Digitale e copia privata: l'opulenza del diritto d'autore

Digitale e copia privata: l'opulenza del diritto d'autore

Il rapporto della Confederazione mondiale delle collecting society fotografa un mercato in crescita per la raccolta dei compensi connessi al diritto d'autore. E sbugiarda la consociata SIAE - UPDATE: L'intervento di Enzo Mazza
Il rapporto della Confederazione mondiale delle collecting society fotografa un mercato in crescita per la raccolta dei compensi connessi al diritto d'autore. E sbugiarda la consociata SIAE - UPDATE: L'intervento di Enzo Mazza

UPDATE: Enzo Mazza (FIMI) è intervenuto per fornire una precisazione sui dati CISAC relativi alla copia privata. Le sue dichiarazioni sono riportate a fondo pagina.

Roma – I dati pubblicati dalla Confederazione mondiale delle società di gestione dei diritti d’autore (CISAC) relativamente al 2013 mettono in luce un mercato dei diritti d’autore in crescita, che in totale per i 120 paesi considerati è arrivato a valere 7,8 miliardi di euro .

Nel dettaglio, il comparto del digitale – pur valendo ancora solo per il 5 per cento del totale – risulta in aumento del 25 per cento dal 2012 al 2013 : il tutto senza contare l’impatto dello streaming, che ha registato la crescita maggiore nel 2014.

Proprio il mercato del digitale rappresenta tuttavia già per l’associazione delle collecting society uno dei fattori chiave per il presente e per il futuro: lo streaming musicale – grazie anche alla sempre maggiore penetrazione di Internet – è una modalità di fruizione in crescita, come dimostrano ad esempio i 60 milioni di utenti di Spotify ed i 15 milioni di abbonati al suo servizio streaming e più in generale la mobilitazione degli attori del mercato e le rilevazioni dell’industria di settore.

Per quanto riguarda specificatamente gli introiti per copia privata , poi, l'”equo compenso” richiesto in alcuni paesi agli utenti su ogni smartphone tablet, pc o qualsiasi altro supporto per la memorizzazione teoricamente utilizzabile per la registrazione o riproduzione di qualsiasi contenuto coperto da diritto d’autore, il rapporto calcola una raccolta globale (per i 120 paesi in cui operano le 250 società di gestione dei diritti aderenti alla CISAC) pari a 237 milioni di euro.

Come sottolinea Guido Scorza, il rapporto sconfessa anche i dati presentati da SIAE, che della CISAC fa parte, che affermava ci fosse stato un calo degli introiti in termini di royalty ed una minore raccolta in Italia rispetto alla media europea, così da chiedere ed ottenere dal ministero dei Beni e delle Attività culturali l’aumento delle tariffe dell’equo compenso per copia privata.

Secondo il rapporto, al contrario, solo in Italia sono stati raccolti dalla monopolista SIAE 67,1 milioni di euro di equo compenso, cioè un quarto del totale mondiale e più di un terzo di quanto raccolto negli altri Paesi europei.

Dati CISAC

Lo squilibrio a favore dell’Italia è ancora più evidente prendendo in esame il totale della raccolta: in media nei 120 paesi presi in considerazione i compensi da diritto d’autore per abitante sono pari a 1,30 euro, la media europea è pari a 5,32 e quella italiana supera gli 8 euro.

Il confronto sui dati relativi alla copia privata, a parere del CEO di FIMI Enzo Mazza, non sarebbe però significativo: “In merito ai dati CISAC sui ricavi da diritti d’autore e il rapporto con la situazione italiana si rileva che le royalty per copyright sono proporzionate alle dimensioni dei mercati – spiega Mazza a Punto Informatico – ma per quanto riguarda la copia privata i dati comprendono ricavi sia per cassa che per competenza, rendendo il confronto non praticabile. I dati italiani riflettono incassi su più anni, accordi giudiziari per arretrati ecc. Utilizzare strumentalmente un documento estremamente generico come il rapporto CISAC non consente di verificare con certezza quanto siano gli effettivi ricavi da copia privata nei singoli Paesi membri rendendo l’esercizio puramente mediatico e non di sostanza”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
16 feb 2015
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