CES2015/ Samsung e Intel per gli oggetti connessi

CES2015/ Samsung e Intel per gli oggetti connessi

La kermesse di Las Vegas invasa dal nuovo mantra degli oggetti interconnessi, con i colossi della tecnologia che presentano le rispettive offerte per il nascente mercato dei nuovi gadget. Che suscita anche preoccupazioni
La kermesse di Las Vegas invasa dal nuovo mantra degli oggetti interconnessi, con i colossi della tecnologia che presentano le rispettive offerte per il nascente mercato dei nuovi gadget. Che suscita anche preoccupazioni

Fra i principali protagonisti del CES di Las Vegas del 2015 c’è l’insieme di tecnologie che abbracciano la Internet delle Cose ( IoT ), il nuovo “fenomeno” dell’elettronica di consumo su cui aziende grandi e piccole scommettono per garantirsi succulente opportunità di business da qui ai prossimi anni.

Ognuno ha la sua ricetta, quando si tratta di promuovere lo sviluppo della IoT, e per quanto riguarda Samsung il nuovo mercato degli oggetti interconnessi non manterrà le sue promesse finché i suddetti oggetti non potranno comunicare tra loro liberamente, senza limitazioni o incompatibilità di sorta .

La prospettiva della corporation coreana per la IoT prevede quindi che i nuovi prodotti con funzionalità telematiche siano “open” e interoperabili, così da favorire lo sviluppo di standard aperti: Samsung promette che tutti i suoi prodotti saranno connessi a Internet entro il 2020.

La possibilità di una IoT open andrà valutata sul lungo periodo, mentre per il momento Samsung offre una soluzione tampone chiamata SmartThings: la società omonima è stata acquisita dalla corporation ad agosto, e al momento offre uno “smart hub” domestico capace di tradurre le comunicazioni fra i vari standard IoT e di domotica per farli parlare tra di loro.

Un’altra azienda che scommette molto sulle promesse del mercato IoT è Intel , che al CES ha presentato le novità del settore per mezzo del keynote del CEO Brian Krzanich: Curie è un modulo non più grande di un bottone basato su micro-tecnologia Quark , ha spiegato Krzanich, ed è in grado di fornire tutte le funzionalità necessarie alla interconnessione IoT (Bluetooth, sensori, giroscopi e batteria ricaricabile o formato-orologio) ai gadget in via di sviluppo.

Curie è un’offerta indirizzata ai produttori di dispositivi IoT più che agli utenti finali, e allo stesso mercato si rivolge la statunitense Qualcomm quando annuncia nuove “collaborazioni strategiche” con società specializzate in medicina e salute come Walgreens e il colosso Novartis. Agli utenti finali pensa invece la Wi-Fi Alliance, attualmente al lavoro per sviluppare un nuovo standard di condivisione di informazioni tra dispositivi interconnessi che non consumi troppa energia.

La Internet of Things è il futuro? Forse, anche se al momento i consumatori non se ne sarebbero accorti granché: la tecnologia degli oggetti interconnessi ha un problema di “brand”, dicono gli esperti, e la consapevolezza delle possibilità offerte dal settore è ancora piuttosto scarsa. Chi invece si è accorto dei pericoli che la IoT pone rispetto alla privacy e ai diritti degli utenti è invece Edith Ramirez, presidente della Federal Trade Commission (FTC) americana che promuove un dibattito in tal senso.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 7 gen 2015
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