Net neutrality, il day after della proposta USA

Net neutrality, il day after della proposta USA

La recente decisione del presidente della FCC rappresenta un vero spartiacque nela discussione sulla net neutrality, e mentre i critici pensano al futuro le parti in causa si schierano. Qualcuno è già pronto a sguinzagliare gli avvocati
La recente decisione del presidente della FCC rappresenta un vero spartiacque nela discussione sulla net neutrality, e mentre i critici pensano al futuro le parti in causa si schierano. Qualcuno è già pronto a sguinzagliare gli avvocati

Tom Wheeler ha sganciato la bomba della proposta di riclassificazione degli ISP come utility pubbliche (“Titolo II”), una proposta che, inutile dirlo, accende di passione la discussione telematica negli Stati Uniti e non solo, in attesa della votazione dei membri di FCC (Federal Communications Commission) prevista tra qualche settimana.

Dopo un inizio che lasciava intendere un allineamento supino agli interessi dei grandi colossi di telecomunicazione, il presidente di FCC si dice ora convinto che una forte presa di posizione in difesa della net neutrality sia l’unica cosa che permetterà a Internet di crescere e svilupparsi come ha fatto in questi ultimi decenni.

Tutti ora si affannano a spiegare le proposta di riclassificazione di Wheeler, una proposta che chiude fuori dalla porta qualsiasi tentativo di blocco dei pacchetti di dati, di throttling della banda di rete e di accesso a pagamento alle “fast lane” ad alte prestazioni ma appare più vaga quando garantisce a FCC poteri di valutazioni arbitrari sulle possibili violazioni del diritto dei consumatori (Open Internet).

Le aziende che operano in Rete , fa cui i pesi massimi di Internet Association , le organizzazioni che si battono a favore dei diritti digitali come <a href="http://www.eff.org/deeplinks/2015/02/huge-win-open-internet-fcc-officially-embraces-title-ii
” target=”_blank”>EFF e Public Knowledge , e i politici democratici USA hanno accolto con favore l’iniziativa di Wheeler, mentre sul fronte degli scontenti-furenti si sono schierati i grandi provider, le organizzazioni dell’industria del cavo e i politici repubblicani.

Verizon è furente , AT&T si dice pronta a dare battaglia trascinando la FCC in tribunale dopo la (probabile) approvazione della riclassificazione alla fine di febbraio. I piccoli provider, infine, dicono che gli obblighi delle utility pubbliche da Titolo II non andrebbero loro applicati : sono i grandi ISP che vogliono infrangere le regole della neutralità di Rete, quindi è solo loro che la riclassificazione dovrebbe riguardare.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
6 feb 2015
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