UE, conferme per il mercato unico digitale

UE, conferme per il mercato unico digitale

La Commissione ufficializza la strada da seguire per l'affermazione della libera circolazione dei beni e dei servizi digitali
La Commissione ufficializza la strada da seguire per l'affermazione della libera circolazione dei beni e dei servizi digitali

La Commissione Europea ha ufficializzato la strategia per il Mercato unico digitale , scenario in cui l’immaterialità dei servizi digitali sappia proporsi uniformemente per tutti gli Stati Membri.

Confermando le anticipazioni delle scorse settimane , il piano per realizzare il cosiddetto Digital Single Market passa per l’armonizzazione del diritto d’autore, il progressivo azzeramento del roaming europeo, i principi della net neutrality, la regolamentazione del cloud e dei sistemi di big data, ma anche per gli incentivi all’accesso transfrontaliero ai servizi via cavo e a quelli di telecomunicazione.

Nel dettaglio la strategia presentata dal Comissario all’Economia digitale Günther H. Oettinger e dal vicepresidente della Commissione al Mercato Digitale Unico Andrus Ansip si articola in sedici azioni chiave divise in tre macroargomenti (accesso, ambiente ed economia e società), che si snodano intorno al macro-obiettivo di rendere i 28 Paesi dell’Unione un unico mercato digitale.


La strategia, dunque, parte dall’ armonizzazione delle singole normative nazionali in materia di contratti e di tutela dei consumatori per gli acquisti online, che si tratti di beni materiali o di contenuti digitali: un po’ il percorso che si è per esempio fatto con l’istituzione della garanzia europea.

La normativa prevede, inoltre, l’ eliminazione dei blocchi geografici ingiustificati all’accesso dei contenuti e dei servizi, cioè la pratica utilizzata spesso per motivi commerciali che vede venditori online impedire ai ai consumatori di accedere a un sito Internet sulla base della loro ubicazione, o li reindirizzano verso un sito di vendite locale che pratica prezzi diversi.

Ambiziosamente, l’obiettivo è quello di ritoccare tutta la normativa di settore, dal diritto d’autore ai diversi regimi IVA, passando per quella relativa al settore delle telecomunicazioni (bisogna a tal proposito ricordare il percorso per il roaming zero ), alla trasmissione via satellite e via cavo, in particolare per esaminare come aumentare l’accesso transfrontaliero ai servizi radiotelevisivi in Europa .

Ora la questione diventa di tempistica: la roadmap tracciata dalle istituzioni europee sembra serrata tanto da prevedere già dal 2016 la presentazione di proposte legislative per la riforma del settore delle telecomunicazioni, quella della direttiva sulla privacy online, dei regimi fiscali e della previsione di un impianto per la cybersicurezza europeo.

Tra gli obiettivi non più rinviabili, d’altronde, c’è quello di rendere le aziende europee nuovamente competitive sul mercato internazionale delle grandi realtà ICT, che al momento sono soprattutto statunitensi. E nel momento in cui si parla di innovazione e di competizione la tempistica è tutto: anche per questo, forse per guadagnare tempo, le istituzioni europee non abbandonano le inchieste portate avanti nei confronti di aziende come Google, Amazon, Facebook ed eBay. E, anzi, la Commissione ha avviato una nuova indagine volta ed esaminare il grado di concorrenza nel settore dell’ecommerce.

Nel corso di questa il Commissario europeo alla competizione Margethe Vestager approfondirà le barriere al momento presenti nel settore cercando di individuare gli eventuali colli di bottiglia che ostacolano la libera circolazione di beni e servizi online tra uno stato membro e l’altro. Il quadro di riferimento, d’altronde, è sconfortante: secondo gli studi delle istituzioni europee appena il 7 per cento delle piccole e medie imprese europee vende oltre confine , per cui nonostante 315 milioni di europei usino Internet tutti i giorni il relativo mercato potenziale rimane appannaggio di pochi eletti, il 54 per cento dei quali basati negli Stati Uniti.

Il quadro che si andrà ad analizzare lascia sospettare che siano proprio le grandi aziende a sfruttare le differenze normative dei diversi paesi per differenziare le offerte garantite in ciascuno di essi, rinforzando la frammentazione europea, che – grazie alla loro struttura multinazionale e pervasiva riescono a sfruttare a proprio vantaggio. Per questo i colossi dell’ICT a stelle e strisce potrebbero finire per essere imbrigliati nel contesto delle riforme che verranno proposte nel Vecchio Continente.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
6 mag 2015
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