Italia, le responsabilità indirette delle diffamazioni anonime

Italia, le responsabilità indirette delle diffamazioni anonime

L'amministratore del portale online Nuovocadore.it è stato condannato per aver ospitato un commento anonimo ritenuto diffamatorio dall'ex-parlamentare Maurizio Paniz. Nonostante la rimozione e nonostante la natura non giornalistica del sito
L'amministratore del portale online Nuovocadore.it è stato condannato per aver ospitato un commento anonimo ritenuto diffamatorio dall'ex-parlamentare Maurizio Paniz. Nonostante la rimozione e nonostante la natura non giornalistica del sito

Matteo Gracis, l’amministratore del portale nuovocadore.it , dedicato alle notizie locali sull’omonimo territorio, è stato condannato per diffamazione nei confronti dell’ex parlamentare di Forza Italia Maurizio Paniz .

Il caso risale all’anno scorso, quando era stata formulata la denuncia per per un commento sottoscritto da un utente anonimo nascosto dietro lo pseudonimo SMARA in una sezione del sito dedicato alle discussioni dei lettori: in esso si definiva l’avv. ed ex onorevole Paniz come “una persona che usa la propria professionalità in maniera distorta con l’unico obiettivo di fare leggi ad personam per salvaguardare dalla galera chi ha il ruolo di pensare al bene del Paese e invece porta avanti solo degli interessi personali”.

Il commento era rimasto online dal 4 al 27 maggio, quando il gestore del forum aveva provveduto a rimuoverne – dopo 11 giorni esatti dalla richiesta di Paniz avvenuta semplicemente per email e non per raccomandata – la parte da lui ritenuta “presumibilmente diffamatoria”. Secondo lo stesso Paniz, tuttavia, non sarebbe stata eliminata la parte incriminata.

Il Giudice incaricato di decidere sul caso ha ora accolto la tesi dell’accusa e della parte civile e deciso che il commento dell’anonimo non rientrasse nella legittima critica politica ma fosse da considerare di “tenore offensivo”.

Inoltre non sembra essere valso in difesa di Gracis il fatto che Nuovocadore.it non sia una testata giornalistica, come si legge anche nell’avviso che campeggia in calce alla pagina e recita “in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.3.2001. Ciascun commento inserito nei post e nel forum viene lasciato dall’autore dello stesso accettandone ogni eventuale responsabilità civile e penale”. Non è apparentemente contato neanche il fatto che nel forum non fossero previsti sistemi di pre-approvazione dei commenti né altri sistemi che farebbero scattare la responsabilità dell’amministratore, chiamato infatti in causa solo perché proprietario del sito (fino al 2012, quanto Gracis ha costituito da ProdAction Srl che attualmente risulta proprietaria dello stesso).

Il Tribunale di Belluno, tuttavia, ha giudicato Matteo Gracis responsabile, nonostante queste precisazioni e nonostante non fosse autore del commento, scritto – appunto – da un utente nascosto dietro l’anonimato, che la Procura non è stata in grado di rintracciare nonostante l’imputato abbia sempre offerto la completa disponibilità a collaborare .

In Italia, insomma, sembra imporsi in via giudiziaria – senza bisogno di una legge sulla responsabilità degli autori sullo stile delle varie (bocciate) versioni di normative “ammazza-blog” – la linea dell’ex-deputato di Forza Italia, che ha già dimostrato di non aver paura di ricorrere alla denuncia contro le presunte diffamazioni online nei confronti del suo nome: l’ex-onorevole Paniz già nel 2012 aveva denunciato ed ottenuto ragione nei confronti del sito Vajont.info, da cui era riuscito ad ottenere la cancellazione di alcune frasi considerate lesive della sua reputazione ed una condanna per diffamazione dell’amministratore Tiziano Del Farra.

Matteo Gracis è stato condannato a pagare 200 euro di multa per diffamazione dell’onorevole Paniz, 5mila euro di risarcimento danni, 2mila per le spese di costituzione di parte civile, nonché il pagamento delle spese legali . Tutto questo se la sentenza dovesse essere confermata nei successivi gradi di giudizio, cui Gracis ha riferito di voler far ricorso.
Come ha scritto Gracis sulla sua pagina Facebook: “Non la comprendo ma accetto molto serenamente questa sentenza. So di essere nel giusto e farà valere i miei diritti per dimostrarlo. Ci si vede in appello e poi se serve in Cassazione, sempre comunque, a testa alta.”

Claudio Tamburrino

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 17 nov 2015
Link copiato negli appunti