Uber, restaurazione francese

Uber, restaurazione francese

I tassisti parigini perdono la testa e mettono a ferro e fuoco la città, coinvolgendo anche personaggi pubblici come Courtney Love. E la discussione sull'app si infiamma, mentre l'Italia propone di aggiornare il quadro normativo
I tassisti parigini perdono la testa e mettono a ferro e fuoco la città, coinvolgendo anche personaggi pubblici come Courtney Love. E la discussione sull'app si infiamma, mentre l'Italia propone di aggiornare il quadro normativo

La protesta anti-Uber dei tassisti francesi è sfociata nei giorni scorsi in guerriglia, con pericolosi attacchi agli autisti dell’app a stelle e strisce, alle vetture ed ai suoi passeggeri.

2800 tassisti sono scegli in piazza , come già avevano fatto nel gennaio del 2014, per contrastare la concorrenza che ritengono sleale degli autisti non regolamentati della startup statunitense Uber: mentre la contestazione si allargava anche a Nizza, Marsiglia, Tolosa, Bordeaux, Lione e Lille, tuttavia, sotto la Tour Eiffel la situazione è presto scivolata fuori controllo, con strade bloccate ( in particolare quelle per gli aeroporti), vetture presumibilmente associate con l’app incriminata date alle fiamme ed autisti amatoriali minacciati nella loro incolumità fisica. Le proteste violente hanno finito per coinvolgere anche la cantante Courtney Love, che via Twitter ha testimoniato di come l’auto Uber su cui viaggiava fosse stata presa d’assalto e l’autista “tenuto in ostaggio”.

Per cercare di fermare la protesta il ministro degli interni francese Bernard Cazeneuve ha ceduto alle pressioni e emesso un comunicato con cui chiede di riconoscere l’illegalità di UberPop sulla base del quadro normativo che Parigi ha approvato nel 2014. Una decisione, tuttavia, che solo un giudice può prendere.

I tassisti segnano dunque un punto nel bilancio della guerra che hanno ingaggiato contro la startup americana entrata in concorrenza nel loro mercato, una guerra che a livello globale si combatte su più fronti: le battaglie principali, nel caso in questione, sono decisamente quella politica e quella della comunicazione.

Sul fronte politico i tassisti si erano finora mossi relativamente bene, riuscendo a incanalare la loro protesta facendo pressione sui rappresentanti e sui legislatori: così sono riusciti a far approvare normative a loro favorevoli in diversi paesi, come avvenuto proprio in Francia con il regolamento che impone agli autisti Uber un ritardo minimo tra il momento della chiamata e la possibilità di muoversi per soddisfarla, o le diverse indagini aperte in numerosi paesi.
Sempre in questo senso va inquadrata la posizione francese che resta per il momento su posizioni anti-Uber, con il Presidente François Hollande che parla della necessità di “dichiarare illegale UberPOP”,

Diverso, ma collegato a questo, è il discorso sulla comunicazione: gli scioperi, soprattutto nel settore dei trasporti, hanno spesso l’effetto boomerang di ripercuotesi sugli utenti, di prestare il fianco alle loro critiche esasperate e di spingere all’adozione di soluzioni alternative. In Italia, come negli altri paesi, per esempio, Uber ha dimostrato di saper guadagnare dagli scioperi dei tassisti, cogliendo l’occasione per scodellare proposte commerciali interessanti per accaparrarsi i potenziali clienti della giornata di disservizi.

Potenziale ulteriore errore per i tassisti è costituito dalla violenza: anticipata dagli scontri francesi dello scorso anno e da quelli di Milano di maggio 2014 , ora proprio a Parigi la violenza della reazione dei tassisti rischia di cancellare agli occhi degli osservatori le loro istanze, offuscate dal fumo e dal fuoco delle barricate.

Il nuovo vento contrario ai tassisti è, per esempio, da ultimo ben presentato da una proposta di legge italiana per regolamentare i servizi di trasporto con conducente non di linea ed i veicoli privati tra più persone, cioè il car sharing vero e proprio ed i servizi di ride sharing come Uber, che punta a superare l’attuale normativa di settore che viene contestata ai nuovi servizi dai tassisti, ed in forza della quale è stata già bloccata su ordinanza di un giudice l’app per gli autisti occasionali di Uber, UberPop. La proposta di legge , avanzata dal deputato Ivan Catalano (ex cinquestelle passato a Scelta Civica), abroga la legge 21/1992 e prevede “una vasta liberalizzazione del settore” in modo tale da eliminare “le disposizioni anacronistiche e disfunzionali e definendo i limiti e le condizioni dell’uso condiviso di veicoli privati tra più persone”. Inoltre entra nel dettaglio associando taxi e NCC (il noleggio con conducente cui viene equiparato Uber), si accoglie il car pooling escludendone una natura professionale, vengono precisati i requisiti dei driver, si fissano le caratteristiche di garanzia dei veicoli, viene definito il ruolo economico degli intermediari e si istituisce un rapporto di autorizzazione dell’Autorità dei Trasporti.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 26 giu 2015
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