L'iMac 5K, pixel per pixel

L'iMac 5K, pixel per pixel

Apple è stata la prima a proporre un all-in-one con queste caratteristiche. Per ora nessuno la segue, ma si tratta di una tecnologia molto interessante: soprattutto per i professionisti.
Apple è stata la prima a proporre un all-in-one con queste caratteristiche. Per ora nessuno la segue, ma si tratta di una tecnologia molto interessante: soprattutto per i professionisti.

È difficile riassumere in breve l’esperienza d’uso dell’iMac 5K: Apple ha messo insieme un pacchetto complesso fatto di molte parti, di cui lo schermo è solo l’aspetto più discusso ma che comprende anche un delicato equilibrio nella scelta del resto dei componenti hardware. Il risultato è senz’altro appagante e interessante, soprattutto per una specifica categoria di utenti professionali che sono in cerca di una workstation dotata di schermo con risoluzione superiore: ci tuttavia sono alcuni limiti , tipici di una prima generazione di questo tipo di prodotti, che non possono essere ignorati.

imac 5k

L’hardware
La struttura sulla quale Apple ha realizzato il nuovi iMac 5K non è in alcun modo differente da quella di un normale iMac 27 pollici in circolazione da almeno un paio d’anni a questa parte: stesso design, stessi materiali per la scocca in alluminio e praticamente identica dotazione di accessori e porte di espansione. Da questo punto di vista a schermo spento non è quasi possibile distinguere i due prodotti (e purtroppo l’iMac 5K eredita anche la finitura lucida del monitor: i riflessi possono essere fastidiosi). Il design attuale dell’iMac è moderno ed essenziale, anche il normale modello da 27 pollici non esagera con lo spazio occupato sulla scrivania e ciò consente di tenerlo alla giusta distanza su quasi qualsiasi postazione. Le finiture sono ottime, dunque l’iMac 5K concede anche all’occhio (e al tatto) la sua parte.

Partiamo innanzi tutto, e come è ovvio, dallo schermo: nonostante i proclami dei soliti che hanno subito puntato il dito sul prezzo imposto da Apple per il suo iMac 5K, a ben guardare è difficile trovare un prodotto equivalente in grado di offrire di più a meno. Al momento del lancio di questo iMac i monitor 4K (quindi con una risoluzione comunque inferiore) raramente costavano meno di 1.000 euro: i prezzi sono ovviamente destinati a scendere, e non è improbabile che entro la fine del 2015 si possa acquistare un monitor di qualità professionale e risoluzione UHD per meno di 500 euro (attenzione però, perché non tutti arriveranno davvero a 4K di risoluzione con refresh adeguato: questo li porrà comunque un gradino sotto questo prodotto).

Quello che offre Apple è un pannello di alta qualità con risoluzione 5120×2880, taratura in fabbrica per i colori rispetto allo standard professionale CIE, e che gira a un refresh di 60Hz : difficile trovare altrettanto a meno in giro. Se si guarda il listino della Mela, inoltre, la differenza di prezzo tra la versione di iMac 27 pollici più carrozzata e il 5K è di appena 600 euro: meno di quanto costi uno schermo 4K di questa qualità, dunque almeno secondo la matematica di Cupertino i conti tornano.

Per sostenere questo schermo, inoltre, Apple è stata costretta a mettere in piedi un hardware all’altezza : c’è un disco Fusion Drive che combina un’unità SSD da 128GB con un disco tradizionale da 1 terabyte (nella configurazione base, espandibile fino a 3 terabyte), che mostra prestazioni decisamente all’altezza di molti compiti professionali anche se non raggiunge le prestazioni assolute delle soluzioni SSD dedicate (comunque ordinabili nei tagli fino a 1 terabyte). C’è un processore Intel Core i5 quad-core da 3,5GHz (con Turbo fino a 3,9 ed espandibile in fase di ordine fino a Core i7 da 4GHz: sono di quarta generazione, in attesa che Intel lanci modelli altrettanto prestanti con architettura Broadwell). Ci sono 8GB di RAM DDR3 da 1.600MHz, espandibili fino a 32GB (su quattro slot). Ovviamente non mancano porta Ethernet Gigabit, WiFi 802.11ac, Bluetooth 4.0, due porte Thunderbolt 2 e quattro porte USB 3.0. C’è anche la solita e scomoda fessura posteriore per il lettore di schede SDXC.

imac 5k

L’unica nota un po’ stonata è la scheda grafica : la AMD Radeon R9 M290X con 2GB di memoria GDDR5 se la cava bene, ma in certe situazioni (esagerando con i giochi e la grafica 3D) è sembrata un po’ in affanno. La scelta di un chip AMD in luogo delle Nvidia montate sugli iMac da 27 è probabilmente legata al supporto di 10 bit per canale-colore: sarebbe stato necessario montare una Quadro per avere lo stesso tipo di supporto con i chip della concorrenza, e Apple non ha (giustamente) trovato una ragione plausibile per complicarsi la vita con quel tipo di VGA. In questo modo, inoltre, ha potuto mantenere inalterato il design estetico e tecnico del suo all-in-one. Un discorso a parte merita il chip per il controllo dello monitor: tra gli effetti di portare per primi sul mercato un pannello 5K c’è il problema da risolvere di come pilotare i 14 milioni e oltre di pixel che compongono lo schermo. Apple ha dovuto creare un pezzo apposito allo scopo, e i limiti dell’attuale tecnologia si vedono ad esempio nel fatto che al contrario di altri iMac non è possibile utilizzare il 5K come monitor esterno pilotandolo da altro hardware (per esempio un Mac Pro). Semplicemente la connessione DisplayPort disponibile non sarebbe stata abbastanza veloce da gestire la risoluzione in gioco, e dunque a Cupertino hanno cucinato la loro soluzione fatta in casa consapevoli dei limiti che avrebbe avuto.

