Italia, prospettive per la banda ultralarga

Italia, prospettive per la banda ultralarga

Nel primo semestre del 2015, rileva AGCOM, sembra essere stato avviato il percorso per incontrare gli obiettivi dell'agenda digitale. Ma senza le risorse pubbliche, confermano gli operatori attraverso la consultazione Infratel, il 2020 e la copertura sono ancora troppo lontani
Nel primo semestre del 2015, rileva AGCOM, sembra essere stato avviato il percorso per incontrare gli obiettivi dell'agenda digitale. Ma senza le risorse pubbliche, confermano gli operatori attraverso la consultazione Infratel, il 2020 e la copertura sono ancora troppo lontani

Continua il percorso italiano di sviluppo delle reti di nuova generazione, con la prima metà del 2015 che sembra segnare finalmente l’inizio di un trend di diffusione positiva.

A riferirlo è l’Osservatorio trimestrale Agcom che ha monitorato il settore nel periodo compreso tra marzo e giugno 2015: in questi mesi sono aumentati di 660mila unità gli accessi al broadband fisso in modalità Fttc/Ftth a fronte di una progressiva perdita di quota dell’Adsl che ha registrato un calo di 210mila unità.

NGA

Questo significa, nel complesso, che nella prima metà del 2014 gli accessi in banda larga hanno superato i 14,6 milioni, vale a dire un aumento di 270mila unità da inizio anno, e i servizi NGA il milione di accessi (più 300mila da inizio anno).

Le SIM con traffico dati, poi, sono anche cresciute del 13,7 per cento raggiungendo i 45,8 milioni di unità, di cui il 78,7 per cento riguarda tipologie contrattuali che prevedono uno specifico piano di traffico dati: segno evidente della richiesta di dati da parte del mercato.
A tal proposito, e relativamente alla ripartizioni delle connessioni, appare rilevante osservare che la rete fissa sia – guardando in generale all’ultimo quinquennio – diminuita dell’8,8 per cento, passando da 22,34 milioni di accessi nel giugno 2011 ai 20,30 milioni nel giugno 2015.

Inoltre i dati dell’Osservatorio evidenziano come i fornitori di servizio siano passati da 7 a 30 in un anno , con Telecom Italia che – nonostante detenga ancora quasi il 60 per cento delle linee, ha perso circa 750mila linee e gli altri operatori abbiano fatto crescere gli accessi tramite rete propria, in modalità fixed wireless e tramite fibra, arrivate a rappresentare il 4,6 per cento del totale. Anche sul fronte SIM, mentre sono diminuite quelle degli operatori infrastrutturali, i MNO ( Mobile Network Operator ) cioè gli operatori dotati di una propria rete mobile, quelli virtuali (MVNO – Mobile Virtual Network Operator) hanno fatto registrare una leggera crescita, circa 100 mila linee, arrivando a contare per il 7 per cento circa del complesso delle SIM.
Si tratta, insomma, di una spinta concorrenziale i cui effetti finiscono naturalmente per ricadere sui consumatori che possono godere di maggiori e migliori offerte.

Insomma, i segni positivi ci sono, soprattutto nell’ottica di ingranare un trend sul percorso del Piano nazionale per la banda ultralarga che ha l’obiettivo di collegare a 30 Mbps il 100 per cento della popolazione e l’85 per cento del territorio a 100 Mbps entro il 2020: per quanto tali obiettivi appaiano lontani, sembrano essere stati fatti i primi passi verso la giusta direzione, soprattutto rispetto al quinquennio precedente nel quale per esempio gli accessi a larga banda su rete fissa erano cresciuti complessivamente solo del 7,8 per cento.

La necessità dell’ infusione di fondi pubblici è però confermata da quanto rilevato da Infratel Italia, società in house del Ministero dello Sviluppo Economico, che ha aggiornato la mappa della disponibilità di connettività a Banda Ultralarga per “individuare le aree in condizioni di fallimento di mercato che saranno interessate dalle misure di aiuto” previste dalla “Strategia Italiana per la Banda Ultra Larga” approvata lo scorso 3 marzo: secondo i suoi numeri – in totale – sono ancora il 71,38 per cento le aree non servite, con percentuali di oltre il 90 per cento in diverse regioni, tra cui Valle d’Aosta, Basilicata e Abruzzo. Stando ai soli investimenti preventivati dagli operatori, nel 2018 il 36,33 delle unità abitative rimarrebbe scoperto rispetto alla banda ultralarga , e solo il 21,42 per cento sarebbe raggiunto da connettività FTTB/FTTH/FTTDP.

Dati Infratel

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
21 ott 2015
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