YouTube e l'esclusiva sulla riduzione a icona

YouTube e l'esclusiva sulla riduzione a icona

La possibilità di ignorare il video abbinato alla musica di proprio interesse è una funzione appannaggio dei soli utenti del Tubo. Ai quali non si può certo impedire di ridurre ad icona la finestra del browser
La possibilità di ignorare il video abbinato alla musica di proprio interesse è una funzione appannaggio dei soli utenti del Tubo. Ai quali non si può certo impedire di ridurre ad icona la finestra del browser

YouTube, ancora impegnata nel trainare il suo servizio Music Key al di fuori del periodo di sperimentazione, non sembra disposta a tollerare la concorrenza esercitata da sviluppatori terzi con il supporto del proprio catalogo: un’estensione Chrome dedicata alla gestione di playlist composte a partire da YouTube è stata rimossa dal Chrome Web Store.

Si tratta di Streamus, che dal 2013 offre ai suoi utenti la possibilità di organizzare, nel contesto del browser, delle playlist musicali basate sull’archivio di YouTube: l’idea di base è quella che ha incoraggiato Google ad avviare YouTube Music Key, vale a dire il fatto che numerosissimi utenti di YouTube già attingessero allo sconfinato patrimonio di musica caricato sulla piattaforma.

Streamus è negli anni cresciuta in popolarità, ha raggiunto la 300mila installazioni, ha incontrato l’interesse di una nicchia di utenti. E ha attirato l’attenzione di Google, ricostruisce The Next Web , che nel 2014 ha contattato per la prima volta Sean Anderson, lo sviluppatore 25enne che all’estensione ha dato i natali. Mountain View rivendicava nell’estensione la presenza dei contenuti video, insieme all’advertising, e un link all’URL YouTube: Anderson ha tentato di proporre la propria soluzione per affiancare i video all’audio ma YouTube, per tutta risposta, ha scodellato una proposta per un colloquio di lavoro. Lo sviluppatore ha declinato e da quel momento i rapporti con Google si sono nuovamente allentati.

Salvo riallacciarsi il mese scorso: YouTube notificava al giovane la violazione delle condizioni d’uso, che impediscono di scindere i contenuti audio dai contenuti video, schivando di conseguenza l’advertising. Dopo ulteriori scambi di email, nei quali lo sviluppatore riferiva che la mancata visualizzazione dell’advertising dipendesse in ogni caso dalle API di YouTube, la piattaforma ha dato a Anderson un ultimatum: Streamus avrebbe dovuto mostrare anche i contenuti video. Anderson, di fronte alla puntuale richiesta, si è frettolosamente adeguato: YouTube ha però osservato come l’estensione permettesse agli utenti di ridurre ad icona la finestra del video. Evidentemente solo gli utenti ordinari di YouTube possono ascoltare la musica ospitata dalla piattaforma sgombrando lo schermo del video correlato: ad Anderson è stato revocato il permesso per l’uso dell’API.

Lo sviluppatore ha scelto di non rassegnarsi : sta continuando a lavorare alla propria estensione affinché operi nell’alveo dei ToS, in attesa di poter tornare ad accedere all’API. Google, dal canto suo, riferisce di voler “incoraggiare le persone a aumentare il valore della nostra API aperta per impiegare i video di YouTube in maniera creativa e innovativa, nel rispetto delle nostre condizioni d’uso”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
3 ago 2015
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