Qualcomm, l'Europa torna ad indagare

Qualcomm, l'Europa torna ad indagare

L'azienda statunitense, dopo il caso chiuso nel 2009 senza conseguenze, finisce di nuovo sotto la lente della Commissione Europea: si indagherà sulle politiche di prezzo con cui propone i propri chip sul mercato mobile
L'azienda statunitense, dopo il caso chiuso nel 2009 senza conseguenze, finisce di nuovo sotto la lente della Commissione Europea: si indagherà sulle politiche di prezzo con cui propone i propri chip sul mercato mobile

Le autorità europee sono intenzionate a verificare la posizione di Qualcomm sul mercato, a fare chiarezza sulle politiche di vendita con cui l’azienda statunitense propone ai produttori i propri chip dedicati alla connettività mobile: “Molti usano dispositivi elettronici come telefoni e tablet – ha dichiarato il Commissario europeo per la politica di concorrenza Margrethe Vestager – e vogliamo assicurarci che il denaro che spendono abbia un valore”.

Due procedimenti sono così stati aperti formalmente dalla Commissione Europea nei confronti di Qualcomm. Uno, avviato per iniziativa delle stesse autorità antitrust, è volto a verificare se l’azienda abbia abusato della propria posizione dominante offrendo incentivi o altri tipi di sconti ai produttori che le garantissero l’esclusiva, rischiando così di escludere la concorrenza che tenta di competere sul mercato dei chip per la connettività UMTS e LTE.

Il secondo fascicolo aperto dall’antitrust europeo, sollecitato da una rimostranza che sembrerebbe potersi attribuire ad Icera, che aveva depositato una segnalazione lo scorso anno, è invece volto ad analizzare le strategie di vendita per i chip dedicati alla connettività 3G: si sospetta che l’azienda possa vendere sottocosto nel tentativo di scoraggiare la concorrenza.

Qualcomm è già intervenuta per sottolineare come ritenga senza fondamento le preoccupazioni delle autorità europee, esprimendo tutta la propria disponibilità a cooperare con la Commissione nel documentarsi su un caso che è ancora tutto da decidere.
Il chipmaker statunitense è stato di recente multato dalle autorità cinesi per oltre 860 milioni di euro, riconosciuto colpevole di aver adottato comportamenti lesivi della concorrenza, mentre era stato scagionato nel 2009 proprio dall’antitrust europeo, che indagava sul regime di royalty proposte dall’azienda ai produttori di dispositivi mobile interessati a sfruttare i suoi brevetti.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 17 lug 2015
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