Antipirateria, il lustro della Francia

Antipirateria, il lustro della Francia

A cinque anni dall'entrata in funzione del meccanismo degli avvertimenti nei confronti dei netizen pirata, HADOPI tira le somme della propria attività. Riesce ad evadere quotidianamente solo il 50 per cento delle migliaia di segnalazioni dell'industria
A cinque anni dall'entrata in funzione del meccanismo degli avvertimenti nei confronti dei netizen pirata, HADOPI tira le somme della propria attività. Riesce ad evadere quotidianamente solo il 50 per cento delle migliaia di segnalazioni dell'industria

Sono trascorsi cinque anni da quando la Francia ha approvato la controversa legge che ha costituito l’ Haute Autorité pour la diffusion des ouvres et la protection des droits sur Internet (HADOPI), autorità incaricata di amministrare la tutela del diritto d’autore in Rete e di somministrare avvertimenti e disconnessioni per coloro che fossero colti, con il proprio indirizzo IP, ad approfittare di opere protette dal copyright condivise illecitamente in Rete. Cinque anni in cui il meccanismo della risposta graduale alla pirateria, dal Regno Unito agli States , dall’ Australia alla Nuova Zelanda , ha fatto proseliti; cinque anni in cui l’attività di HADOPI si è fortemente ridimensionata, rinunciando alle temute disconnessioni e ad una buona parte del budget che le era stato assegnato. A cinque anni dall’avvio, HADOPI ha presentato i numeri della propria attività.

I numeri di HADOPI

Nonostante si tratti di una struttura ormai rodata, nonostante le pratiche di richiesta agli ISP per l’identificazione degli indirizzi IP necessarie ad avviare qualsiasi procedura siano nettamente cresciute nel corso degli anni, sul centinaio di migliaia di segnalazioni quotidiane comunicate dai detentori dei diritti, HADOPI riesce a gestirne solo il 50 per cento .

I numeri di HADOPI

Pur con questi limiti, tuttavia, nel giro di 5 anni sono stati 5.412.383 i primi avvertimenti diramati dall’autorità nei confronti di netizen colti in violazione, oltre il 10 per cento degli abbonati a Internet francesi; 504.687 le seconde notifiche in forma di raccomandata per i recidivi. Si è passati alla terza fase del procedimento in 2844 casi , passaggio in cui HADOPI avrebbe potuto irrogare le sanzioni pecuniarie, dal momento che le disconnessioni sono state ritenute una pena inadatta : al netto delle contestazioni risolte a favore dell’utente, sono state emesse 2.336 delibere, mentre 400 casi sono stati trasmessi all’autorità giudiziaria per un confronto in tribunale. Nessuno dei cittadini della Rete risulta ad oggi essere stato punito con la massima sanzione, pari a 1500 euro.

HADOPI, nel ripercorrere i suoi cinque anni di attività, non manca di illustrare il valore pedagogico del sistema antipirateria francese: stando a rilevazioni che risalgono ai primi giorni del settembre 2015, il 64 per cento dei cittadini che ha ricevuto almeno un avvertimento ha ridotto il consumo illecito di contenuti e il 38 per cento ha scelto di adottare le alternative legali proposte dal mercato, in netta crescita rispetto all’11 per cento rilevato lo scorso anno, probabilmente anche grazie all’evoluzione del mercato stesso. L’autorità stima poi che il 73 per cento dei netizen sappia distinguere le offerte legali da quelle illegali, ma ammette che ci sia ancora molto da fare per quel 24 per cento del campione rappresentativo dei cittadini della Rete che dichiarano di non avere ben chiaro questo discrimine.

Sul fronte della consapevolezza, HADOPI ha evidentemente ancora molto da lavorare: il 34 per cento dei cittadini francesi non è a conoscenza della sua esistenza e il 7 per cento ritiene sia stata soppressa. Una prospettiva non inverosimile, tenendo contro del ripensamento che la Francia sta maturando nei confronti delle soluzioni antipirateria, nel mutato scenario della circolazione illegale dei contenuti, sempre meno decentrato nelle responsabilità individuali dei netizen e mosso in gran parte da dinamiche di mercato: è per questo che la Francia non disdegna le inibizioni degli accessi, ricalcate sul modello italiano del Regolamento AGCOM ma ancora messe in atto passando dai tribunali, e, così come l’Italia , incoraggia gli accordi fra gli attori dell’industria per fare terra bruciata di advertising e transazioni ai danni dei siti pirata.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 18 set 2015
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