Google, occhio ad Oculus

Google, occhio ad Oculus

Mountain View guarda con più determinazione alla realtà virtuale ed istituisce una divisione ad hoc per andare oltre Cardboard
Mountain View guarda con più determinazione alla realtà virtuale ed istituisce una divisione ad hoc per andare oltre Cardboard

Google sta formando una divisione al suo interno per occuparsi di realtà virtuale .

In realtà Google aveva già trovato il suo modo per operare nel settore, anche se era il modo meno costoso possibile: Cardboard, il suo sistema di cartone per la fruizione della realtà virtuale ed a cui ha già legato diverse versioni dei suoi servizi .

D’altra parte, nel frattempo, il settore della realtà virtuale ha ricevuto sempre maggiori manifestazioni di interesse da parte dei concorrenti diretti di Mountain View: in prima fila resta Facebook, con Oculus , ma anche Microsoft sta continuando ad investire ad una sua idea per utilizzare ologrammi integrandoli alla realtà circostante. Apple ha acquisito una serie di startup, tra cui PrimeSense, specializzata in 3D, Polar Rose e Faceshift, specializzate nel motion capture e Metaio, che lavora con la realtà aumentata, e Samsung ha già presentato il suo Gear VR, basato sempre su Oculus.

Google, oltre all’investimento nella startup Magic Leap che offre una nuova esperienza videoludica in realtà aumentata, ha deciso ora di concentrarsi maggiormente nel settore nel quale stava rischiando di restare staccata dalla concorrenza: sia perché la realtà virtuale potrebbe essere uno degli argomenti caldi del prossimo futuro, sia perché rappresenta uno degli sviluppi dell’industria dei contenuti che YouTube non può permettersi di lasciarsi sfuggire.

Nella nuova divisione occuperanno un ruolo di vertice il CEO Sundar Pichai e Caly Bavor , vicepresidente alla gestione dei prodotti che finora ha guidato le app di Google come Gmail, Drive e Docs nonché proprio il progetto Cardboard. Nella ristrutturazione aziendale la senior vice presidente Diane Greene assumerà un ruolo di maggiore responsabilità in relazione alle app.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 13 gen 2016
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