WhatsApp isola Telegram

WhatsApp isola Telegram

L'app di messaggistica tratta i link alla piattaforma concorrente come fossero pericolosi: impossibile selezionarli o copiarli. Facebook, per il momento, non commenta
L'app di messaggistica tratta i link alla piattaforma concorrente come fossero pericolosi: impossibile selezionarli o copiarli. Facebook, per il momento, non commenta

Il testo è visibile nelle conversazioni fra gli utenti di WhatsApp, ma non viene trattato come se fosse un link: l’applicazione di messaggistica di Facebook gestisce gli URL che puntano ai domini dell’applicazione rivale come se fossero spam.

A rilevare per primi l’anomalia, sono alcuni utenti su Reddit: la condivisione di URL afferenti a diversi TLD per “telegram” risulta in una stringa non linkata, impossibile da copiare, così da scoraggiare l’interazione, come se si trattasse di un URL non sicuro. WhatsApp filtra i domini Telegram.me e Telegram.org , punto di riferimento dall’app di messaggistica, ma anche Telegram.com , sito di informazione locale del Massachusetts.

I responsabili di Telegram, consultati da The Verge , si sono detti informati del problema: i filtri sembrano essere stati implementati con un aggiornamento non notificato alla versione 2.12.367 per dispositivi Android, che deve ancora raggiungere tutti gli utenti, e al momento non risultano attivi per la versione iOS e desktop dell’app. “Di solito, dopo la sollevazione dei media, FB fa marcia indietro e incolpa il proprio sistema di filtri intelligenti – ha commentato un portavoce dell’app bloccata – Ci aspettiamo che succeda anche questa volta”.

Non è per ora dato sapere se i mancati link a Telegram siano frutto di una scelta o siano da attribuire ad un bug. Certo Facebook ha spesso mostrato una certa discrezionalità nel selezionare quali contenuti esterni siano condivisibili e linkabili: è recente il caso del blocco degli URL del social network Tsu, il cui sistema di spartizione dei guadagni sulla base della popolarità è ritenuto da Facebook un incentivo allo spam, mentre risale al 2010 il controverso blocco di social network parodistici e di URL che puntavano a The Pirate Bay.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
1 dic 2015
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