Facebook alla caccia dei video pirata

Facebook alla caccia dei video pirata

Il social network annuncia una iniziativa per il contrasto ai video caricati senza autorizzazione, una tecnologia in fase di test che a regime dovrebbe garantire la rimozione dei contenuti su segnalazione diretta degli interessati
Il social network annuncia una iniziativa per il contrasto ai video caricati senza autorizzazione, una tecnologia in fase di test che a regime dovrebbe garantire la rimozione dei contenuti su segnalazione diretta degli interessati

Facebook ha aggiornato il sistema di “video management” sull’onnipresente social network in blu, con novità tutte rivolte alla protezione dei contenuti dalle condivisioni non autorizzate. Un problema ormai noto e complicato da affrontare, ma che la corporation intende risolvere con la collaborazione diretta dei produttori e proprietari dei suddetti contenuti.

Accanto alle misure di contrasto ai video “pirata” già disponibili ai produttori, Facebook dice di essere al lavoro per lo sviluppo di una tecnologia di comparazione specificatamente tarata sulle esigenze della piattaforma video del social network.

La nuova soluzione permetterà a “un sottoinsieme di creatori” limitato di identificare i video non autorizzati e condivisi sulle pagine, i profili, i gruppi e le “geografie” degli utenti del social network, analizzando milioni di upload video “velocemente e accuratamente” e allertando i proprietari originari quando un upload “pirata” esce allo scoperto.

La tecnologia di comparazione per la caccia ai video pirata verrà presto resa disponibile (sotto forma di servizio beta) a un piccolo gruppo di partner incluse media company, reti multi-canali e creatori video individuali, annuncia Facebook, con l’obiettivo di “iterare e migliorare” il sistema nel corso dei prossimi mesi.

Quel che è certo è che il sistema di “video matching” mostra l’ importanza crescente dei contenuti video per il business dell’advertising alla base dei ricavi di Facebook, anche se la nuova tecnologia rappresenta un primo passo ancora molto lontano dall’efficienza automatizzata che caratterizza la piattaforma Content ID di YouTube.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
31 ago 2015
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