dietro alla versione italiana del programma e a portali simil-slashdot tipo ABCtella , forse potrebbe fare un piccolo esame di coscienza e dare un segno minimo di maturità informando, chi si accinge a scaricare Bearshare, di tutte le features che contiene. Si dovrebbe scriverlo grande perché gli utilizzatori sappiano bene a cosa vanno incontro. Anche quelli che non sanno l’inglese. Anche quelli che pensano che spyware sia qualcosa che ha a che fare con un film di James Bond.

Marina Mirri

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Pubblicato il 5 mag 2001
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