Microsoft e AOL scambiano search e advertising

Microsoft e AOL scambiano search e advertising

Un accordo decennale libera Redmond dalla zavorra della vendita di advertising e le fa guadagnare più spazio per Bing
Un accordo decennale libera Redmond dalla zavorra della vendita di advertising e le fa guadagnare più spazio per Bing

Microsoft è sempre più focalizzata nell’offrire prodotti e servizi concentrati sull’utente, declinati nell’area PC, cloud e enterprise: l’advertising rappresenta una frazione ristretta del business di Redmond, e per questo motivo Microsoft ha scelto di affidarne la gestione al colosso dei media AOL, recentemente acquisito da Verizon, mentre in cambio alimenterà il network di AOL con il search e l’advertising di Bing.

L’accordo decennale, annunciato nelle scorse ore senza dettagli riguardo alle transazioni, prevede che dal 2016 Bing fornisca servizi di ricerca e search advertising sui domini di AOL: sostituendosi a Google, storico partner di AOL, Bing si accaparrerà un ulteriore 1 per cento del mercato del search statunitense, di cui già detiene il 20 per cento, a fronte del 64 per cento di Google. Microsoft confida molto nel valore di Bing e del suo ruolo nel search advertising: si tratta di un business in attivo, che Redmond non intende rinunciare a valorizzare.

AOL, invece, si accaparrerà le operazioni di vendita del comparto del display advertising per le piattaforme Microsoft quali MSN, Xbox, Outlook.com e Skype per i mercati di USA, UK, Canada, Brasile, Italia, Francia, Germania, Spagna e Giappone, e vi afferiranno i 1200 dipendenti che finora hanno operato nella relativa divisione per Microsoft. La gestione del comparto pubblicitario sarà affidata al partner AppNexus in forma programmatic per Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Svezia e Svizzera.

L’operazione, secondo gli osservatori, trova fondamento nella necessità per Microsoft di concentrarsi sul proprio core business, come evidenziato di recente dal CEO Nadella: l’advertising, lo dimostrano i mancati frutti della dispendiosa acquisizione di aQuantive e la cessione della piattaforma Atlas a Facebook, è un elemento che può essere ridimensionato e affidato a terze parti.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
30 giu 2015
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