Stampa 3D, arma contro la censura

Stampa 3D, arma contro la censura

Un progetto da dare in pasto ad una stampante 3D è manifestazione della libertà di espressione: è quanto intende dimostrare Cody Wilson, il primo a progettare e stampare una pistola in grado di sparare
Un progetto da dare in pasto ad una stampante 3D è manifestazione della libertà di espressione: è quanto intende dimostrare Cody Wilson, il primo a progettare e stampare una pistola in grado di sparare

Aveva progettato e realizzato la prima arma funzionante con l’ausilio di una stampante 3D, aveva provocatoriamente condiviso in Rete il file CAD affinché venisse rielaborato e sfruttato: le autorità statunitensi erano intervenute per imporre la rimozione del materiale. Cody Wilson , cittadino texano fondatore di Defense Distributed, ha ora denunciato il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America: le autorità avrebbero agito ai danni della libertà di espressione garantita ai cittadini.

Wilson, nella sua denuncia , chiede che la giustizia statunitense soppesi il valore del complesso di norme che ricade sotto il nome di International Traffic in Arms Regulations (ITAR), che vigila sull’esportazione delle armi, e il primo emendamento della Costituzione. Ad essere determinante sarà la valutazione della natura di un progetto per la stampa 3D : “Se il codice è una manifestazione dell’espressione umana – osserva provocatoriamente Wilson – le contraddizioni in seno alla Costituzione sono evidenti… Che succede se questo codice è un’arma?”

La giurisprudenza statunitense ha già preso posizione in materia, ad esempio nel contesto del caso ClearCorrect, che ruotava intorno all’importazione di certi progetti destinati alla stampa 3D di protesi ad uso dentistico: in quel frangente, che aveva per sfondo una violazione di proprietà intellettuale, l’ITC aveva stabilito che anche per i file digitali e anche nell’ambito dell’immaterialità della Rete dovessero esistere dei confini e si dovessero applicare le leggi che regolano l’importazione dei prodotti fisici. Il caso di Wilson, però, è ancora più complesso: oltre a valutare la natura di un file CAD sarà necessario prendere in considerazione l’oggetto in cui il progetto si può materializzare.

Wilson ritiene che il fatto che il modello rappresenti un’arma in potenza giochi a proprio favore: gli States, con il Secondo Emendamento della Costituzione, garantiscono ai cittadini il diritto di dotarsi di un’arma, acquistandola o creandola. La richiesta di rimozione del progetto da parte delle autorità statunitensi, dunque, lederebbe tanto i diritti di Defense Distributed quanto quelli di coloro che vi si rivolgono.

Se il caso legale è ancora tutto da dibattere, Cody Wilson ha già contribuito a gettare le basi di un nuovo scenario nel quale delle armi in potenza, realizzabili mediante stampa 3D, circolano ed evolvono alla velocità del codice: nonostante i produttori delle tecnologie di stampa 3D e gli intermediari della condivisione stiano tentando di muoversi per limitare i danni, le autorità non possono che impensierirsi .

Gaia Bottà

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Pubblicato il
11 mag 2015
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