i benchmark eseguiti su imac 5k

Dando un’occhiata ai benchmark, per quanto questo non dica tutto delle prestazioni complessive di questo tipo di macchina, i risultati sono molto interessanti: le prestazioni sono di fascia alta , anche se non parliamo di una workstation propriamente detta (un Mac Pro, sebbene monti hardware più datato, avrà comunque degli indubbi vantaggi soprattutto nelle operazioni multithread), l’unico limite individuabile risiede nel disco Fusion che non ha capacità in scrittura pari a quelle in lettura. La VGA AMD, come detto, è l’altro anello debole: per fortuna entrambi i componenti possono essere upgradati in fase d’ordine, anche se a caro prezzo.

Questi numeri si riflettono chiaramente nelle prestazioni nella vita di tutti i giorni. Fotoritocco, montaggio video, grafica 3D sono tutte attività alla portata del 5K : per destreggiarsi al meglio, tuttavia, è bene prevedere da subito almeno l’upgrade della RAM (per i fotografi), o quello della CPU (per i videomaker) e della GPU (per chi modella in 3D). Così facendo tuttavia il prezzo lievita, ma di questo parleremo quando tireremo le somme. Nel complesso, comunque, anche nell’allestimento base l’iMac 5K è un gran bel personal computer in grado di tenere testa al lavoro di qualsiasi professionista.

Lo schermo con risoluzione 5K viene sfruttato da Apple come su iPad e iPhone, o sui MacBook: per realizzare l’effetto Retina viene utilizzato alla metà della risoluzione fisica per migliorare la definizione del testo e di ogni altro elemento mostrato a video. Volendo si può forzare la risoluzione oltre quella “ottimale” consigliata da Apple: è però in questi casi che si vedono i limiti della GPU, e lo spazio operativo che si guadagna in termini di pixel disponibili per le finestre è a tutto svantaggio della qualità di quanto viene mostrato a schermo.

benchmark blackmagic su imac 5k

Servirebbe un articolo a parte per discettare delle soluzioni che Apple ha adottato da anni a questa parte nel suo sistema operativo OS X per realizzare la cosiddetta resolution independence : da questo punto di vista a Cupertino sono parecchio avanti e, forti anche dell’esperienza ottenuta con i MacBook Pro Retina, l’implementazione su questo grosso pannello 5K è convincente. Tenuto alla risoluzione ottimale l’esperienza d’uso è molto soddisfacente , e solo alcune specifiche categorie di utenti sentiranno davvero la necessità di spingersi oltre e modificare questo settaggio. La domanda che forse ha senso porsi, guardando questo iMac 5K, è proprio quale siano le categorie di utenti che necessitano di questo prodotto. Difficile giustificare il suo acquisto per un uso casalingo , per la stessa cifra ci si compra un iMac 27 pollici e una console di ultima generazione per giocare: semplicemente l’innovazione dello schermo non pare indispensabile per utenti che possono tranquillamente continuare a lavorare con uno schermo “normale”. Sono i professionisti i veri destinatari di questo prodotto , gli stessi che ora si ritrovano col dilemma se puntare ai 5K di questo iMac o acquistare un Mac Pro equipaggiandolo con uno schermo 4K di terze parti.

imac 5k

Apple ha messo fotografi, videomaker e tutti coloro i quali lavorano con un Mac in una posizione scomoda: per ora non pare previsto alcun monitor esterno con caratteristiche analoghe allo schermo dell’iMac 5K, ma d’altra parte l’hardware del Mac Pro o di altre workstation è decisamente superiore (ed più espandibile) di quello di un all-in-one che di fatto permette solo di sostituire la RAM senza dover fare i salti mortali. Messa così, l’acquisto di una postazione da 2.629 euro con tutti i pregi e i difetti di un prodotto pioneristico di prima generazione è un passo difficile da valutare.

Chi possiede già un iMac 27 pollici recente, magari anche ben equipaggiato in fase di acquisto, può tranquillamente pensare oggi di restare alla finestra e valutare cosa fare se in autunno Apple lancerà subito una seconda generazione di iMac 5K. Chi invece possiede una macchina più vecchia può senza dubbio prendere in considerazione questo modello : resta inteso che, sebbene il prezzo base sia invitante, va messo in conto che potrebbe essere necessario aggiornare la RAM (operazione da fare da soli, risparmiando) o ordinare subito un modello potenziato nella CPU o nello storage (soprattutto chi lavora con i video potrebbe desiderare un SSD puro in luogo del Fusion Drive).

imac 5k

Tutti gli altri non hanno ragione per prendere in considerazione l’investimento di un 5K: un professionista che lavora già oggi con flussi video 4K sarà entusiasta di un monitor con queste caratteristiche, ma pensare invece di acquistare un 5K solo per usarlo come macchina da intrattenimento (pur avendo ottimi altoparlanti integrati molto potenti) pare eccessivo. Senza dubbio però Apple ha tracciato un percorso importante: è facile immaginare che presto toccherà anche agli iMac da 21,5 pollici lo stesso trattamento (come è stato per i Macbook Pro da 15 e poi da 13), e quindi nel giro di un paio d’anni sarà più semplice valutare l’impatto di questo tipo di tecnologia sul mercato consumer propriamente detto.

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Pubblicato il
8 mag 2015
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